La Grande Guerra di Giuseppe Ungaretti

Nella puntata di Radio Break del 30 novembre un ospite di eccezione che dal passato ci offre uno spaccato intenso e doloroso della Grande Guerra, Giuseppe Ungaretti.

Radio Sound

Questo grandissimo poeta, nato nel 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori lucchesi, ha composto le sue liriche più belle e significative mentre era fante sul Carso.

Costretto dalle durezze della guerra e della vita in trincea a scrivere le sue poesie su foglietti e cartine per avvolgere i proiettili, Ungaretti ha elaborato dal 1915 al 1918 liriche brevi e intensissime, che hanno rivoluzionato la storia della letteratura italiana. Quasi nessun segno di interpunzione, spazi tra un verso e l’altro, parole scolpite come su una pietra, e di una concisione disarmante e carica di significato. Queste poesie le teneva in una sacca, chiamata tascapane, che poi consegnerà a un giovane tenente Ettore Serra, che gliele pubblicherà.

Da queste vicende ho tratto un testo teatrale che tra poco andrà in scena con la compagnia TDA Varese, assieme all’attore e regista Corrado Calda, che ha per protagonista, appunto, Giuseppe Ungaretti al fronte con un contadino lombardo, osservatore di riguardo di uno dei momenti più terribili della storia dell’umanità.

Una delle poesie più significative, per me, è Fratelli. Ungaretti, partito interventista, volontario, per la guerra, mese dopo mese si accorgeva della sua assurdità. In questa poesia il suo sentimento di compassione per i suoi commilitoni si allarga a quello per i nemici, per tutti gli esseri umani. Un sentimento di fratellanza e di universalità che ancora oggi commuove profondamente.

 

Fratelli

Mariano il 15 luglio 1916

 

Di che reggimento siete

fratelli?

 

Parola tremante

nella notte

 

Foglia appena nata

 

Nell’aria spasimante

involontaria rivolta

dell’uomo presente alla sua

fragilità


A questa splendida poesia ho abbinato un’altra splendida canzone “Brothers in Arms” dei Dire Straits, scritta dal grande musicista Mark Knopfler. Il testo è sorprendentemente simile alla poesia di Ungaretti, sembra quasi scritta dalle sue mani. Il protagonista è un contadino, costretto a lasciare i suoi campi, per quelle montagne dove infuria la guerra, che diventeranno la sua ultima casa.

Bella e intensa la lettura dell’attore e poeta Luca Isidori, già ospite la volta scorsa di Poetry Break.

Alla prossima!