Asp, ci siamo. Borotti: “Non voterò. Ma basta con la teoria del complotto”

 “Non parteciperò al voto”. Lo ha annunciato il consigliere comunale del Pd, Stefano Borotti, in vista della seduta del consiglio comunale di domani (mercoledì 8 aprile) che sarà interamente dedicata alla delibera con la quale la giunta Dosi intende ripubblicizzare la gestione dei servizi Asp del Vittorio Emanuele. In particolare i 108 posti letto – su 216 totali – oggi affidati alle cooperative Aurora e Coopselios. Una decisione, la sua, arrivata a seguito di qualche attacco personale e ben più di una voce, riguardo il conflitto di interessi che lo riguarderebbe, essendo sia rappresentante della maggioranza a palazzo Mercanti che direttore di Unicoop

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L’appalto, lo ricordiamo, è piuttosto ingente: l’accreditamento definitivo, al quale puntavano le coop che hanno gestito il servizio finora, è di circa 40 milioni di euro in 5 anni, per il quale si è scatenata una vera e propria bufera. 
La vicenda si gioca nelle sedi politiche. Con l’opposizione compatta sul “no” e più di un mal di pancia nelle fila dei democratici. E rischierebbe, se venisse approvata la pratica, di risolversi in Tribunale, con Aurora e Coopselios che, per difendere la loro immagine e gli investimenti programmati per il futuro, si sono dette pronte a chiedere al Comune un risarcimento di 4 milioni di euro (il 10%) dell’appalto totale. 

Consigliere Borotti, le malelingue la dipingono come il “manovratore” dietro alla decisione dell’amministrazione di mettere in discussione la gestione del servizio al Vittorio Emanuele. Con il passaggio al pubblico o comunque ad un sistema pubblico-privato, anche Unicoop potrebbe infatti rientrare nei giochi. Non è un mistero che la sua coop partecipò al primo bando (arrivando seconda) e non mancò di ricorrere al Tar. La richiesta venne respinta, ma ora c’è chi dice che stiate sostenendo questa “rivoluzione” per cercare di inserirvi. Come risponde?

“E’ una teoria un po’ bizzarra e mi spiace molto che sia oggetto di pettegolezzo l’idea che possa essere coinvolta nell’attività amministrativa del Comune una cooperativa sociale, che ha sempre fatto dell’autonomia politica e del pluralismo una propria bandiera. La scelte di alcuni associati di impegnarsi politicamente è puramente individuale. Quindi è una teoria bizzarra, perché in questo caso siamo di fronte a una delibera, proposta dalla giunta, per risolvere un problema dell’Asp. Quindi non è coinvolta la mia persona e la coop per la quale lavoro”. 

Aurora e Coopselios, pur essendo state molto dure verso il Comune, non si sono mai sbilanciate su questa presunta “guerra” tra coop. Le allusioni però, sono arrivate invece dai banchi di palazzo Mercanti da più di un consigliere. Soprattutto un suo duro intervento sulle carenze del servizio in alcune strutture convenzionate. Molti lo hanno interpretato come un preciso segnale verso la giunta. 

“In quel caso parlavo di lungodegenze e la stampa sbagliò nell’associarlo all’Asp, tanto che poi uscì la smentita. E’ noto a tutti che il Vittorio Emanuele non offre questo tipo di servizio. Tra l’altro ho preso la decisione di non partecipare a questo consiglio comunale perché nella delibera sono presenti altri temi che hanno a che fare con servizi accreditati a Unicoop. Per cui penso che, per opportunità, non sia conveniente che io partecipi. Capisco che in politica alberghi il complottismo, ma qui mi sembra si stia esagerando”. 

Attacchi personali che, da come parla, sembrano averla ferita personalmente. 

“Vedere coinvolta la realtà nella quale lavoro, che non c’entra niente con l’impegno politico, mi dispiace e mi fa riflettere sul futuro. E’ stato sollevata la questione che il professor Eugenio Caperchione (dell’università di Modena e Reggio Emilia, al quale l’Asp ha affidato lo studio sulla sostenibilitàdi di questi passaggi) sia stato revisore dei conti di Unicoop. Ma non lo è più da due anni e non c’è nessun collegamento. Per quanto mi riguarda mi spiace che vi siano certi accostamenti, visto che abbiamo contestato per anni i politicanti di mestiere e quando una persona, che ha competenze fuori dalla politica si impegna direttamente, non mi pare giusto venga preso di mira in questo modo”. 

Quindi rimane convinto che l’amministrazione, con questa scelta, stia operando per il bene della gestione del servizio?

“La questione è la seguente: l’Asp, così com’è, non funziona. Se restiamo sui numeri, tutti i retropensieri si azzerano. I problemi sono due. Perde 1 milione e 600mila euro su 11-12 milioni di fatturato e questo sperpero non è tollerabile. La scelta che la giunta propone, quindi, è nella direzione del risanamento. L’altro è la qualità dei servizi, che non può arretrare, perché giustamente gli anziani non autosufficienti hanno bisogno di essere accuditi con qualità. Se restiamo nel merito, tutto il resto perde credibilità”. 

La seduta di domani, contando anche la sua assenza, si preannuncia piuttosto critica per la maggioranza, attraversata da più di un malcontento. Tanto che è in via di definizione (sembra ormai ultimato, ndr) un emendamento Pd con il quale si prospetta un confronto con la Regione sul superamento della natura giuridica delle Aziende dei servizi alla persona, trasformandole in Asc (Azienda dei servizi comunali) o in Fondazione di patrimonio pubblico. L’amministrazione rischia di andare sotto?

“Proprio perché voglio essere corretto fino in fondo non parteciperò, anche se il mio voto non sarebbe stato decisivo. Però condivido pienamente chi vuole apportare delle modifiche alla delibera, perché è perfettibile. E, se fossi in consiglio, sosterrei appieno l’emendamento per migliorarla, com’è nelle prerogative del consiglio comunale. Credo che la discussione che si sta sviluppando sia molto positiva”. 

Positiva, certo, ma che ha messo in luce divisioni profonde. 

“E’ vero che questa delibera evoca temi sui quali nel Pd ci sono posizioni diverse, come il rapporto pubblico-privato, il ruolo del pubblico nei servizi sociali e si confrontano scuole di pensiero diverse. Però non mette in discussione le linee di mandato dell’amministrazione, che vuole strategicamente collaborare con il privato sociale. Se la delibera non passasse, comunque, più che contraccolpi politici, bisognerebbe sapere cosa si farà per migliorare il bilancio dell’Asp. Perché questo progetto va nella direzione del risanamento. Chi non la dovesse votare, quindi, dovrebbe dirci se vuole continuare ad avere un ente in perdita o in che modo intende risanarlo perché perdite di questo tipo sono intollerabili”.