Vicenda Rdb, Rifondazione Comunista punta il dito contro Confindustria accusata di aver utilizzato parole "ciniche" in merito al fallimento della storica azienda: "Confindustria giustifica con l'esistenza della crisi il fatto che decine di famiglie (centinaia tra tutti gli stabilimenti sul territorio nazionale) vengano sbattute in mezzo ad una strada e che tutto ciò avrebbe forse dovuto essere fatto prima – si legge in una nota – non neghiamo di certo gli effetti depressivi della crisi economica, ma peggio hanno potuto scelte di strategia industriale che hanno privilegiato gli aspetti speculativi".
"L'interesse dei padroni piacentini non è certo quello di salvaguardare un'eccellenza produttiva del territorio bensì quello di spartirsi tra di loro le spoglie di quel settore di mercato".
IL COMUNICATO DI RIFONDAZIONE COMUNISTA
Per Rifondazione Comunista sono improntate a cinismo le parole con cui Confindustria locale giudica il fallimento di RDB giustificando con l'esistenza della crisi il fatto che decine di famiglie (centinaia tra tutti gli stabilimenti sul territorio nazionale) vengano sbattute in mezzo ad una strada e che tutto ciò avrebbe forse dovuto essere fatto prima.
L'interesse dei padroni piacentini non è certo quello di salvaguardare un'eccellenza produttiva del territorio (non dimentichiamo che in occasione del sisma che ha colpito il modenese i capannoni prefabbricati RDB sono quelli che hanno meglio retto alle scosse telluriche), bensì quello di spartirsi tra di loro le spoglie di quel settore di mercato.
Non neghiamo di certo gli effetti depressivi della crisi economica, ma peggio hanno potuto scelte di strategia industriale che hanno privilegiato gli aspetti speculativi: dall'acquisizione di aziende decotte, alla quotazione in borsa, sino alla creazione di un sistema di scatole cinesi col quale sistemare i vari rami di azienda da cedere compresa la creazione di una società che si è appropriata di tutto il patrimonio immobiliare. La crisi c'è, ma nella crisi i "soliti noti" ci guadagnano mentre 444 famiglie restano sul lastrico.
Fanno bene le organizzazioni sindacali a rivendicare la continuità produttiva di RDB e l'accesso agli ammortizzatori sociali per i lavoratori sia perchè le commesse esistono sia perchè, una volta “spenti”, difficilmente si riesce a riavviare gli impianti. Ci auguriamo che i curatori fallimentari riescano nell'impresa di trovare investitori che pensino davvero ad un rilancio del gruppo, ma se ciò non dovesse essere crediamo debba essere presa in seria considerazione l'ipotesi di far salvare la fabbrica direttamente da chi ne ha le competenze professionali e in questi anni ha saputo denunciare con lungimiranza le scelte sbagliate operate dal management di RDB. Il sapere produttivo e la moralità dei lavoratori possono davvero rappresentare quella soluzione di svolta in grado di garantire posti di lavoro per se e per l'indotto.