Fibrillazione nel mondo del lavoro piacentino, perché lunedì pomeriggio è atteso un incontro decisivo per conoscere il futuro della Gardesa di Cortemaggiore, la ditta che fino a qualche anno fa era leader nel settore delle porte blindate. Sarà in quel momento che si conosceranno i progetti della ditta, appartenente al gruppo svedese Assa Abloy e tra i dipendenti non manca la preoccupazione. La voce che circola, infatti, è quella che i vertici, presentando il loro piano di rilancio, possano annunciare altri esuberi. Parlare di 50 su circa il centinaio rimasto forse è troppo (erano 200 nel 2008), certo però che sembra probabile che per tornare competitiva sul mercato la multinazionale possa tagliare altri posti di lavoro.
Anche perché da cinque anni a questa parte, nella ditta che a Cortemaggiore era considerata la sostituta naturale dell’Agip per la quantità di posti di lavoro che aveva saputo portare, i dipendenti non hanno conosciuto altro che esuberi. Che, nella maggior parte dei casi, sono stati definiti “volontari” ma che sono il frutto di una proposta difficilmente rinunciabile. Come hanno spiegato alcuni lavoratori, preoccupati per il loro futuro: “Ti mettono davanti a questa prospettiva: o accetti una buonuscita, che varia dai 20 ai 30mila euro in base agli anni di mobilità a disposizione, oppure te ne vai con niente”. E gli ha fatto eco un collega: “In questi 5 anni hanno lasciato a casa con questo sistema circa 60 persone. Li chiamano esuberi ma poi sono licenziamenti. Certo, qualcuno può essere stato volontario, ma non nella maggior parte dei casi”.
Così, con questo metodo, la Gardesa di Cortemaggiore sembra sparita dai radar dell’informazione da molto tempo, nonostante non se la passi bene. “Pensa che, nonostante molti siano in cassa integrazione, vengono a lavorare il sabato per nulla. Te lo segnano nel recupero compensativo, ma alla fine va a finire che vai a lavorare per 20 euro al posto di 50 piuttosto che non perdere il posto”.
Le critiche per questa situazione, da parte dei dipendenti, non mancano verso la dirigenza anche per quanto riguarda le promesse sugli investimenti: “E’ vero che il lavoro è calato perché siamo collegati con l’edilizia, però una multinazionale del genere non ha portato nessuna commessa da fuori. Anzi, hanno portato all’estero, in Irlanda, dei macchinari. Sembra che vogliano far morire l’azienda lentamente”. Dello stesso avviso un altro che alla Gardesa lavora da anni: “Il gruppo ha circa 35mila dipendenti in tutto il mondo e non riesce a piazzare una porta, mi domando perché non ne parla nessuno?”.
La situazione, comunque, è ben nota ai sindacati che si preparano all’incontro di lunedì senza voler sentire neanche nominare la parola “esuberi”. Come ci ha confermato Romano Braghieri della Fiom Cgil: “Non ci hanno annunciato ancora nulla, ma gli esuberi verranno decisi eventualmente dopo l’incontro. Noi stiamo riflettendo su un’azienda che ha già avuto forti riduzioni di personale, il ricorso abbondante alla cassa integrazione e, nell’immediato, non può subire ancora esuberi. Perché, a questo punto, avremmo delle perplessità che possa reggere”. I sindacati, quindi, chiederanno ai vertici del colosso svedese di conoscere il piano di rilancio sbandierato da anni: “Quali sono i bilanci, i venduti, l’invenduto, i mercati possibili all’estero” ha concluso Braghieri.
Insomma, tutti gli occhi degli oltre cento dipendenti della Gardesa sono puntati all’incontro che si terrà nella sede di San Giovanni in Persiceto a Bologna, e al quale, oltre ai sindacati, saranno presenti i rappresentanti di Confindustria.