Il velo come scelta, l’esperienza di due giovanissime: “Nessuna costrizione”

 “Non siamo state costrette, abbiamo deciso di portarlo per onorare le nostre tradizioni”. L’argomento, a cadenza regolare, torna a far discutere e così in mattinata, quando abbiamo visto due ragazze velate alla manifestazione degli affidatari di bambini palestinesi che si è svolta davanti al Comune a Piacenza non ci siamo fatti scappare l’occasione. Loro sono due sorelle di 19 e 16 anni, di origine marocchina ma nate in Italia, che hanno scelto di portare il tradizionale simbolo islamico nonostante nessuno glielo abbia imposto. 

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“Ho fatto questa scelta qualche anno fa, perché sono molto legata alla mia religione. I miei genitori mi hanno insegnato tutte le tradizioni e non è stata una costrizione – ha spiegato una di loro, la maggiorenne, che frequenta una scuola superiore cittadina -. E’ stata una mia scelta e non sono stata costretta. Anzi, i miei genitori erano aperti a ogni mia scelta. Ma ho deciso di seguire la religione in cui credo e sono stati contenti”. 

Dunque, per loro, la donna musulmana che sceglie di portare il velo non è una “integralista” ma semplicemente una praticante, e proibire ad una persona di praticare la sua religione significa manifestare un’intolleranza. “Non è un simbolo negativo o di oppressione – le ha fatto eco la sorella – è un pensiero che circola qui in Occidente, ma è solo una visione diversa. Ci copriamo perché Dio ha detto di farlo, è scritto nel Corano. Ma per noi è un senso di pudore diverso rispetto a quello delle nostre coetanee in Europa”. Certamente, come hanno ammesso, all’inizio non è stato facile. Ma non per la scelta personale, quanto per la reazione dei loro coetanei: “Abbiamo iniziato a metterlo alle superiori e all’inizio non sono mancate certe occhiate o qualche bisbiglio ma poi chi ci ha conosciuto ci ha  accettato per quello che siamo e ci troviamo benissimo sia a scuola che in città”. 
Una decisione, quindi, da parte di due giovanissime che, però, sembrano avere le idee chiare, anche su questioni non strettamente locali. Per questo, in mattinata, erano presenti davanti a palazzo Mercanti per sostenere gli affidatari e le affidatarie di bambini palestinesi, che da mesi non hanno notizie dei bambini con cui erano in contatto, a causa del conflitto in corso: “Sì, siamo molto preoccupate per la situazione della Palestina, per i bombardamenti nella Striscia di Gaza e per i bambini che stanno soffrendo. Non si può continuare a fare finta di niente”.