Finte chiusure aziedali per gli sgravi del Jobs Act. Bricchi: “Massimo rigore”

I primi effetti positivi del Jobs Atc, soprattutto in termini occupazionali, stanno diventando visibili anche nel Piacentino: aumentano i contratti di assunzione a tempo indeterminato come non accadeva da anni (leggi l'articolo pubblicato ieri con i dati dell'Osservatorio provinciale). Ma come spesso accade, agli effetti positivi si uniscono i problemi. Ci riferiamo ai "furbetti" che tentano di godere degli incentivi della normativa con alcuni escamotage: chiudere l'azienda, licenziare il personale salvo riaprire nel giro di poco e riassumere dopo sei mesi i dipendenti per ottenere gli incentivi previsti dal Governo. Mezzucci tutti italiani che, di fatto, danneggiano le imprese virtuose che operano alla luce del sole facendo sacrifici e rispettando le regole. 

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Ne abbiamo parlato con Michele Bricchi, consulente ed esperto di diritto del lavoro e di relazioni industriali, nonché presidente della Commissione Sviluppo economico del Comune di Piacenza. "Questa riforma del mercato del lavoro ha dato e sta dando i primi frutti – spiega Bricchi – E' una riforma che non può ancora essere valutata compiutamente perché dovrà svilupparsi in modo progressivo, con più fasi, ma di certo lascia ben sperare. Certo è che nelle pieghe delle norma, come spesso capita, si nascondono opportunità per chi non si vuole limitare a utilizzarla in modo corretto ma ne vuole esclusivamente sfruttare i vantaggi. E in questo senso stanno arrivando le prime segnalazioni". La legge offre la possibilità, aggiunge Michele Bricchi, di beneficiare di corposi esoneri contributivi per tre anni e c'è chi sta piegando la finalità di questa norma, che è mirata a creare buona occupazione, allo scopo di sfruttare esclusivamente gli esoneri in questione". 

In che modo? Ce lo spiega l'esperto: le aziende fanno in modo che risulti la loro chiusura e il licenziamento del personale. E' una finta, in realtà: "Non c'è soluzione di continuità" dice Bricchi riferendosi ai beni aziendali e, a volte, alla produzione. Il "giochino" è simulare la chiusura dopodiché aprire di nuovo con qualche cambiamento giusto per non destare troppi sospetti. E nel giro di sei mesi (perché questo è il periodo imposto dalla normativa che prevede la possibilità di assumere persone che nel semestre precedente non avevano contratti a tempo indeterminato) mettere di nuovo a contratto i dipendenti beneficiando così degli incentivi (decisamente consistenti) per i tre anni successivi. Lo schema è questo.  

Si pone quindi il problema del controllo. E la speranza, anzi, la certezza della commissione consiliare dedicata allo Sviluppo economico è che gli organi ispettivi affilino le armi e facciano in modo di "bastonare" il più rigorosamente possibile chi fa il furbo. E ciò per far rispettare le regole, da un lato, ma dall'altro anche per tutelare i tanti imprenditori onesti e virtuosi che operano nel rispetto delle regole e per tutelare i tantissimi lavoratori che con i loro datori condividono progetti e sacrifici. "A Piacenza abbiamo tante realtà eccellenti – dice Michele Bricchi – in settori importanti come meccanica e logistica che peraltro creano creano indotto sul territorio. E' per la tutela di queste realtà che va assolutamente applicato il massimo rigore nei confronti di chi cerca escamotage per godere di incentivi non dovuti".