AGGIORNAMENTO 8 LUGLIO ORE 12 – La parola d'ordine è il "massimo riserbo" dopo la prima svolta nel caso del tecnico italiano rapito in Libia, e cioé il rilascio dei suoi due colleghi stranieri. La Farnesina, adesso, sta valutando l'impatto della novità per capire dove si trovi Marco Vallisa, dipendente della Piacentini Costruzioni sparito sabato scorso nell'ovest della Libia, in quello che appare sempre di più come un sequestro a scopo di estorsione.
7 LUGLIO 2014
Sono liberi i due tecnici stranieri scomparsi sabato in Libia insieme con Marco Vallisa. Ne dà notizia la Farnesina aggiungendo che Petar Matic ed Emilio Gafuri sono attesi alla sede della Piacentini a Zuwarah. Manca ancora all'appello il piacentino Vallisa. La Farnesina fa sapere che proseguono tutte le attività del Ministero degli Esteri, insieme agli altri organi dello Stato, per arrivare quanto prima ad una conclusione positiva della vicenda che riguarda il nostro connazionale.
"Stiamo raccogliendo tutte le informazioni sulla liberazione dei due tecnici e stiamo valutando tutto l'impatto di questa novità. Come al solito in questi casi è utile lavorare, con il massimo riserbo, con l'unità di crisi e i servizi dello Stato". Lo ha detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini a Kiev, dove è in visita.
In mattinata la famiglia era riunita nel salotto di casa, tutti intorno alla tv in attesa di novità. "Non rilascio interviste, non è il caso". Comprensibile da parte di Silvia Bolzoni, la moglie dell'ingegnere piacentino rapito in Libia e del quale non si hanno notizie dalla mattina di sabato. La Farnesina ha confermato la sua "irreperibilità", o meglio la sua scomparsa senza ancora parlare di sequestro ed ha avviato i provvedimenti del caso ma, nel frattempo, a Roveleto di Cadeo, paese dove il 53enne Marco Vallisa risiede da tutta una vita con la moglie e tre figli, non manca la preoccupazione. Sì, perché come hanno confermato tutti, "certe cose non si pensa possano succedere a persone che conosci".
Al bar sulla via Emilia e proprio di fianco al Comune non si parla di altro: "Sono brave persone, speriamo bene. Ci vuole fede” dice una signora che conosce bene Silvia, farmacista e consigliere comunale del gruppo di maggioranza. “Sono brave persone, grandi lavoratori e stimati. Non oso immaginare cosa stiano passando, lui e la famiglia, in questo momento”, aggiunge un signore di passaggio vicino al Comune. Un paese in attesa. Così si presenta Roveleto di Cadeo, 5mila e 800 anime spalmate lungo la via Emilia. Paese di passaggio e di industrie, ai lati dell’arteria stradale che unisce Piacenza a Fiorenzuola.
“Lui ci teneva molto alla famiglia, era inserito in molti campi, dal lavoro alla politica. Non ce lo aspettavamo. Si va a lavorare all’estero per la stabilità della famiglia e poi succedono certe cose” dice un’altro al bar, al quale si unisce la madre: “Io non mi impressiono facilmente, però questa volta mi è venuto da piangere. Da mamma posso solo pregare per loro. Ci vuole fede”. Qui, come comprensibile, non si parla d’altro: “Veniva al bar a bere qualcosa, a giocare a briscola. Abita a pochi metri. Si pensa sempre che tocchi ad altri, questa volta è toccato a noi. Non si sa mai come vanno a finire queste cose. Speriamo bene”.
Intanto dalla Libia sarebbe arrivata una prima conferma in merito alla scomparsa del tecnico piacentino Marco Vallisa e dei suoi due colleghi Emilio Gafuri, macedone, e Petar Matic, bosniaco. Secondo l’emittente Al Arabiya un funzionario del governo libico ha confermato che i tre ingegneri sono stati rapiti. I tre risultano irreperibili da ieri mattina. Il loro veicolo è stato trovato abbandonato a Zuwara – la città a ovest di Tripoli nota per il traffico di migranti – con le chiavi ancora nel cruscotto. Marco Vallisa – 53 anni, di Cadeo, in provincia di Piacenza – lavora insieme agli altri due colleghi per la ditta di Modena Piacentini Costruzioni. A dare la notizia della loro scomparsa era stato il Libya International Channel che ipotizzava già un rapimento anche se non è arrivata nessuna rischiesta di riscatto. Il Ministero degli Esteri italiano ha immediatamente attivato tutti i canali per ritrovare l'ingegnere di cui si sono perse le tracce.
Vallisa, esperto in costruzioni e perforazioni, vive a Cadeo con la moglie Silvia Bolzoni, farmacista del paese e consigliere comunale nel gruppo di maggioranza, e i tre figli, che frequentano le scuole elementari. “Siamo in attesa che la Farnesina ci dica qualcosa, ma per ora tutto tace. Anche loro fanno quello che possono, il problema è che per ora non c’è nessuna novità” spiega il fratello Corrado Vallisa – “l’ultima volta che abbiamo sentito Marco è stato venerdì: aveva la stessa voce di sempre, non era preoccupato e non aveva timori, anche perché la zona in cui lavora è sempre stata tranquilla, lontana dalle tensioni, e non ha mai avuto problemi di sicurezza. Poi sabato siamo stati contattati dalla Farnesina che ci ha comunicato che Marco era irreperibile: a quel punto abbiamo cominciato a chiamarlo sul cellulare, ma all’inizio non rispondeva, poi il cellulare si è spento. Ora non sappiamo più nulla di lui”.
“Ora aspettiamo che chi ha rapito Marco e i suoi colleghi chieda il riscatto, non so se vorranno armi o soldi, non lo so. Io sono convinto che l’abbiano sequestrato, ma allo stesso tempo ho fiducia, sì, sono fiducioso”.
Lo stesso Dino Piacentini, titolare dell’azienda per cui lavora Marco Vallisa ha confermato che alla ditta non sono mai arrivate rivendicazioni, né richieste di riscatto.
Il sindaco di Cadeo Marco Bricconi è amico d’infanzia di Marco Vallisa: “La Farnesina mi ha contattato immediatamente e ci tiene aggiornati di continuo dimostrando grande comprensione e professionalità. Per ora però non ci sono novità e oltre ad aspettare non possiamo fare altro”.
“Io e Marco ci conosciamo fin da bambini – continua il primo cittadino – Cadeo dopotutto è un comune piccolo e tutti lo conoscono. Lui non si è mai detto preoccupato per rischi legati al suo mestiere anche perché l’azienda per cui lavora è estremamente professionale e attenta alla sicurezza dei propri dipendenti. Certo, la Libia è un paese complesso ma non ci sono mai state avvisaglie di presunti pericoli. Ora, come detto, non possiamo che aspettare”.
Vallisa ha anche una forte passione per la politica: nel '95 si era candidato sindaco con la lista 'Cadeo riparte' ed era poi entrato in consiglio nei banchi della minoranza, nel 2006 aveva appoggiato un altro candidato alla poltrona di primo cittadino. Anche nella chiesa del paese, che conta circa 6.200 abitanti, non si parla che di Vallisa. "Per la famiglia di Marco la parrocchia è come una seconda casa – dice don Umberto Ciullo – Potete immaginare come ci sentiamo". Circa 150 persone erano riunite ieri sera in parrocchia per la consueta 'pizzata' mensile: è stata avanzata l'ipotesi di un momento di preghiera per Vallisa.
Il parroco di Cadeo: “Ci opprime il pensiero di Marco”.
"Non possiamo negare che oggi ci opprima il pensiero del nostro concittadino Marco, che è in Libia. Il pensiero alla sua situazione è un'oppressione". Lo ha detto ai fedeli il parroco di Cadeo, don Umberto Ciullo, durante l'omelia della Messa domenicale nella chiesa di Santa Teresa Benedetta della Croce, riferendosi alla vicenda di Marco Vallisa. "Diciamo al Signore: 'Abbiamo bisogno di ristoro, abbiamo bisogno che tu lo protegga'".