Bivacco quotidiano, muri imbrattati, bagni pubblici sovente devastati, insulti ai passanti solo per il gusto di provocare. Senza contare i furti di biciclette che ormai non si contano più, soprattutto dietro l'auditorium Sant'Ilario, anche in barba alle telecamere. Sotto i portici di Palazzo Gotico ìmpera il bullismo nelle sue più odiose sfaccettature. Una situazione intollerabile, ma che rende quasi inermi le forze dell'ordine dal momento che oggi, per molti, una denuncia ha l'effetto del solletico.
È un rapporto che forse non sorprende più di tanto, ma pur sempre choccante quello che un agente di polizia ha redatto e inviato nei giorni scorsi al comando della Polizia Municipale di via Rogerio illustrando nel dettaglio ai dirigenti la situazione di illegalità diffusa e di degrado civico alla quale ogni giorno è costretto ad assistere in pieno centro, a due passi dal Comune. A chiunque basta passare sotto i cavalli del Mochi, a qualunque ore del giorno e della notte, per fotografare le istantanee di una fetta di società stritolata dalla noia. Sono per lo più minorenni, di tutte le razze; nei gruppetti ci sono anche tante ragazze. Fanno parte di quella che fino a qualche tempo fa si usava chiamare la generazione Balotelli, italiani a tutti gli effetti figli di immigrati, che studiano nelle nostre scuole. Bermuda di jeans coi risvolti, cappellini con l'ala, orecchino luccicante e "cicco" sempre in bocca. Tutti insieme, nonostante la giovane età, intimoriscono. Effetto del “branco”. I verbali riguardanti la zona più esclusiva della città assomigliano a un bollettino di guerra e raccontano una escalation di eventi deprecabili: furto di bici, altro furto di bici, schiamazzi, mura imbrattate, porta dei bagni pubblici divelta, parolacce rivolte al cittadino che si intrattiene su internet all'ufficio dell'Urp, altro furto di bici e via discorrendo. Ci avviciniamo a un gruppo poco dopo che un loro coetaneo è stato fermato per il furto di un profumo da Sephora, sul Corso, con lancio di boccetta di profumo contro la polizia. "State tutto il giorno qui?" chiediamo. "Fatti i ca… tuoi" replica uno sbarbato con lo sguardo da duro. Risolini e sguardi di sfida. C'è poco da dialogare. Paura non ne hanno. Nemmeno dello Stato, delle denunce e delle sanzioni. Le ordinanze sindacali, pur in essere, servono a poco. Da qui l’atteggiamento talvolta impotente anche delle forze dell’ordine. “Proviamo a fare qualcosa, ma è maledettamente difficile…” confida un agente.