Sit in affidatari di bimbi palestinesi, Dosi: “Sì a documento per la pace”

 “Siamo preoccupati, Piacenza dia un segnale”. Lo hanno chiesto al sindaco i manifestanti che in mattinata si sono ritrovati davanti a palazzo Mercanti, capeggiati dalle affidatarie e dagli affidatari piacentini di bambine e bambini che vivono a Jabalia ( una decina in totale a nord di Gaza) capeggiati dalla referente Chiara Casella, rispetto al conflitto in corso in Palestina. 
Una ventina in totale le persone presenti, supportate anche da varie realtà del territorio come sindacati e associazioni pacifiste, hanno avuto un colloquio con Paolo Dosi e l’assicurazione che un segnale, per quanto possibile, sarà inviato. 
Nel suo piccolo, il Comune di Piacenza, potrà infatti adottare urgentemente come propria delibera il documento proposto dal Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti umani “Fermiamo la guerra a Gaza. Costruiamo la pace in Medio Oriente”.

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E il primo cittadino ha assicurato che il segnale sarà dato: “E’ una presa di posizione politica, per il ricomponimento pacifico di un conflitto che ha origini molto complesse e lontane. Però, come per esempio in Sud Africa o Angola e Mozambico, le realtà che operano sui territori possono aiutare. All’interno della Palestina ci sono queste realtà e con questo documento vogliamo sostenere proprio loro”. 

IL COMUNICATO DELLE AFFIDATARIE E DEGLI AFFIDATARI 

La guerra di Israele contro Gaza continua da quasi tre settimane, e ora sta coinvolgendo anche i palestinesi della Cisgiordania che manifestano la loro solidarietà ai fratelli di Gaza, provocando anche nella West Bank morti e feriti.
Oltre mille i morti, migliaia i feriti. Tutti lo sanno: sono quasi tutti civili, moltissimi i bambini. E’ vero: Hamas lancia razzi verso Israele, per fortuna quasi tutti intercettati. Ma la sproporzione delle forze in campo è evidente.
I medici di ogni parte del mondo presenti nell’inferno di Gaza continuano a denunciare le disumane condizioni in cui “non vive” la popolazione della Striscia, l’impossibilità di portare soccorso, curare, proteggere. Anche le strutture dell’ONU non sono più luoghi sicuri dopo il bombardamento della scuola delle Nazioni Unite di Beit Hanoun.
In Israele ogni giorno ci sono manifestazioni e proteste contro la guerra, ma nessuno ne parla. Non tutto il popolo israeliano è così convinto che l’uso della potenza militare sia la soluzione per garantire la sicurezza ad Israele, e in molti chiedono di porre fine ai 47 anni di occupazione, all’embargo di Gaza, di riconoscere diritti e sicurezza al popolo palestinese, così come stabilito da decine risoluzioni delle Nazioni Unite.
Pochi giorni fa il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU ha votato a favore della formazione di una commissione d’inchiesta sui crimini di guerra commessi a Gaza: i paesi europei e l’Italia si sono astenuti. Forse fa paura guardare in faccia la verità?
 
Noi affidatarie e affidatari piacentini di bambine e bambini che vivono a Jabalia, nord di Gaza, siamo doppiamente coinvolti di fronte agli orrori che ogni giorno e ogni notte vanno ripetendosi in quella terra. Non riusciamo più ad avere contatti di nessun tipo con le famiglie. Non riusciamo a sapere come stanno.
Per questo martedì 29 luglio, alle 12.00 saremo davanti al Comune di Piacenza, in concomitanza con la riunione della Giunta, per chiedere che la stessa adotti urgentemente come propria delibera il documento proposto dal Coordinamento nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti umani “Fermiamo la guerra a Gaza. Costruiamo la pace in Medio Oriente”.
 Noi affidatarie e affidatari invitiamo tutte le persone, le associazioni e i sindacati che hanno a cuore la salvaguardia dei diritti umani a manifestare insieme davanti al Comune.