Ex chiesa del Carmine, una mostra e un convegno prima della riqualificazione

L’ex chiesa del Carmine rappresenta uno dei numerosi monumenti italiani che, dismessa la fruizione originaria, ha subito gli eventi della storia e purtroppo la trascuratezza dell’uomo. Dal periodo napoleonico ad oggi, l’edificio è stato destinato a numerose funzioni: ospedale militare, mattatoio, deposito di materiale di generi vari, autofficina, ecc. Ognuno di questi usi ha ovviamente attivato una serie di modifiche alla fabbrica originale, innescando un duplice processo di degrado: quello causato dall’impropria utilizzazione e la trascurata manutenzione delle parti storiche che, evidentemente, non erano consone alle nuove destinazioni d’uso. La mostra illustra il percorso compiuto per la progettazione del restauro, consolidamento e adeguamento funzionale della fabbrica dell’ex Carmine. L’attività progettuale è stata divisa in quattro sezioni: Rilievo – Restauro – Consolidamento – Riuso.

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IL RILIEVO LASER SCANNER

L’impiego della tecnologia di rilievo laser scanner ha consentito significativi vantaggi sia durante le fasi di misurazione in sito, permettendo rilevamenti rapidi e completi anche in presenza di manufatti non raggiungibili da misurazioni di tipo diretto, sia sulla qualità dei prodotti forniti che raggiungono livelli di precisione e di completezza di informazioni non ottenibili con strumentazione tradizionale. Attraverso il rilevamento laser scanner sono state  elaborate riproduzioni bidimensionali necessari per la stesura del progetto acquisendo una densità d’informazioni geometriche non raggiungibile, in tempi ragionevoli, con nessun metodo di rilevamento di tipo tradizionale.

Inoltre tale tecnica di rilievo ha consentito di compenetrare tra loro quelle che sono da sempre le perplessità dei rilevatori e dei conservatori – restauratori, ovvero l’interpretazione critica dell’oggetto in funzione delle diverse sensibilità maturate dai singoli e i metodi di rappresentazione grafica, quasi sempre, frutto di un giudizio soggettivo e, di conseguenza interpretativo, mancando necessariamente  l’oggettività. Queste sensazioni, spesso involontarie, di chi esegue il rilievo e la sua restituzione, diventano automaticamente superate utilizzando la tecnica del laser scanner, dove la rappresentazione è oggettiva e dove il livello di rappresentazione è contemporaneamente fotografico in forma ortogonale e geometricamente corretto.

 

PROGETTO DI RESTAURO

Il progetto di restauro è stato preceduto dal progetto diagnostico, il quale ha contemplato al suo interno, tutte le analisi necessarie alla conoscenza della fabbrica dell’ex chiesa del Carmine. Lo staff interdisciplinare che ha formulato la fase conoscitiva ha proposto delle diagnostiche integrate, in grado cioè di soddisfare le esigenze di più discipline e, contemporaneamente, verificare la loro validità nel contesto multidisciplinare con cui si è impostato il progetto diagnostico. Sulla base delle indagini diagnostiche sono state eseguite le mappature di tutti i prospetti interni ed esterni. Le diverse superfici interne ed esterne hanno altresì interessato una nutrita serie di schede  di diagnosi e di restauro, dove ogni singola superficie è stata analizzata in tutte le sue parti componenti. Le analisi preventive eseguite sui materiali costituenti e le tecniche utilizzate per la costruzione delle murature e dei paramenti decorativi e a stucco, hanno consentito di formulare precise metodologie di intervento sulle varie parti costituenti l’edificio del Carmine in modo puntuale. Tra le scelte formulate sono comprese quelle che riguardano la ricostituzione dei paramenti a mattone esterni, comprensivi di tutti i pezzi speciali, come per esempio gli archetti pensili trilobati dei vari sottogronda della navata maggiore e di quelle minori, così come i vari elementi in cotto dei cornicioni delle singole cappelle interne tra cui la sala così detta quadrata.

Le scelte progettuali sono la diretta conseguenza dell’apparato diagnostico che si è evidenziato durante la fase preliminare. Il progetto di restauro recepisce l’insieme delle notizie storiche, dei risultati sulle parti architettoniche, strutturali e decorative dell’ex chiesa del Carmine e, senza nulla inventare, determina delle scelte conservative rispettose della conformazione dell’intero monumento. Gli interventi sono numerosi: si è voluto restituire significato all’archetipo definito cleristorio, con la demolizione delle tamponature che l’avevano reso buio, restituendo la luce da cui deriva la denominazione; si è voluto il recupero delle due porte minori sul prospetto principale, così come il ripristino degli occhi delle due testate sinistra e destra del presbiterio, oltre a quello della zona absidale. Quest’ultimo è più complesso degli altri, perché assoggettato a modificazioni plurime: dopo un iniziale tamponamento è stato interessato da un corpus pittorico interno,  sicuramente da conservare. Pertanto l’eliminazione della tamponatura riguarda solamente la porzione esterna dell’occhio absidale, lasciando inalterato lo spessore murario che sostiene il paramento dipinto. Sono previste altresì la demolizione delle tamponature del finestrone del prospetto principale collocato sotto il timpano, l’altro finestrone nella zona absidale sopra l’occhio precedentemente descritto e alcune tamponature interne, tra cui quella in corrispondenza del transetto di destra, dove è ancora visibile un modesto scorcio della superficie perimetrale esterna del XIV secolo. Tra gli elementi con maggiore livello di criticità e che necessitano interventi di restauro mirati si evidenziano:

– gli infissi attualmente mancanti o fortemente degradati, per i quali si prevede la sostituzione o il restauro, con le modalità indicate nell’esemplificativo abaco degli interventi. Da evidenziare i serramenti da inserire a seguito del recupero delle bucature originali, come i tre ingressi sul prospetto principale e le finestre del cleristorio;

– la scalinata di accesso sul prospetto principale, presente nei secoli passati ed oggi totalmente mancante, da inserire ex-novo in Granito di Montorfano rosato, come la restante parte del paramento lapideo della facciata;

– la pavimentazione interna, attualmente composta solo da uno spesso strato di terriccio e ciottoli, da eseguirsi in pianelle in cotto, cromaticamente caratterizzata dal colore tipico dell’argilla poco cotta, come ben evidente nei lacerti ancora esistenti dai quali è possibile trarre le forme delle singole mattonelle.

– Il delicato recupero dell’intero corpus  a stucco e di quello pittorico, eseguiti tra il XVI e XVIII secolo, da autori diversi, come testimoniato dai documenti ritrovati negli archivi.

– il consolidamento e restauro delle volte e dei costoloni che le definiscono nelle multiformi fogge e forme caratterizzanti i diversi secoli cui appartengono.

Sono solo alcune dei molteplici intereventi cui sarà sottoposto l’intero monumento nei prossimi mesi.

 

CONSOLIDAMENTO

Il progetto di consolidamento strutturale è iniziato con una nutrita serie di prove diagnostiche sull’intero edificio propedeutiche alla conoscenza dello stesso. Tra le molteplici analisi svolte vengono citate le più rappresentative come: la valutazione delle murature attraverso prove con martinetti piatti, le indagini soniche, lo Shave test, il georadar sulle fondazioni e sulle murature abbinato a prove con videoendoscopio, il test Masw multicanale per la determinazione della tipologia di suolo sismico, l’analisi metodologica per la determinazione delle specie lignee eseguita su travi e capriate, i rilievi delle criticità e fessurazioni delle murature e delle strutture lignee, le indagini resistografiche, i sondaggi fondazionali, ecc. A queste è seguita la valutazione della vulnerabilità sismica dell’intero edificio del Carmine. Tale documento normativo ha lo scopo di definire i criteri per valutare la sicurezza sismica di un manufatto tutelato, in relazione ad un percorso di conoscenza della fabbrica, capace di comprenderne ed interpretarne la storia costruttiva, e per definire gli interventi di miglioramento tenendo conto delle esigenze di tutela e conservazione del manufatto. Tali criteri si riferiscono a quanto contenuto nel DM 14 gennaio 2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni” (NTC/2008), in relazione alle esigenze e peculiarità del patrimonio culturale, intervenendo con opere di riparazione e miglioramento. L'intervento sulle strutture della Ex Chiesa del Carmine di Piacenza è stato progettato con il duplice obiettivo di risolvere le criticità strutturali che caratterizzano il manufatto e al tempo stesso migliorare il suo comportamento nei confronti dell'azione sismica di riferimento. L’intervento è in primo luogo volto alla conservazione della configurazione originale del manufatto, sia in termini di conservazione dei materiali che in termini di funzionamento strutturale. Le tecniche di intervento risultano compatibili con i criteri della conservazione e sono poco invasive, determinando trasformazioni non permanenti per la costruzione.

L’intervento di miglioramento sismico è stato definito con riguardo alle indicazioni fornite nel capitolo 6 della Direttiva PCM del 9 febbraio 2011 “Linee Guida per la valutazione e riduzione del rischio sismico del patrimonio culturale allineate alle nuove Norme Tecniche per le Costruzioni (DM 14 gennaio 2008)” (G.U. n. 47 del 26 febbraio 2011, S.O. n.54, Linee Guida nel seguito), in relazione ai criteri per il miglioramento sismico ed alle tecniche di intervento. La valutazione complessiva della sicurezza sismica del manufatto eseguita secondo i principi dell'analisi cinematica non lineare ha evidenziato criticità puntuali che possono essere risolte con interventi localizzati.

L’intervento previsto è rappresentato dettagliatamente nelle tavole di progetto; gli interventi sono eseguiti  in corrispondenza dei seguenti elementi :

– Copertura

– Volte

– Strutture in elevazione

– Strutture di fondazione

Tra gli interventi in copertura sono da annoverare i consolidamenti, di vario tipo delle strutture lignee, il miglioramento dell’appoggio delle travi, attraverso un cordolo reticolare in acciaio. L’ intervento sulle volte prevede un intervento di consolidamento eseguito con fasce bidirezionali in fibra di carbonio ad alta resistenza,disposte parallelamente alla linea di imposta  in funzione dell'entità e della natura del dissesto. Ancora sono previste sostruzioni murarie, iniezioni di malta specialistica, inserimento di tiranti e  “connessioni strutturali” realizzate con corde in fibre unidirezionali di basalto da inserire all’interno di fori preventivamente eseguiti all’interno delle murature. Sono ancora previste operazioni di messa in opera di tessuto bidirezionale in fibra di carbonio ad alta resistenza per contrastare il meccanismo di estroflessione in atto nella navata laterale destra. Per quanto riguarda le fondazioni sono previsti cordoli di vario genere a rinforzo delle parti.