Consiglieri presenti 27, favorevoli 13, contrari 10, astenuti 3, un non votante: il consiglio approva. Discussione fiume – e sicuramente non prevista – in consiglio comunale quest’oggi, lunedì 18 gennaio, intorno alla mozione presentata dalle consigliere Maria Lucia Girometta, Laura Rapacioli, Miriam Bisagni e Sandra Ponzini per “evitare sui bus cittadini e sugli spazi dedicati alle pubbliche affissioni di pubblicità offensiva della dignità delle donne e dotarsi di regole in materia”. Una mozione che ha infiammato gli animi, in modo trasversale tra gli schieramenti e che alla fine, un po' a sorpresa è passata.
Sandra Ponzini, tra le firmatarie, l’ha giustificata con queste parole: “In occasione dell’8 marzo scorso, in Commissione delle elette, ho presentato la proposta. Perché è una pubblicità discriminatoria, visto che il corpo delle donne viene utilizzato per pubblicizzare ogni articolo si ha un uso distorto e uno svilimento. Non vogliamo mettere in discussione la donna in bikini o in costume, se deve pubblicizzare biancheria intima. Ma regolamentare l’utilizzo del corpo per prodotti che con le donne non hanno niente a che fare”.
L’assessore Giulia Piroli ha risposto a queste richieste in modo positivo: “La pubblicità sessista va combattuta. E’ inaccettabile che ogni prodotto venga veicolato attraverso il corpo delle donne. Sono stereotipi ricorrenti che impoveriscono la nostra cultura. La dignità della donna va difesa, quindi in merito a questa mozione ci sono stati protocolli nazionali e, dopo aver proceduto a verifiche, lo strumento adatto per intervenire sarebbe cambiare l’attuale regolamento che disciplina le affissioni pubblicitarie (del 2014). Quindi è intenzione apportare una modifica a tale regolamento, per intervenire direttamente, in questo modo verrebbero monitorate le pubblicità su cartelloni fissi che su taxi e bus cittadini. Il parere è quindi positivo”.
Molto critico, invece il consigliere Guglielmo Zucconi del gruppo Misto: “Chi è protagonista di queste pubblicità? Le donne. Ve le cantate e ve le suonate. E’ una censura da paesi arabi. Volete forse che le donne facciano le pubblicità con sopra il burqa? Sui pullman no, invece sulla tv e sui giornali sì? E sugli alimenti? Credo che sia una mozione che non ha niente a che fare con la politica. Siamo una società libera, anche di sbagliare ed essere volgare ma fa parte del progresso. Queste sono proposte da Ayatollah, mi sembra proprio una piccola battaglia di retroguardia che non ci meritiamo, perché in Italia il rispetto delle donne credo sia abbastanza, almeno, riconosciuto. Senza contare quelle donne che si spogliano per fare carriera. In più, il brutto è che per parlare di certe cose ci pagano”.
Il consigliere del Pdl, Marco Tassi, si è invece espresso negativamente: “La mozione è irricevibile. Perché è una questione che non riguarda noi, ma le agenzie di pubblicità. E chi si rivolge a queste aziende viene pagata per le proprie nudità e le consigliere dovranno fare le moralizzatrici con queste agenzie o queste persone che si spogliano. La pubblicità, se poi viene pubblicata, vuol dire che ha passato la censura vietata ai minori. E’ una mozione populista, però il consiglio comunale non è competente, perché le pubblicità che vengono affisse sono già passate attraverso la legge vigente”.
Anche Tommaso Foti, di Fratelli d’Italia è stato molto critico: “Per via del regolamento e chi dovrebbe garantire la legalità di cosa si vota, il sindaco è incompetente sul punto. Non dovrebbe neanche essere discussa. Abbiamo già un regolamento per affissioni pubblicitaria, un bando di gara per affidare a società esterna, norme messe nel bando e che costituiscono l’elemento contrattuale. Come può intervenire, quindi, l’amministrazione comunale? E poi, c’è una differenza tra ciò che è arte e ciò che non è arte. Avete mai visto, voi consigliere, il calendario Pirelli? Notoriamente di nudi di donne. Ed è ritenuto uno dei calendari più belli dal punto di vista artistico. Ma il tema poi mi sembra datato di due secoli, perché il primo calendario vintage Getty del 1890, affrontava il tema della donna nella pubblicità. Ora, poi, non vedo questo problema solo nella sfera femminile. Per esempio con due donne lesbiche, o con omosessuali. Ma la logica pubblicitaria, non dimentichiamolo, è di fare scandalo”.
Gli altri interventi:
Massimo Polledri della Lega Nord: “Il corpo della donna da una parte, dall’altro lo stereotipi. Oltre al senso del pudore e alla violenza. Sono capisaldi che difficilmente riescono a rimanere insieme. Questa proposta sulla pubblicità mi sembra molto da anni settanta, abbastanza ‘boldriniana’ (in riferimento al presidente della Camera, Laura Boldrini, ndr). Però è anche una visione un po’ iconoclasta. Però se non vogliamo utilizzare il corpo della donna per le pubblicità, non dobbiamo farlo neanche con l’utero in affitto. Dobbiamo dire, ancora, che una pratica razzista e neocolonialista come questa non dovrebbe essere legale.
Barbara Tarquini, del Movimento 5 Stelle: “Dal punto di vista del messaggio politico-culturale in molti siamo d’accordo che il corpo delle donne, spesso, è sovraesposto. Può essere gradevole o no, però nessuno le ha costrette. Che ci siano pubblicità con messaggi a sfondo sessuale, sicuramente, ma quando viene esposto un bel corpo di un bell’uomo lasci indifferente noi donne. La differenza, senza banalizzare, che il corpo della donna negli ultimi tempi è oggetto di violenza. Ma a Piacenza non possiamo pensare che vengano proibite delle pubblicità, visto che si entra in un confine artistico e di espressione molto labile e di difficile definizione. Quando poi vediamo queste pubblicità in tv, sui giornali, su internet, senza freni”.
Carlo Pallavicini della Sinistra per Piacenza: “Sono a favore, perché – al di là dei moralismi – ritengo che l’immagine stereotipata della donna in certe pubblicità è meschino e di assoggettamento all’uomo, nato con la diffusione delle religioni monoteiste. Non sono contro le modelle, però incentivare un unico modello di donna non fa altro che incentivare un approccio sbagliato da parte del maschio eterosessuale. L’85% delle violenze sulle donne, vorrei ricordare, è perpetrato da italiani, uomini e occidentali. Credo, insomma, che sia un piccolo passo per arrivare ad affrontare il grande problema di genere nel nostro paese che è lo stupro”.
Paolo Garetti, lista ‘Sveglia’: “Stiamo perdendo tempo su una mozione del genere, rispetto ad altri dibattiti più importanti e che interessano le tasche dei cittadini. Sono richieste ideologiche che, ritengo, non siano accettabili da un consiglio comunale”.
Andrea Tagliaferri del Pd: “Per galateo voterò a favore, però stiamo impegnando troppo tempo a parlare del sesso degli angeli. Perché dobbiamo avere la possibilità di discutere anche di temi più importanti”.
Laura Rapacioli del Pd: “Che correlazione c’è tra pannello solare, un’auto o quant’altro con un corpo mezzo nudo di una donna? Vi domando solo questo. Noi non vogliamo che venga data un’immagine sbagliata della donna, visto che in questo modo può portare al non rispetto e ad altre conseguenze spiacevoli”.
Lucia Rocchi, Moderati: “Conosciamo il proverbio che la pubblicità è l’anima del commercio. Ma c’è differenza tra pubblicità e pubblicizzare. Per vendere bisognerebbe quindi far conoscere un prodotto, le sue qualità e le sue specifiche. Un tempo, tutto l’ambito sessuale era un tabù. Ora è la morte, non si può stare male, né essere malati e il sesso è diventato l’ambito della libertà e liberalizzazione in senso assoluto. Nessuno, infatti, si stupisce se per vendere un’auto si usa una donna, anzi un corpo: che sia maschile o femminile. Forse perché siamo in una società senza anima, senza spirito, in cui sono i corpi a valere. Io, comunque, mi asterrò, perché questa mozione non è adatta alla discussione di questo consiglio comunale”.
Maria Lucia Girometta, Forza Italia: “Non è giusto che la pubblicità si basi sul corpo delle donne. I pubblicitari si nascondono dietro alla scusa che il pubblico vuole questo. Ma non credo sia così. Sono a favore della mozione, anche come firmataria”.
Miriam Bisagni del Pd: “Siamo favorevoli, perché è una mozione per sottolineare una attenzione contro gli stereotipi di genere e immagini degradanti verso il corpo delle donne. E’ una mozione già approvata ai Comuni di Reggio Emilia, a Milano e a Roma”.