“I produttori dell’Emilia Romagna hanno perso più di 70 milioni di euro per il crollo dei prezzi del grano diminuiti rispetto allo scorso anno (il 43% per il grano duro e il 19% per il tenero), senza che questo abbia portato benefici ai consumatori”. Lo scrive Tommaso Foti (Fdi-An) in una risoluzione per chiedere alla Giunta di tutelare gli occupati nel settore, le produzioni agricole regionali e la qualità del made in Italy, messi a rischio dal ribasso dei prezzi del grano e dall’invasione di prodotto straniero che, a volte, risulta di scarsa qualità e privo di controlli.
Il consigliere chiede anche che le competenti autorità “intensifichino i controlli fitosanitari sulle importazioni di grano dall’estero, in particolare da Paesi extracomunitari quali l’Ucraina (ove sono utilizzati prodotti e fitosanitari vietati da anni in Italia e in Europa), e ciò al fine di una maggiore tutela della salute dei consumatori”.
Nel documento, il consigliere chiede infine di rendere “obbligatoria l‘indicazione in etichetta della provenienza geografica del grano utilizzato per la realizzazione di pane e pasta, lasciando così ai consumatori la libertà e l’opportunità di scegliere consapevolmente quali prodotti consumare e di premiare quindi la qualità del prodotto made in Italy”. Per Foti “la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano impiegato nella produzione è un problema che incide notevolmente sulla crisi del settore. Appare pertanto indispensabile mettere in atto misure adeguate che tutelino sia i produttori sia i consumatori e che consentano di restituire un futuro al grano italiano, in particolare: l’obbligo di indicare in etichetta l’origine della materia prima utilizzata nella pasta e nei derivati/trasformati; l’indicazione della data di raccolta; il divieto di utilizzare un prodotto extracomunitario oltre i 18 mesi dalla data di raccolta e di fermare le importazioni selvagge a dazio zero”.