E’ ormai dal 2004 che, sulle uova in commercio, è obbligatorio riportare sul guscio un codice con le informazioni relative all’origine del prodotto.
Il codice sembra una insieme di numeri e lettere casuali, invece basta avere un minimo di attezione per estrapolare quei pochi dati che dovrebbero farci pensare e preferire un tipo di prodotto invece di un altro.
Un esempio può essere “3 IT 016 BS 002”.
Cosa indicheranno queste combinazioni di lettere e numeri?
Inutile stare a riportare informazioni che potrete tranquillamente reperire sulla rete; vorremmo portare l’attenzione di chi legge sui primi tre caratteri: il primo carattere è numerico e indica il metodo di produzione dell’uovo, il secondo ed il terzo carattere indicano la nazionalità di provenineza del prodotto.
Se volete quindi “mangiare italiano” dovrete quindi fare attenzione che questi ultimi siano “IT” che determina una provenineza da allevamenti italiani.
Quello su cui vorremmo prestaste attenzione è la prima cifra del codice: 0, 1, 2 o 3….
Questa cifra riporta la tipologia di allevamento delle galline:
“0” sta a significare un allevamento di tipo biologico, ovvero che utilizza mangimi e foraggi provenienti da agricoltura biologica (prodotti senza l’utilizzo di concimi chimici di sintesi e prodotti fitosanitari), integrabili fino al 20% con prodotti tradizionali. Gli animali sono in grado di razzolare liberamente all’aperto: si tratta la tipologia di uova che più si avvicina a quelle prodotte dalle galline “ruspanti” di cascine e fattorie.
“1” corrisponde all’allevamento all’aperto: gli animali possono girare liberi per una parte della giornata, deponendo le uova nei pagliericci oppure sul terreno loro adibito in un ambiente esterno.
“2” è il codice relativo all’allevamento a terra: questa tipologia consente all’animale di muoversi libero, non all’aperto bensì in un ambiente chiuso. Un esempio di allevamento da codice “2” è rappresentato dai grandi capannoni che si trovano nelle campagne; le galline depongono le uova per terra, sulla lettiera o nei nidi.
“3” infine corrisponde all’allevamento a batteria, o in gabbia: gli animali non hanno alcuna libertà di movimento, ma trascorrono la loro vita in gabbie e depongono le uova sul fondo della gabbia stessa. Le densità sono quasi claustrofobiche: in ogni metro quadrato di gabbia possono essere presenti anche 25 animali, ed i posatoi a disposizione per deporre le uova hanno una larghezza di appena 15 centimetri. Possono essere impilati sull’altro sino a 4-6 ordini di gabbie.
Mentre nelle prime tre tipologie è il personale dell’azienda agricola a provvedere alla raccolta manuale delle uova, nell’ultimo caso le uova deposte vengono convogliate ai macchinari di confezionamento mediante un nastro trasportatore che passa al di sotto delle gabbie.
Tramite il codice identificativo è possibile ricostruire l’intera storia dell’uovo che stiamo per mangiare.
Nel periodo pasquale, l’attenzione è concentrata sulla mattanza degli agnelli; la costrizione delle galline ovaiole ed il loro sfruttamento è quotidiano e si protrae dal momento in cui la gallina inizia a deporre le uova fino a quando la stessa viene macellata.
Uno sfruttamento intensivo di un animale al quale potremmo dare una prospettiva differnte di vita facendo solo attenzione ad un numero stampato sul suo uovo, lasciando sugli scaffali dei supermetcati quelle uova con il codice che inizia con 2, e soprattutto con il 3, prediligendo quei codici che inizano con uno 0 (zero) o al massimo con un 1.
Un piccolo gesto che potrebbe anche costarci qualche centesimo in più per uovo, ma certamente avremo un prodotto migliore sotto il profilo alimentare (a detta di ricerche pubblicate sul web e sui testi scientifici) e, non secondario, potremmo migliorare la vita di un animale incidendo sulle politiche di acquisto della grande distribuzione …è un percorso lungo ma, come diceva qualcuno saggio: “ogni lungo viaggio inizia con un
piccolo passo”!
Pensateci quando acquisterete il prossimo uovo.