Il 27 agosto 2014 i carabinieri di Fiorenzuola intervennero al Bar Italia di Gropparello su richiesta dei vigili del fuoco. Intorno alle 3 di notte, infatti, l’antifurto iniziò a suonare e al loro arrivo le guardie giurate trovarono la porta di ingresso aperta e nel locale un penetrante odore di gas. A quel punto i vigilanti contattarono i vigili del fuoco che una volta all’interno del bar trovarono due bombole di gpl e un fornelletto da campeggio con la fiamma accesa. Ancora qualche minuto e sarebbe potuta essere una strage, considerando gli appartamenti abitati ai piani superiori: gli ambienti erano già saturi all’80 per cento. Nessun dubbio, qualcuno aveva deciso di far saltare in aria il bar, motivo per cui furono chiamati i carabinieri. I militari diedero subito il via alle indagini scoprendo innanzitutto che poco tempo prima il titolare aveva intascato una notevole cifra dalle assicurazioni a causa dell’incendio del condizionatore. Coincidenza? I militari decisero comunque di partire proprio da lì e misero sotto controllo il telefono cellulare del gestore. L’intuizione si rivelò esatta.
Poco tempo dopo, infatti, il proprietario del bar, il 46enne A. M., contattò telefonicamente G. C., pluripregiudicato di 37 anni di origini sarde: “Ma scusa, ti sei preso anche il decoder di Sky?”. Risposta: “Sì, e l’ho già rivenduto”. Cosa intendeva dire? Altre informazioni arrivarono da telefonate successive, come quella intrattenuta dopo uno dei primi interrogatori al titolare: “Ti hanno chiesto anche della cocaina per caso?”. “No, di quella non sanno niente”. Insomma, i due si conoscevano e il loro rapporto non sembrava di certo consistere in settimanali partite di calcetto o cene al ristorante.
A quel i carabinieri decisero di andare a fondo della questione cogliendo nel segno: scoprirono che il telefono del sardo si era agganciato alla cella di Gropparello proprio la notte del 27 agosto, in altre parole il 37enne era lì. A quel punto il titolare del bar fu portato di nuovo in caserma e interrogato e alla domanda di spiegare la provenienza di bombole e fornelletto rispose: “Sì, ho acquistato tutto io ma perché avevo in programma una grigliata tra amici”.
Come si suol dire ‘la fortuna aiuta gli audaci’ ed è proprio questo il caso. Il negoziante che vendette il materiale al 46enne venne ascoltato a sua volta e rivelò agli inquirenti un dettaglio inquietante: il proprietario del locale acquistò in quel frangente anche un paio di guanti in lattice e al termine della spesa gli disse: “Se vengono i carabinieri non dire che ho comprato anche i guanti”. Un po’ troppa prudenza per un barbecue. Morale, nei giorni scorsi il gestore e l'amico sono stati raggiunti da una notifica di fine indagine e si ritrovano ora accusati di tentato incendio aggravato.
Con ogni probabilità il titolare del bar, che in effetti si trovava in difficoltà economiche, aveva arruolato il 37enne proprio per dare fuoco al bar e intascare i soldi dell’assicurazione: una cifra importante considerato che il massimale si aggirava intorno a 1 milione di euro. Per motivi ancora sconosciuti, però, il complice incaricato di commettere il reato lasciò l’antifurto acceso attirando così le guardie giurate e mandando all’aria i piani. Ancora da capire cosa avrebbe guadagnato il 37enne da questa commissione.
“Un’indagine brillante – spiega il comandante della compagnia dei carabinieri di Fiorenzuola Emanuele Leuzzi – portata avanti sia grazie alle più moderne tecnologie sia a una profonda conoscenza del territorio”.
Il bar Italia di Gropparello oggi ha cambiato gestione.