Assoluzione per tutti e cinque gli imputati "per non aver commesso il fatto" mentre la Camera del lavoro chiede un risarcimento danni di 100mila euro. Volge all'epilogo il processo sullo scandalo delle false tessere Spi, indagine condotta dai carabinieri dopo l’esposto presentato dall’allora segretario provinciale della Cgil Gianni Copelli nel 2009. Erano 129 inizialmente le querele presentate dai pensionati iscritti alla Camera del lavoro a loro insaputa, rimaste oggi 29 dopo le varie remissioni che si sono susseguite tra il 2013 e quest’anno. La sentenza è fissata per il 25 settembre. Ma stamattina è stata la volta delle conclusioni formulate al giudice Maurizio Boselli. Il piemme Antonio Rubino ha chiesto l'assoluzione per i cinque imputati – Franco Sdraiati, ex segretario provinciale Spi, Nicola Gasbarro, già segretario organizzativo del sindacato pensionati Cgil, Anna Maria Nicocia, componente della segreteria dello Spi, Loredana Riva, ex direttrice del patronato Inca e Edgardo Musselli, operatore della Lega Spi-Farnesiana – in quanto in sede dibattimentale "non è stato possibile stabilire con chiarezza chi abbia iscritto i pensionati” ha detto. Gli stessi avvocati della difesa dei cinque – Roberta Prampolini, Fauso Cò, Maria Cristina Gardella e Monica Testa – hanno tutti chiesto l’assoluzione “per non aver commesso il fatto” affidandosi alle rispettive memorie difensive. Gardella e Testa, difensori di Loredana Riva, hanno approfondito le loro arringhe sostenendo come la loro assistita “sia stata tirata in ballo senza motivo nella vicenda a causa di un disegno precostituito” e definendo “lacunose le indagini condotte dagli uomini dell’Arma dei carabinieri”. In particolare nel mirino i vertici del Caf e l’ex direttore dell’Inca Badini. Accanto alla richiesta di assoluzione, i due avvocati hanno anche chiesto i danni alla Camera del lavoro (al giudice la facoltà di stabilirne l’eventuale ammontare) “per le gravi conseguenze personali e lavorative subite dalla Riva a seguito della vicenda”. Dal canto suo la Cgil, con l’avvocato Boris Infantino, ha invece chiesto la “giusta condanna” per gli imputati e confermato la richiesta di risarcimento danni per un ammontare di 100mila euro. Come sempre da quando è iniziato il processo, ad assistere all’udienza c’erano molti spettatori, tra cui anche diversi pensionati parti lese.