La disinformazione dilaga reclutando incolpevoli sostenitori della denigrazione animale o distribuendo ingannevoli messaggi di predatori sanguinari.
“Capriolo forse predato dal lupo a Mezzano Scotti”, titola il quotidiano, ma nella foto il malcapitato ungulato non presenta nessuna delle ferite identificanti un attacco predatorio.
La medicina forense veterinaria, della quale si ha scarsa considerazione e/o conoscenza, svolge un importante ruolo nella identificazione e classificazione degli attacchi predatori delle varie specie selvatiche e domestiche.
Sono disponibili documentazioni esaustive sulle modalita’ di attuazione delle attivita’ di selvatici, domestici e domestici inselvatichiti; non si comprende se i titoli vengono esposti per puro sensazionalismo mediatico o se per indurre il lettore al timore di un animale, il lupo, che “se anche” avesse predato un capriolo avrebbe solo seguito l’istinto naturale.
Fermo restando che, come gia’ detto all’inizio, non sono visibili elementi che possano associare l’animale rinvenuto ad un attacco predatorio, pare più reale la possibilita’ che lo stesso sia morto a causa di un impatto con un veicolo o per decine di altre possibilita’ che una foto ridotta non mostra; da troppo tempo i grandi predatori, tra cui i lupi, sono vittime di una campagna allarmistica e quasi diffamatoria, non basata su alcun dato scientifico, che crea timori del tutto – e ripetiamo del tutto – infondati.
Non sarebbe inconsueto rilevare, con un esame più attento, la presenza di un pallettone quale altra possibile causa del decesso, ma questo non farebbe notizia.
Loris Burgio
ENPA Piacenza
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