"In tema di sharing economy e dell'impulso innovativo dato al settore del turismo "il successo di Airbnb o Homeaway (con Tripping e Housetrip) presenta però oggi molte criticità, perché dette piattaforme mettono a disposizione del mercato moltissimi alloggi privati non in una prospettiva di mero scambio formulata in maniera innovativa e quindi complementare al mercato, ma con tariffe concorrenziali e metodi elusivi, che provocano forti contrasti, facendo assomigliare pericolosamente tutto il fenomeno ad una forma di concorrenza sleale nei confronti dell’offerta ricettiva regolare, alberghiera e non". Lo scrive Tommaso Foti (Fdi-An) in una interrogazione alla Giunta per sapere se la Regione sia a conoscenza di questo problema e se intenda integrare le norme della legge 16/2004 ("Disciplina delle strutture ricettive dirette all'ospitalità") con altre che specificamente si occupino della sharing economy.
Il consigliere, visto che “il Piano strategico del turismo elaborato a livello nazionale evidenzia a chiare lettere la necessità di definire un quadro normativo e regolamentare che contrasti efficacemente il fenomeno dell'abusivismo, così come si è fatto in altri Paesi”, chiede alla Giunta di sollecitare il Governo ad intervenire legislativamente al fine di “favorire un regime di concorrenza in materia, ma mai a discapito della legalità”. Per Foti “sempre di più le forme di sharing economy non risultano integrative del reddito, ma rappresentano vere e proprie attività economiche: le attività che propongono case in condivisione con i proprietari, infatti, non sono occasionali. A dimostrarlo il fatto che la maggiore parte di esse si riferisce ad alloggi disponibili per oltre sei mesi l'anno".
Inoltre, conclude il consigliere Fdi-An riprendendo la denuncia di Federalberghi, "non si tratterebbe di vere esperienze di alloggi condivisi: il 70,2% degli annunci pubblicati su Airbnb riguarda l'affitto di interi appartamenti abitati da nessuno”.