Omofobia, insulti e schiaffi sul treno: “Avevo solo chiesto di sedermi”

 Chiede un posto a sedere sul treno e, oltre ad un ceffone, si vede rivolgere insulti omofobi. E’ quanto avvenuto su un convoglio diretto a Piacenza, protagonista un giovane omosessuale, studente dell’università Cattolica, preso di mira da un gruppo di piacentini. Per questo ha deciso di sporgere denuncia ai carabinieri. 
Il giovane, che ieri stava arrivando con il treno delle 7.55, come sempre affollato di gente, ha raccontato di aver chiesto ad una signora se potesse spostare il passeggino per sedersi nell’unico posto rimasto a disposizione. Ma, alla richiesta, sarebbe arrivata la reazione di un gruppo di ragazzi che sedevano nelle vicinanze, che prima lo avrebbero insultato e, in seguito, anche minacciato passando alle mani. “Posso capire il nervosismo, tipico dei vagoni affollati e che la mia richiesta possa essere sembrata puntigliosa. Ma sarebbe bastato disporre in modo diverso il passeggino e mi sarei potuto sedere – ha spiegato -, non avevo certo chiesto che se ne andasse”. 
Il nervosismo, tipico di certi momenti, sembra però lasciato presto spazio a invettive che, con il caso specifico, hanno davvero poco a che fare: “Uno di questi ragazzi, prima si è alzato dicendo: ‘non sopporto questi modi di fare da checca isterica, quale sei’ e poi mi ha invitato ad uscire, nello spazio tra i due vagoni, per regolare i conti. Non ho accettato la provocazione e, dopo essermi accertato che non aveva intenzione di rientrare, mi sono seduto al suo posto. In quel momento – ha continuato il giovane – ho iniziato a ricevere degli insulti dai suoi amici: mi hanno detto che avrei dovuto chiedere scusa per la richiesta di spostare il passeggino e che non ho avuto rispetto di quella donna perché io figli non ne avrei mai potuti avere”. 
Ma non è finita, perché è a questo  punto che le parole, a quanto pare, non bastavano più e uno dei ragazzi si è alzato e gli ha sferrato uno schiaffo: “Sì, mi ha dato un ceffone e quando ho risposto ai continui insulti, dicendogli che preferivo essere frocio, come mi hanno etichettato, rispetto che omofobo, lui mi ha risposto: meglio omofobi che come te”. 
Molto più di un diverbio, insomma, come spesso può avvenire in situazione di particolare tensione come un viaggio su un treno affollato. Altro aspetto, poi, che lo ha stupito, è stato il fatto che “sia la mamma che le altre persone presenti si sono coalizzate contro di me, seppur non arrivando agli insulti omofobi. Ma la mia richiesta era legittima. I passeggini, tra l’altro, non potrebbero essere portati nei vagoni e i bambini dovrebbero essere trasportati con un apposito marsupio o essere tenuti in braccio, per motivi di sicurezza”.  
Dopo questa brutta esperienza, comunque, lo studente che nella nostra città frequenta la facoltà di Economia ha detto di non essersi perso d’animo: “Sono sicuro che per quattro stupidi omofobi ce ne sono quaranta che non sono così. Mi ritengo solo sfortunato, perché in alcune persone manca il rispetto e la tolleranza rispetto alla diversità. Sono cose che capitano, non solo in città come Verona ma anche a Piacenza. Sono che sono rare le denunce. Ci tengo comunque a sottolineare che, nonostante i luoghi comune, in una università come la Cattolica, di chiaro stampo religioso, non ho davvero mai avuto problemi”. 

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Sul caso è intervenuto il presidente dell’Atomo Arcigay di Piacenza, Valeriano Scassa: “A noi come associazione arrivano un gran quantità di segnalazioni di casi anche più gravi che però non vengono denunciati – ha spiegato -. E’ capitato persino di accompagnare persone al pronto soccorso e anche se i sanitari li avevano esortati a denunciare loro si erano rifiutati. Nel male, in questo caso, c’è di buono che è la prima volta che in città un ragazzo sceglie di denunciare. Speriamo non sia l’ultima”.