Per una volta, il tam tam dei social ha preceduto le fonti ufficiali e a Monticelli, dove da lunedì si sono insediati in due distinti appartamenti 9 richiedenti asilo nigeriani provenienti dal Petit Hotel, nella giornata di ieri è scoppiato un caos di cifre. Cittadini preoccupati e attenti a quanto accade all’interno della propria comunità, hanno contribuito ad allargare il fronte dell'allarmismo pubblicando foto delle strutture messe a disposizione per l’accoglienza, e arrivando a contare, nella peggiore delle ipotesi, fino a 30 profughi sul territorio comunale. E’ servito dunque un riscontro oculare per riportare la situazione alla normalità, anche se, inutile nasconderlo, a farne le spese ancora una volta in questa prima a fase della gestione dell'emergenza sono i sindaci, come Michele Sfriso, primo cittadino di Monticelli, avvisato dell’arrivo dei 9 solo a giochi ormai fatti. "Comprendiamo la necessità di aiutare persone in difficoltà e ciò è doveroso, visto le terre da cui provengono gli stranieri. Per rispetto però della popolazione e delle istituzioni coinvolte ci saremmo aspettati che la prefettura ci avvertisse in anticipo, non come sempre a cose fatte" ha sottolineato il sindaco che ha rimarcato la "dannosa campagna denigratoria della Lega Nord che contribuisce ad alimentare paura nella popolazione".
Ad accogliere i beneficiari all’arrivo lunedi, così come nella giornata di ieri, erano presenti sul posto gli operatori del Gus (Gruppo Umana Solidarietà), l’associazione probabilmente meno conosciuta tra quelle che hanno vinto l’ultimo bando emanato dalla Prefettura per gestire l’accoglienza e che grazie allo psicologo piacentino Stefano Bazzoni, ora coordinatore provinciale del progetto, ha deciso di estendere il proprio operato sul nostro territorio. “La nostra è una realtà che nasce come associazione di volontariato nel 1993, nel nome di Guido Puletti, giornalista ucciso in un agguato in Bosnia mentre portava aiuti alle popolazioni martoriate dal conflitto serbo-bosniaco" – spiega il referente Diego Baleani, da poco giunto a Piacenza per portare la sua esperienza nell'ambito dell'accoglienza. "Dopo l’impegno sul fronte jugoslavo, negli anni ’90 sono stati avviati anche progetti di sostegno alle popolazioni colpite dal terremoto nel 1997 in Umbria e nelle Marche, con l’attivazione di centri di ascolto e supporto psicologico per le famiglie in difficoltà. E contestualmente, da ormai 15 anni a questa parte, ci occupiamo di richiedenti protezione internazionale con progetti di integrazione sociale che prevedono l’erogazione di vitto e alloggio, ma anche progetti di inserimento lavorativo con tirocini formativi e corsi di italiano, oltre all’accompagnamento sanitario, al supporto psicologico e alla tutela legale”.
Stesso protocollo avviato da meno di un mese qui nella provincia di Piacenza dove uno dei principali problemi – almeno in linea di principio – riguarda proprio la difficoltà di veicolare la propria missione all’interno di una comunità nuova, che non ha mai avuto contatti con una realtà simile: “Vogliamo mostrare grande apertura nei confronti della comunità del luogo qui a Monticelli – continua Baleani – e crediamo davvero che i nostri beneficiari possano contribuire al bene della comunità. Finora devo dire che, aldilà delle parole, dalla popolazione locale sono arrivati solo segnali positivi. Basti pensare che oggi un vicino di casa ci ha regalato le zucchine del suo orto per la cena”.
Ma a Monticelli non rimarranno solo in 9 perchè già nella giornata odierna è previsto un ulteriore arrivo di 5 profughi che andranno a stabilirsi in un’altra vicina struttura. “Con i 5 che arriveranno oggi si chiuderà la parentesi di Monticelli. Capisco l’apprensione, ma credo che l’arrivo di 14 persone in un Comune che conta più di 5mila abitanti non possa creare grande squilibrio nella popolazione. Certo, occorre fare un lavoro di integrazione di cui si faranno carico i nostri operatori, impegnati in tal senso dal primo giorno del loro arrivo”.