La prefettura di Piacenza è salva. Per ora. Così, di fatto, è stato deciso a Roma dopo un incontro tra il gruppo di parlamentari di maggioranza delle 23 aree interessate e il governo (ministri Angiolino Alfano e Marianna Madia) dal quale è emerso che “non esiste alcun elenco ufficiale delle prefetture che eventualmente dovrebbero chiudere”. Di fatto, il pericolo di chiusura di Palazzo Scotti da Vigoleno per ora è scongiurato. Tra i componenti c’è anche il deputato Pd Marco Bergonzi che esprime molta soddisfazione, ma che ne approfitta per lanciare una proposta di cui già si è iniziato a parlare nel gruppo in questi giorni: “Pensiamo a una riforma concreta delle prefetture”. Per il deputato democratico il momento è propizio dal momento che sono in corso dibattiti intorno al futuro delle prefetture stesse, ma anche delle questure, delle Province, senza contare il discorso che ruota intorno al concetto di area vasta. “Io sostengo che si debba rifiutare il concetto del toto-assetto del territorio e della “lotteria di chi perde qualcosa”. Il gruppo di lavoro di cui faccio parte continuerà a lavorare. E allora io penso che si debba cogliere questa occasione per pensare a una riforma delle prefetture facendo un ragionamento complessivo. Oggi l’ente ricopre funzioni che sono duplicate già da altri enti. Penso allora che si possano trasferire funzioni non primarie delle prefetture, ad esempio alle questure oppure viceversa: polizia amministrativa, circolazione stradale, contabilità. Si potrebbe ottenere una prefettura più snella. Quanto alle questure, dobbiamo allinearci agli standard europei. Circa il 40% dei poliziotti oggi è impegnato in compiti di ufficio. Sono troppi. Per rispondere a un bisogno di sicurezza bisognerebbe dirottare altri poliziotti sulle strade, magari quelli che si occupano delle funzioni che verrebbero trasferite dalle prefetture”. Per ora solo un ragionamento in embrione. “Ma io credo – conclude Bergonzi – che sia necessario guardarci dentro”.