Pare non esserci proprio pace per Rifondazione Comunista e per il consigliere comunale Carlo Pallavicini in primis. Dopo lo scontro con il segretario provinciale di Prc David Santi, il consigliere di Sinistra Per Piacenza (lista che unisce Rifondazione, Sel e Pdci) si trova ad affrontare la presa di posizione dello storico collega di partito Roberto Montanari, che da anni condivide con Pallavicini battaglie sotto la bandiera di Rifondazione. In un’intervista rilasciata al quotidiano Libertà e pubblicata nel numero di oggi, giovedì 4 luglio, Montanari, elencando una serie di richieste avanzate alla giunta Dosi in ritiro in Trentino, dice di Pallavicini: “Porta avanti battaglie giuste, ma inadeguate perché le porta avanti male cioè non si pone il problema di crearvi attorno il consenso, e a volte i suoi atteggiamenti sono viziati da autoreferenzialità e massimalismo”. Parole che non sono piaciute a Pallavicini che risponde con una stoccata al veleno ai danni di Montanari: “Montanari termina la sua lista dei sogni parlando di voto agli immigrati. Intento nobile anche se, da un punto di vista di sinistra, vuoto di senso se non connesso a una forte presa di coscienza da parte di questa componente della società piacentina, che ad oggi vedo solo nei lavoratori del SiCobas”.
“Posso con serenità affermare di non essere affetto da quell’autoreferenzialità che Montanari mi attribuisce: se davvero fossi autoreferenziale, avrei già formalizzato più volte la rottura con il PD”.
Infine Pallavicini accusa un consigliere della Minoranza di averlo minacciato per la sua battaglia dei lavoratori di Ikea iscritti al sindacato Si Cobas: “Sono stato addirittura minacciato di violenza da un consigliere comunale per il mio supporto dato alla causa dei facchini a mio avviso ingiustamente licenziati presso il magazzino di Ikea. Non mi spaventa certo l’individuo in questione o lo scontro politico, mi limito a constatare che in agosto la casa di uno di questi facchini è stata incendiata, a testimonianza del fatto che la distanza fra idea e azione è davvero breve. Non sto certo insinuando che sia stato lo stesso consigliere o qualche suo emissario ad appiccare il fuoco, trovare i responsabili è semmai compito dell’autorità giudiziaria. Mi limito a dire che è evidente come una certa fetta del mondo economico e dei suoi rappresentanti politici (non circoscrivibili a un partito o a un individuo, bensì trasversali agli schieramenti) siano stranamente circondati da una nebbia inquietante, che parla linguaggi al di la dello scontro (per me legittimo in politica, anche quando, laddove inevitabile, non solo verbale) e molto simili a certi malcostumi che il nostro territorio non aveva mai conosciuto”.
IL COMUNICATO INTEGRALE DI CARLO PALLAVICINI – A PROPOSITO DEL RITIRO DI GIUNTA
Vedo su libertà di giovedì 4 settembre il resoconto del ritiro di giunta corredato da un’intervista al militante di Rifondazione Comunista Roberto Montanari in merito ai rapporti all’interno della maggioranza di governo della città. Montanari, in un passaggio dell’intervista, definisce i miei atteggiamenti viziati da autoreferenzialità e massimalismo, incapaci di creare consenso. Il rapporto decennale di collaborazione con Montanari, pur nelle differenti valutazioni politiche e sulla falsariga di un rapporto nonno-nipote, mi impedisce di poter prendere questa attribuzione come una sorta di critica, inquadrandola piuttosto come un’ affettuosa valutazione, sebbene errata e non argomentata. Vediamo perché collegandoci direttamente con il tema del ritiro di giunta.
Sicuramente, l’intervista a Montanari deve essere precedente alle dichiarazioni rilasciate dalla giunta dopo il “ritiro”. Altrimenti non si spiegherebbe la rivendicazione da parte dello stesso di alcuni punti programmatici che dalla giunta, appunto fresca di ritiro, vengono al contrario severamente “stoppati” e rispetto ai quali vengono snocciolate volontà totalmente opposte ai “desiderata” di Montanari.
Ma andiamo con ordine. Per quanto riguarda il personale, la giunta fa sapere di voler procedere nella direzione della riduzione dell’organico. Da un punto di vista di sinistra (non chiedo comunista come il mio, ma almeno di sinistra!) ciò può essere solo parzialmente tamponato dall’assunzione in ruolo (per ora solo ventilata e tutt’altro che certa) di parte del personale precario.
Welfare: si procede verso le esternalizzazioni al privato, come ideologicamente richiesto negli ultimi due anni da svariati esponenti del PD in consiglio comunale. Niente di nuovo quindi, ma anche niente di sinistra.
Tavolo Anticrisi: viene ripristinato il bando anticrisi voluto dall’allora gruppo consiliare di Rifondazione (composto ai tempi da me e da Bruno Galvani) nel 2008. Bene. Per il resto ricorso al privato cattolico (sul cui buon operato non metto bocca) e nessun ragionamento sull’unico vaccino possibile contro la crisi, cioè un modello di sviluppo locale che punti sulle eccellenze territoriali e sul manifatturiero, cioè sulla produzione di valore (e impiego) e non solo sulla circolazione di valore (come fa invece la logistica così come oggi strutturata, producendo un pessimo impiego pregno di violazioni sindacali e del diritto del lavoro), che ha piedi d’argilla per sua natura.
Iren e acqua. Peggio che andar di notte. Montanari chiede l’acqua pubblica, la giunta risponde no e insiste sulla società mista. Come consigliere comunale sono già intervenuto tante volte sul perché questa sia una strada errata e dai rischi incalcolabili per i cittadini, per cui non mi dilungherò. Mi limito a constatare che, ancora una volta, non c’è niente di sinistra. Anzi, attenzione a chi finisce nell’azionariato…
Trasporto pubblico. Si parla di fine dell’esenzione per gli over-65. La scelta potrebbe avere le sue ragioni, dato che da un punto di vista di sinistra sarebbe preferibile l’esenzione per fasce di reddito piuttosto che per età (un anziano ricco si può pagare il biglietto!). Peccato che l’esenzione per fasce di reddito non venga contemplata, almeno stando alle dichiarazioni della giunta. Si parla di fine di un bonus ma non di inizio di un altro, e a riprova di ciò arriva la stangata sulle famiglie da parte di SETA, che rifacendosi sugli unici utenti sicuri del servizio (gli studenti) alza di 42 euro annuali gli abbonamenti (84 se una famiglia ha due figli, 126 se ne ha 3…). Davvero, nulla di sinistra.
Musei aperti. E’ un ambito che conosco poco (ciò non significa che non sia importante). Prendo quindi le volontà espresse dalla giunta con il beneficio della mia ignoranza, ma tendo le orecchie e metto sull’attenti i piacentini, in particolare se giovani, quando sento associare i musei ad Expo. Tutte le persone informate sanno ormai come Expo sia un grande dispositivo di sfruttamento dei lavoratori (oltre che di arricchimento per i costruttori, ma questi sono problemi di Milano), con migliaia di “stagisti”, ricattati dalla condizione di disoccupazione, indotti ad accettare lavoro gratuito nell’illusione di una futura stabilizzazione. Non vorrei che tale cancro (leggasi: presa in giro e schiavitù, altri nomi non conosco per il lavoro gratuito) arrivasse a diffondersi anche nel piacentino per quanto riguarda questo settore.
In definitiva è soprattutto il fronte del lavoro, quello che più dovrebbe stare a cuore alla sinistra, che vedo snobbato con atteggiamento rinunciatario da questo ritiro di giunta. Anzi, si è pronti a celebrare l’arrivo in città del magnate del PD fondatore di Eataly, contro cui in tutta Italia i lavoratori si stanno ribellando per le condizioni di lavoro. Dopo qualche mese di intontimento dovuto alle bricioline di qualche contratto precario, anche tale “novità” genererà ulteriore malcontento e disillusione fra i giovani, sempre più visti come limoni da spremere e non come mattoni su cui edificare il futuro.
Montanari termina la sua lista dei sogni parlando di voto agli immigrati. Intento nobile (anche se, da un punto di vista di sinistra, vuoto di senso se non connesso a una forte presa di coscienza da parte di questa componente della società piacentina, che ad oggi vedo solo nei lavoratori del SiCobas), ma che la giunta non considera al punto di non citarlo nemmeno nel resoconto del suo ritiro. Sempre sul tema dei diritti, si è vociferato in estate di una possibile continuazione della discussione relativa alla creazione dell’albo delle coppie di fatto. Lasciando aperta la porta a positive sorprese, la risposta che vuole in merito Montanari è già stata data nei fatti: non è mai successo che un consiglio comunale iniziato in novembre venisse sospeso e mai più ripreso in un anno. Su questo argomento sarò tuttavia ben felice di essere smentito!
Quanto scritto sinora sono fatti, non supposizioni. Mi limito a riportare quanto avvenuto e quanto dichiarato dalla giunta. A questo negativo bilancio (sempre se parliamo da un punto di vista di sinistra) è da aggiungere il pesante clima creatosi all’interno della sala del consiglio, dove sono stato addirittura minacciato di violenza da un consigliere comunale per il mio supporto dato alla causa dei facchini a mio avviso ingiustamente licenziati presso il magazzino di Ikea. Non mi spaventa certo l’individuo in questione o lo scontro politico, mi limito a constatare che in agosto la casa di uno di questi facchini è stata incendiata, a testimonianza del fatto che la distanza fra idea e azione è davvero breve. Non sto certo insinuando che sia stato lo stesso consigliere o qualche suo emissario ad appiccare il fuoco, trovare i responsabili è semmai compito dell’autorità giudiziaria. Mi limito a dire che è evidente come una certa fetta del mondo economico e dei suoi rappresentanti politici (non circoscrivibili a un partito o a un individuo, bensì trasversali agli schieramenti) siano stranamente circondati da una nebbia inquietante, che parla linguaggi al di la dello scontro (per me legittimo in politica, anche quando, laddove inevitabile, non solo verbale) e molto simili a certi malcostumi che il nostro territorio non aveva mai conosciuto. Opporvisi e denunciarli è preciso compito di un rappresentante politico di sinistra.
Vista questa lunga serie di elementi negativi, posso con serenità affermare di non essere affetto da quell’autoreferenzialità che Montanari mi attribuisce: se davvero fossi autoreferenziale, avrei già formalizzato più volte la rottura con il PD. A maggior ragione perché, se a livello locale vi si possono trovare elementi in buona fede, a livello nazionale il PD “versione Renzi” si sta rendendo fautore del più grave attacco alle fasce deboli dai tempi dei rinnovi contrattuali antioperai siglati nel 1937 da Mussolini: “job act”, “piano casa”, svuotamento degli istituti democratici (inefficaci, certo, ma semmai da superare nella direzione di una restituzione del potere al popolo e non di una esautorazione dello stesso!). La rottura è di fatto vigente da anni nel merito del 90% delle questioni, ma mai mi sono permesso di trasformarla in un passaggio ufficiale di diplomazia politica, proprio per non muovermi in modo autoreferenziale rispetto alla variegata lista che mi ha candidato.
Candidandomi, nel 2012, ho esplicitamente dichiarato di non credere nella politica istituzionale come strumento di emancipazione delle fasce deboli della popolazione, ma di volerla utilizzare come uno degli strumenti possibili per portare la voce degli ultimi. Personalmente sono molto soddisfatto di quanto svolto sinora, così come lo sono i miei blocchi sociali di riferimento con cui sono spesso nelle piazze piacentine a lottare. Questo perché, ad un’ ambigua quanto volatile creazione di consenso (che non sarei capace di creare, come sostenuto da Montanari, il quale peraltro ringrazio di aver rispedito al mittente la delirante e filopadronale richiesta delle mie dimissioni avanzata dal PD) preferisco una sana rivendicazione di parzialità (che, cosa di secondaria importanza, in termini numerici mi ha sempre fruttato meglio). E’ mia opinione che Sinistra per Piacenza debba arrivare a una scelta in merito al Comune, non più basata su continui richiami a irrealizzabili liste dei desideri ma su un bilancio serio dell’esistente. Quale che sia la collocazione che sceglierà di avere essa sarà tenuta da me come suo rappresentante unico all’interno del consiglio comunale. Ciò non mi impedirà di votare, come ho sempre fatto e come previsto dalla democrazia rappresentativa, secondo i principi che la mia coscienza di sinistra mi impone, valutando atto per atto. Se nel bilancio sarà inserito il fondo anticrisi il mio voto non mancherà. Se si proporranno esternalizzazioni, privatizzazioni dei nidi o speculazioni sui beni comuni il voto sarà negativo. E’ sempre stato così e non vedo quindi il motivo di tanta agitazione. Amen.
Carlo Pallavicini – Capogruppo “Sinistra per Piacenza” presso il Consiglio Comunale di Piacenza