“Da tempo abbiamo perso il contatto col territorio. I recenti referendum sulle fusioni tra Comuni ne sono l'ultima testimonianza. Soprattutto ci stiamo allontanando dalla gente, pensando di poter decidere in autonomia anche senza un confronto sui temi. Oggi la politica è questo. Non esiste più attività di partito, ma una sintesi effettuata per tutti dalla segreteria in carica. Manca il processo partecipato di coinvolgimento sui temi per scelta della nuova classe dirigente. La domanda che voglio porvi è: è giusto tutto questo?”. Così Elisabetta Rapetti, referente di Oltre le Correnti, interroga il Pd e propone ai suoi colleghi di invertire la marcia.
IL COMUNICATO DI ELISABETTA RAPETTI (OLTRE LE CORRENTI)
Il Partito Democratico è chiamato ad affrontare una nuova sfida. Forse una delle più importanti che si sono presentate in questi anni. Una sfida che ci costringe a guardare avanti, stando però ben attenti a non dimenticare la “storia”, la nostra storia. E’ da qui che voglio partire. Nell'autunno 2013, come "Oltre Le Correnti", abbiamo partecipato al Congresso provinciale per la Segreteria Pd di Piacenza. Ci siamo presentati come gruppo di pensiero politico con l’ambizione di sostenere e aiutare un partito in crisi di partecipazione e stimoli. L’ambizione di coinvolgere il territorio, attraverso i circoli e gli iscritti. Il movimento 5stelle prima e poi lo stesso governo Renzi, (il nostro Segretario Nazionale), ha cambiato il modo di relazionarsi con l'elettorato, mettendo di fatto in crisi la struttura partito tradizionale. Tutto questo mentre l’onorevole Fabrizio Barca dava inizio a un percorso di sensibilizzazione dei circoli PD su tutto il territorio nazionale basato su partecipazione e progetti di crowdfunding.
Oggi la politica non può prescindere da questo processo di mutazione irreversibile che l’ha trasformata da “porta a porta” a mediatica. Ma se a livello nazionale, i vertici possono contare su potenti mezzi di informazione, a livello locale ne avvertiamo tutti i limiti. Gli elettori, oggi, non credono più nei partiti, tanto meno nei politici troppo spesso esempio di corruzione. Si sentono lontani dalle dinamiche di casa propria e scelgono la via del non voto o del non cambiamento. A livello locale sta succedendo la stessa cosa. Da tempo abbiamo perso il contatto col territorio. I recenti referendum sulle fusioni tra Comuni ne sono l'ultima testimonianza. Soprattutto ci stiamo allontanando dalla gente, pensando di poter decidere in autonomia anche senza un confronto sui temi. Oggi la politica è questo. Non esiste più attività di partito, ma una sintesi effettuata per tutti dalla segreteria in carica. Manca il processo partecipato di coinvolgimento sui temi per scelta della nuova classe dirigente. La domanda che voglio porvi è: è giusto tutto questo?
I tempi dettano altre modalità di comunicazione, ma noi insistiamo a ribadire che la politica deve restare sui temi più vicini alla gente. A nostro avviso anche se il Partito Democratico è giovane, occorrerebbe una modifica statutaria che cambiasse il Tessuto organizzativo e comunicativo del partito stesso. I circoli concepiti come una volta "la ditta” pur avendo fatto il loro tempo, restano l'ossatura del nostro partito. Non dimentichiamo, inoltre che il Pd si basa su un consenso di iscritti ai quali occorre restituire una dignità e possibilità di coinvolgimento a tutti i livelli.
Come fare dunque? Il 4 dicembre al referendum sulla modifica della Costituzione noi voteremo SI, perché ci troviamo di fronte a un momento di svolta importante, oltre che utile, per snellire la burocrazia e ridurre i costi della politica. In questo ci riconosciamo con la leadership del Pd, che partendo dalla modifica dell'art V, auspica di poter migliorare ed accelerare i processi legislativi utili alla ripresa del Paese.
La Costituzione continua a parlare di partiti , dicendo che "tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". Per questo noi proponiamo che qualcosa di nuovo possa essere riformato nello Statuto del PD, per dotarlo di strumenti più veloci , che arrivino alle persone e ne capiscano le reali esigenze.
Resterà vivo il problema di come formare la nuova classe dirigente. Ma l'Italia è anche una realtà ricca di impegno civico e di volontariato, rappresentata da autorevoli operatori che grazie alla loro serietà ed esperienza potranno ridare credibilità alla politica.
Ritengo che in questa fase, dove a qualsiasi livello vince il fronte del NO, occorre recuperare umiltà e competenze. L'intelligenza del popolo, col suo verdetto, vince anche i populismi più plateali, abbattendo tutti i freni che paralizzano la politica. Per questi motivi noi voteremo SI.