«Gli architetti italiani? Sono i nuovi poveri». La frase pronunciata al Corriere della Sera dal presidente dell’ordine professionale, Leopoldo Freyrie, trova d’accordo Giuseppe Baracchi, presidente dell’Ordine piacentino. Il quadro dipinto è a tinte fosche: il reddito medio della professione è attorno ai 17 mila euro annui, in cinque anni la perdita di guadagno è stata del 40% e in più aumentano vertiginosamente le prestazioni non pagate. ASCOLTA L'INTERVISTA COMPETA IN ALLEGATO Spiega Baracchi: “In Italia gli architetti sono 152mila, il 25% degli architetti europei. In una nazione in cui c’è poco lavoro, in cui manca una visione strategica su cosa si vuole fare dell’edilizia, il dato reddituale non può stupire. In Italia si prendono solo iniziative volte all’aumento fiscale. Non stupiamoci se poi si dice ai giovani di guardare all’estero. E poi va precisato: i 17mila euro all’anno sono lordi”. Baracchi insiste sulla grave lacuna del nostro paese, ossia la mancanza di una visione strategica e strutturale di che cosa si vuole fare in Italia sull’edilizia. Da qui discende tutto: su 8000 comuni circa italiani l’anno scorso sono stati fatti 65 bandi di concorso di architettura. Questo conferma quello che dicevo. C’è soltanto una rincorsa a mettere dei tamponi per ridare un po’ di fiato. C’ un grande bacino che è quello della proprietà privata che in Italia supera il 70%. Abbiamo un invenduto enorme e se deve avere come mercato il 30% rimanente, la questione sembra irrisolvibile. Da qui deriva poi tutto il resto”.
Alla domanda se un giovane architetto si presenta al suo studio, Baracchi risponde: “Con tutta onestà gli dico di farlo. Ho un figlio che studia per diventare architetto e sono molto contento. Il salto generazionale è a vantaggio dei giovani architetti. La loro capacità di interagire con il mondo esterno è clamorosamente superiore a quella degli architetti della generazione come la mia. Grazie alla tecnologia sono in grado di spalancarsi importanti prospettive. C’è una rivisitazione della professione importante. La grande crisi degli studi di architettura investe soprattutto i professionisti della fascia dai 40 in su. I giovani possono riuscire a fare bene questa professione”.