Domenica 5 ottobre, dopo il notiziario delle otto e trenta, ha esordito a Radio Sound 95 una nuova rubrica dedicata alla poesia: Poetry Break, che sarà in programmazione ogni domenica allo stesso orario.
Questo nuovo spazio vuole essere un breve “stacco” emozionale (da qui il nome Break) per una forma creativa come la poesia di cui si avverte sempre più l’esigenza in un mondo che va veloce, forse troppo veloce. E’ come bere una tisana calda in una metropolitana, respirare piano mentre si è in affanno, soffermarsi a guardarci dentro per un attimo nel trambusto del nostro quotidiano.
Oggi molte persone cercano piccoli momenti per avvicinarsi a questa breccia di riflessione e contatto con la nostra anima che è la poesia, persino mentre lavorano al computer. Ne sono la testimonianza i social più diffusi. Chi non ha mai “postato” la frase di un poeta o di un autore famoso, chi non ha mai tratto beneficio leggendo parole di antica o nuova saggezza? Senza contare che in ogni città stanno nascendo sempre più reading, occasioni di lettura poetica. Anche la nostra città, Piacenza, non fa eccezione. C’è infatti un movimento di poeti che, prima silenziosamente, ora con maggior risalto, stanno dando vita a una produzione letteraria di rispetto, sia a livello individuale che a livello associativo. La poesia è di moda! E la radio, che è il media che forse dà più spazio all’immaginazione, sensibilissimo a tutte le tendenze che si avvertono “on air”, ospita così un inedito programma, che unisce la sensibilità della poesia a quella della musica, regina delle alte frequenze.
In ogni puntata saranno infatti accostate una breve poesia e una canzone, a dimostrazione che poesia e musica sono arti sorelle. Non a caso molte poesie sono musicali come canzoni, e tante canzoni hanno testi che sembrano poesie.
Una scelta rivolta anche a chi non ha familiarità con il mezzo poetico, magari anche a chi non ne ha mai lette, ma può trovare in una poesia un’amica, come amica tanto spesso è una canzone.
Mi accompagnano in questa avventura Rita, celebre voce di Radio Sound, con la sua sensibilità e la sua verve, e due bravi attori, esponenti di due gruppi teatrali amatoriali storici piacentini, Anna Rosa Zanelli della Filodrammatica Piacentina e Omar Giorgio Makhloufi di Quarta Parete.
La prima puntata ha avuto come ospite Massimo Silvotti, poeta e pittore, direttore del neonato Museo della Poesia Incolmabili Fenditure. Questo museo, inaugurato nel maggio scorso,è una realtà unica in Europa e forse al mondo; ospita opere e manoscritti di grandi autori del Novecento Italiano, e organizza avvenimenti di risalto con protagonisti autori piacentini e non.
Di seguito la poesia e una breve intervista:
ora che pare il vento
non accarezzi più
l’erba, ritirare la poesia
docilmente, e lasciare
il silenzio insinuarsi
parole, ora nude, rabbrividirsi
la pelle. niente più
cose, solo un lambiccarsi di nuvole
Giusy: Come è nato il piccolo museo della poesia?
Massimo: In verità non saprei dire esattamente da dove sia nato il museo; certamente da una passione smisurata per la poesia; ma si tratta di una risposta tutt’altro che esaustiva. Parlerei forse più di un puzzle che, nella sua costruzione, d’un tratto ha rivelato il disegno a cui tendeva. Se dovessi individuare un inizio, dovrei riferirmi ad una riflessione (che ho intrapreso circa tre anni fa) sul rapporto tra felicità e dolore; da lì, tassello dopo tassello, sono giunto a prefigurarmi il Museo.
Giusy: Qual è la tua poetica?
Massimo: Ungaretti sosteneva che la poesia è sempre posseduta da un segreto; e forse il segreto a cui si riferiva non atteneva soltanto alla sfera individuale del poeta; mi viene in mente Jung e il tema dell’ inconscio collettivo; il poeta è certamente un tramite e non importa se i veicoli di cui si attrezza si riferiscono alla sfera del reale o immaginario. Personalmente, essendo intriso da una vicenda umana e professionale, pregna di socialità e umanità, a volte così palesemente rivelata, preferisco per la mia poesia, una ricerca di correlazioni a forte contenuto simbolico
Giusy: Quanto tempo hai impiegato a scrivere la poesia letta in radio e che emozione ti ha spinto?
Massimo: nel caso della poesia letta è occorso un tempo piuttosto lungo, direi, circa due mesi. Ma in poesia non credo sia corretto pensare ad una qualche correlazione tra tempo effettivamente impiegato e qualità prodotta. Semmai, se dovessi pensare ad un elemento che giudico qualificante rispetto al “tempo della poesia”, mi riferirei senz’altro alla fase di cosiddetta latenza. In essa, infatti, sono contemplati due elementi imprescindibili per una buona poesia: il progressivo affiorare, e illasciare il superfluo
Giusy: E’ nata prima la tua passione per la poesia o per la pittura?
Massimo: Non riesco a rispondere; considero l’arte un unicum che si sbroglia attraverso infiniti linguaggi. La poesia è certamente il collante da cui sono partito.
La poesia è stata abbinata a “Blowin’ in the wind” di Bob Dylan, canzone “manifesto” degli anni 60. Nel connubio poesia-canzone-vento emerge il palesarsi di un movimento della natura, di un cambiamento necessario per arrivare al raggiungimento di una verità, di un cammino di conoscenza per l’uomo.
Nel caso di Massimo Silvotti il cessare del vento rivela il silenzio, il lambiccare di nuvole, la complessità del mondo forse inesprimibile persino da chi ne cerca voce.
Nel caso del grande Dylan, nel vento soffiano parole in cui echeggiano domande sul senso della vita, dei grandi temi dell’umanità, per primo la Pace.
La risposta sta soffiando nel vento….
Vi aspetto alla prossima puntata!