A Piacenza 900 borse alimentari mensili: +2% rischio povertà o esclusione

 Mentre in Italia diminuiscono dell’1,5 per cento, in Emilia Romagna le persone a rischio povertà o esclusione sociale in un solo anno sono aumentate del 2 per cento, passando dal 15,7 al 17,7 per cento della popolazione totale. Lo comunica Coldiretti Emilia Romagna all’indomani del rapporto Istat relativo alle condizioni di vita degli italiani.
Per quanto riguarda la situazione provinciale, dalle elaborazioni Coldiretti Piacenza sulla base di dati forniti dal comitato provinciale della Croce Rossa di Piacenza e dalla Caritas Diocesana Piacenza-Bobbio, sono 900 le borse di generi alimentari distribuite ogni mese ai nuclei famigliari piacentini. Una modalità, quella delle borse alimentari, che risponde alle esigenze dei nuovi poveri come pensionati, disoccupati e famiglie con bambini che, per vergogna, prediligono questa forma di aiuto rispetto al consumo di pasti in mense.
Il numero di circa 150 pasti serviti ogni giorno alla mensa della Caritas Diocesana fa poi salire il totale annuo di aiuti per mangiare a 65.550 tra pasti gratuiti in mensa e distribuzione di pacchi di prodotti alimentari. A questi, si aggiungono circa 60 forniture mensili, da parte della Croce Rossa, di materiale per lattanti, che comprendono sia il latte specifico per le esigenze nutrizionali del neonato fino ai 6 mesi di vita, sia i pannolini fino all’età di un anno.
Il quadro di difficoltà in cui versano le famiglie trova inoltre conferma nella relazione sul piano 2013 di distribuzione degli alimenti agli indigenti da parte dell’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea), secondo cui i cittadini della nostra regione che ricevono pacchi alimentari o pasti gratuiti attraverso i canali no-profit hanno toccato il massimo negli ultimi tre anni per effetto della crisi economica, con un aumento esponenziale passato dai 163.029 cittadini indigenti del 2010 ai 228.591 del 2013 in tutta la regione.
“Non bisogna dimenticare, afferma il presidente Coldiretti Piacenza, Luigi Bisi, che dietro questi dati drammatici, si cela uno spaccato importante di società fatto di famiglie: bambini, anziani e persone che hanno perso il lavoro e che trovano, nello straordinario operato di questi enti, l’unica possibilità per mangiare un pasto caldo o per approvvigionarsi di quei beni di prima necessità per consentire alla propria famiglia di trovare sostentamento.”

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