Servizio idrico a capitale misto, l’iter prosegue e il Comitato Acqua Bene comune insorge. Dell’affidamento dei servizi idrico e rifiuti alla società mista, si parlerà al prossimo consiglio locale di Atersir di lunedì 28.
ACQUA: a chi preme difendere gli interessi di Iren?
Abbiamo appreso da Libertà che è stato presentato all'assemblea dei sindaci convocata dal prof. Trespidi il progetto di fattibilità per l'affidamento del servizio idrico integrato e del servizio rifiuti ad una società mista pubblico-privata, nella quale la partecipazione azionaria del socio privato sarebbe del 65%, e quella dei comuni del 35%.
Incredibile!
Dopo le ripetute promesse e garanzie di una maggioranza “qualificata” da riservare agli enti locali per dare loro la possibilità di determinare la linea strategica dei servizi, questa è la conclusione. E la richiesta di portare all'attenzione dei sindaci anche un progetto di fattibilità dettagliato sulla ripubblicizzazione del servizio idrico condotto da uno studio veramente indipendente (richiesta avanzata da 23 amministratori locali, dallo stesso PD in consiglio comunale a Piacenza, dal Comitato Acqua Bene Comune) che fine ha fatto?
Carta straccia!
Insomma si vuole difendere a tutti i costi gli interessi di Iren (società di diritto privato, a partecipazione pubblica ma a gestione completamente privatistica) o di una sua qualunque partecipata, e si vuole a tutti i costi affidare al privato (Iren, o Mediterranea delle Acque o chi per esse) la gestione dei rifiuti e dell'acqua, bene comune essenziale alla sopravvivenza di ogni essere vivente.
Ma, oltre a ricordare per l'ennesima volta ai sindaci che decideranno questa ignobile frode, che la maggioranza assoluta degli elettori italiani e piacentini ha votato nel Referendum del 2011 a favore di una gestione pubblica dell'acqua, fuori da ogni logica di profitto e di mercato, vogliamo ricordare anche che una gestione completamente pubblica dell'acqua e dei rifiuti è assolutamente possibile, perchè:
- la normativa europea, alla quale anche l'Italia è assoggettata, prevede la possibilità dell'affidamento dei servizi “in house” (cioè direttamente) ad una azienda completamente pubblica (azienda speciale o spa pubblica) che sia soggetta al “controllo analogo” da parte degli enti locali proprietari;
- esistono in Italia numerosi esempi di aziende completamente pubbliche (spa) affidatarie “in house” del servizio idrico che hanno bilanci attivi e presentano una elevata efficienza del servizio in termini di perdite di rete e di servizi offerti alla clientela: a Lodi, a Fidenza, a Gorizia, a Imperia, a Vicenza, a Verona, a Milano, a Massa Carrara, a Lucca, a Pistoia, ecc. ecc.;
- esiste in Italia almeno un altro esempio di azienda speciale affidataria in house del servizio idrico integrato, la “Acqua Bene Comune” di Napoli, già Arin Spa, che presenta bilanci costantemente in attivo;
- è falso che dovrebbero essere i comuni a sborsare il cospicuo indenizzo ad Iren per il subentro nel servizio da parte di una azienda pubblica di loro proprietà (80-110 milioni): tale indenizzo dovrà essere sborsato dalla azienda pubblica tramite l'apertura di una opportuna linea di credito con istituti bancari o con Cassa Depositi e Prestiti; d'altra parte, di cosa si indennizza Iren? Dei costi non ancora ammortizzati sostenuti per costruire infrastrutture di proprietà comunale (se non conferite a società pubbliche, come i consorzi per i 6 comuni della Val d'Arda o PC Infrastrutture Spa per il comune capoluogo) ed inalienabili: tali costi rimangono sempre in capo al proprietario;
- ognuna delle aziende completamente pubbliche di cui sopra ha aperto proprie linee di creditocon istituti bancari, per attivare gli investimenti, spesso per milioni o decine di milioni di €, restituendo i mutui senza pesare sui bilanci dei comuni proprietari e mantenendo attivo il proprio bilancio economico;
- il personale della nuova azienda pubblica verrebbe trasferito da Iren tramite opportuni accordi sindacali, mentre la spesa per il personale della azienda non farebbe superare il 50% delle spese correnti proprie e dei comuni proprietari, escludendo così il vincolo del patto di stabilità sulle assunzioni;
- l'affidamento “in house” dei servizi ad una azienda pubblica sottoporrebbe infine l'azienda al“controllo analogo” da parte dei comuni proprietari, e cioè ad un controllo di tutti i consigli comunali su tutti gli atti amministrativi, i bilanci, le decisioni, la politica di servizio, ecc., cosa che non potrà mai avvenire per una società mista, né tanto meno per una società con il 35% di partecipazione pubblica!
Per questo chiediamo ai nostri sindaci: siate coerenti con il voto del Referendum del 2011, optate perl'affidamento “in house” del servizio idrico integrato e dei rifiuti ad una nuova azienda speciale o ad una spa pubblica, di vostra proprietà; rispettate la volontà dei cittadini, il diritto alla partecipazione e il diritto di tutti a godere di un bene essenziale alla sopravvivenza, l'acqua!
Il Comitato Acqua Bene Comune di Piacenza
Il Comitato Acqua Pubblica della Val d'Arda