Il tipografo: l’arte dell’impronta-scritta

Cosa sarebbero i libri senza il tipografo? Sarebbero manoscritti. E, sebbene sembra una battuta, la storia ci insegna che i manoscritti avevano una circolazione ridotta e richiedevano il paziente lavoro degli amanuensi. Grazie, quindi, a Gutenberg che ha speso il suo tempo dedicandosi alla tipografia, anzi a inventare la stampa a caratteri mobili.

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Il tipografo, etimologicamente, ha radici greche e significa esattamente “impronta” e “scrittore” e produce testi stampati per la gioia di coloro che amano leggere romanzi, brochure, riviste, manuali tecnici e altro.

Molto probabilmente, mentre Gutenberg, assieme al banchiere Fust, metteva sul mercato il primo libro stampato – la Bibbia a 42 linee – i cinesi utilizzavano già tecniche simili di stampa, e non solo loro. Stampatori boemi, italiani e olandesi lavorano nella stessa direzione. Gutenberg, però, pubblicò il primo libro stampato e lo mise in vendita a Francoforte nel 1455.

Da allora, la storia della tipografia ha fatto passi da gigante e, oggi, la stampa digitale sta per aggiungere un nuovo e importante capitolo.

Per diventare tipografi bisogna studiare, c’è nulla da fare, e i corsi in tal senso non mancano. Stampare è un’arte, sostengono gli addetti, quindi, il tipografo è un artigiano con conoscenze e competenze di grafica. Una volta formati come tipografi, per aprire una tipografia, per esempio, si seguono gli stessi passi dell’apertura di una qualsiasi attività artigianale.

Buona fortuna, dunque, a chi vorrà cimentarsi nella secolare arte della tipografia!