Le foibe furono “la realizzazione brutale di un piano di snazionalizzazione e di pulizia etnica, volto all'annientamento della cultura italiana, dell'arte italiana, della lingua italiana, della tradizione italiana”. Lo scrive Tommaso Foti (Fdi-An), introducendo una sua interrogazione alla Giunta nella quale sottolinea come "non si trattò, dunque, come per anni sostenuto da certa storiografia – partigiana in tutti i sensi – (della) reazione delle popolazioni slave alle presunte vessazioni subite dall'Italia”. Foti aggiunge che "ai profughi delle foibe arrivati in Italia non venne di certo riservata l'accoglienza che oggi si offre ad altri profughi, molti dei quali sedicenti”. In particolare, a Venezia, per i primi profughi che da Pola arrivarono su una nave, “ci furono sputi e fischi”.
Il consigliere afferma che dopo decenni di “ingiustificato quanto mortificante oblio”, la Repubblica italiana, come dispone l’articolo 1 della Legge 92/2004, riconosce il 10 febbraio quale ‘Giorno del ricordo’, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
Ricordando "quanto poco fatto dalla Regione nel 2015", Foti segnala come a confronto con altre date e celebrazioni sembri verificarsi “la difficoltà della Regione stessa a riconoscere una data e avvenimenti che, evidentemente, continuano a rappresentare un nervo scoperto per una sinistra che si ostina a non fare i conti con la propria storia”. Chiede, perciò, alla Giunta di promuovere un'iniziativa autonoma – almeno nel capoluogo di regione – "volta a degnamente celebrare il Giorno del ricordo, oltre a sostenere tutte quelle attività dirette a diffondere e valorizzare il patrimonio storico, culturale e politico della memoria del martirio e dell'esodo istriano, giuliano e dalmata".
TRENI, FOTI: “RENDERE ACCETTABILE LA PERCORRENZA DELLA TRATTA FIORENZUOLA D’ARDA-MILANO E VICEVERSA, SOPRATTUTTO PER I PENDOLARI"
“Appare auspicabile uno scambio d'orario di partenza tra il Milano-Bologna RV2285 delle 18.15(il treno più utilizzato dai pendolari piacentini) e il treno Milano Mantova RE2661 delle 18.20, la qual cosa consentirebbe di alleggerire il primo della presenza di molti dei pendolari che utilizzano le fermate poste in provincia di Lodi, con conseguente ed evidente beneficio – a costo zero – per i pendolari diretti in Emilia-Romagna. Tra le ore 19.15 e le ore 21.20 non è possibile utilizzare alcun treno in partenza da Milano con fermata a Fiorenzuola d'Arda”. Lo scrive Tommaso Foti (Fdi-An) in una risoluzione presentata all’Assemblea legislativa per chiedere alla Giunta di assumere ogni utile iniziativa utile "per poter rendere almeno accettabile la percorrenza della tratta ferroviaria Fiorenzuola d'Arda-Milano e viceversa, la qual cosa gioverebbe all'utenza tutta, a partire dai pendolari che, quotidianamente, devono subire le conseguenze".
“I treni provenienti dalla Regione Emilia-Romagna e diretti in Lombardia- rileva Foti- non godono mai di precedenza rispetto a quelli che transitano nel solo territorio lombardo, sicché per ogni emergenza che si verifichi a dovere attendere, e quindi ad accumulare ritardi, sono sempre e solo i primi". Inoltre, "le carrozze che compongono i treni nelle fasce orarie di punta (6-8 del mattino; 17-19 della sera) sono sistematicamente insufficienti per soddisfare l'utenza in direzione Fiorenzuola d'Arda-Milano e viceversa, anche in ragione del fatto che inspiegabilmente almeno due o tre carrozze risultano sempre chiuse”.