Circa due settimane fa l’associazione Ottone XXV Aprile, l’amministrazione comunale e i cittadini del comune dell’alta Valtrebbia avevano ripulito e messo in sicurezza una piccola casa cantoniera lungo la statale 45. Un gesto simbolico con il quale i residenti e il gruppo che da tempo si batte per la riqualificazione dell’arteria stradale hanno voluto sensibilizzare sulle condizioni di precarietà in cui sono costretti a vivere gli abitanti della montagna piacentina. Una piccola riqualificazione da cui partire per arrivare a una riqualificazione più grande in futuro, così in sintesi si può sintetizzare il messaggio lanciato con questo gesto. Nella pratica la piccola struttura era diventata una sorta di rifugio per escursionisti, pescatori o cacciatori che lì si potevano fermare per uno spuntino o anche solo per ripararsi da un temporale. Ma il progetto è naufragato dopo sole due settimane. La casa è infatti di proprietà di Anas, responsabile della statale 45 e spesso nel mirino dell’associazione Ottone XXV Aprile che accusa l’ente di trascurare l’importante arteria. Ebbene, in questi giorni la stessa Anas ha inviato un operatore sul posto per chiudere la casa in questione con un lucchetto. Gli attivisti però aggiungono un dettaglio che ha davvero infastidito i residenti di Ottone, lo spiega Roberto Lucà: “La casa è di Anas e possiamo anche accettare che la chiudano, è una loro proprietà e hanno il diritto di fare ciò che vogliono. Quello che non accettiamo è il modo in cui si è comportato il tecnico in questione che prima ha fatto a pezzi uno striscione e un cartello che avevamo collocato di fianco alla struttura, poi ha gettato il tutto sul greto del Trebbia”.
Il gruppo ha in effetti postato sul profilo Facebook alcune foto (IN ALLEGATO) che mostrano i brandelli dello striscione in mezzo alla boscaglia accanto al fiume. “Il nostro era un pacifico gesto dimostrativo – continua Lucà – non volevamo occupare spazi non nostri, tant’è vero che la casetta cantoniera è rimasta aperta a tutti esattamente come lo era prima. Anas non ha fornito giustificazioni, si è limitata a chiudere la struttura e basta. Ma questo, come detto, lo accettiamo. Non accettiamo il gesto del tecnico: siamo certi che non abbia agito in questo modo incaricato da Anas, ma di propria iniziativa, però ciò che ha fatto è da condannare”.