Minori non accompagnati: “La Regione non condivide quanto fatto da Cugini”

Il problema della consistenza presenza in Emilia Romagna di minori stranieri non accompagnati, non richiedenti protezione internazionale, la cui presa in carico, per quel che riguarda le spese, è affidata ai Comuni in cui risiedono e, in particolare, la situazione “al collasso” del Comune di Piacenza sono al centro di un’interrogazione a risposta immediata in Aula di Tommaso Foti (Fdi-An).

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Il consigliere cita il ‘caso’ dell’assessore al welfare dell’amministrazione piacentina che, nei giorni scorsi, avrebbe “tentato in due occasioni, invano, di riconsegnare alcuni minori stranieri albanesi al consolato del loro Paese a Milano”. Al di là della spettacolarizzazione del gesto e della sua “inutilità quando non della sua illiceità”- sottolinea- rimane il fatto che circa un quarto dei minori stranieri non accompagnati presenti in Emilia-Romagna (840 al 30 aprile 2016), per la maggior parte albanesi, ma anche provenienti da Egitto, Gambia e Eritrea, è assistito dal Comune di Piacenza, per un costo di mantenimento pro capite di 100 euro, a fronte di un rimborso da parte del ministero dell’Interno di 40 euro.

Foti propende per l’esistenza di “un vero e proprio racket che opera a tempo pieno per portare e abbandonare nella nostra regione” questi minori, per la stragrande maggioranza di un’età compresa tra i 15 e i 17 anni, secondo stime nazionali.

Di qui, la richiesta di una valutazione sull’iniziativa dell’assessore piacentino e la sollecitazione ad assumere iniziative per risolvere una situazione che ha “superato ogni limite di sopportabilità”.

Il fenomeno di questi flussi di minori che arrivano nella nostra regione e che non hanno nulla a che vedere con i minori che arrivano con i barconi “va contrastato”. E’ l’opinione di Elisabetta Gualminiassessore alle Politiche del welfare, che, rispondendo a Foti, conferma che il mantenimento di questi minori stranieri “è di competenza dei servizi sociali dei Comuni che si devono far carico della loro accoglienza anche se comporta oneri cospicui”.

Tre le azioni messe in atto- spiega l’assessore- in primo luogo, quella di riunire in un tavolo di lavoro sul tema i sindaci e gli assessori dei Comuni capoluogo, in secondo luogo, quella di coinvolgere Prefetture e Questure e infine quella di fare appello ai ministeri competenti, ma- afferma- “non sono soddisfatta dei risultati ottenuti”. L’obiettivo, in sintesi, sarà quello di coinvolgere i soggetti che gestiscono i rapporti internazionali, con la prospettiva di una missione in Albania, portando il problema anche in Conferenza Stato-Regioni insieme alle altre due Regioni, Lombardia e Toscana, interessate in particolare, con l’Emilia-Romagna, dalla presenza di minori albanesi, per “mettere un freno a un fenomeno non più accettabile”, anche se “ci sono dubbi sulle competenze delle Regioni a fermare il fenomeno”.

“La Regione- afferma infine Gualmini- non avalla né ha sollecitato l’operato dell’assessore piacentino” anche se conosciamo la “sofferenza” della locale amministrazione, è tuttavia evidente che se i minori arrivano è compito del Comune farsene carico.

Foti, in sede di replica, afferma di “apprezzare il fatto che l’assessore regionale non condivida l’iniziativa dell’assessore piacentino” e ribadisce che “non c’è dubbio che per fronteggiare questo fenomeno serva un impegno internazionale, ma il problema- sottolinea- va risolto in chiave politica e vanno coinvolti più ministeri, non solo quello del Welfare, ma anche da quello della Giustizia e degli Interni anche sul piano economico, oltre alla Conferenza Stato-Region”. Sì di Foti, quindi, a una “forte azione politico-istituzionale” e a “fare pressioni sull’Albania”.