Venerdì Piacentini dietro le quinte: la difficile ricetta di un successo unico

Cinque serate in cui Piacenza non sembra più Piacenza. Migliaia di persone, decine di migliaia (50mila, per la precisione, nelle prime due di queste cinque serate) si riversano nelle vie del centro e trasformano la città – di cui gli stessi piacentini si lamentano costantemente durante l’anno – in qualcosa di diverso, in un grande contenitore di eventi, di feste, di appuntamenti: musica, danza, moda, arte, cabaret, sport, di tutto di più. E ogni anno di più. Sono i Venerdì Piacentini Shopping Nights, che già dal nome chiariscono la loro ragion d’essere: animare un centro normalmente apatico (al netto dei timidi segnali di ripresa degli ultimi mesi che lasciano ben sperare per il futuro) per rilanciare l’economia locale, il commercio, i locali. Cinque serate patrocinate dall’Amministrazione comunale di Piacenza e affidate, da quattro anni a questa parte, alla Blacklemon di Nicola Bellotti, agenzia di marketing aziendale che in questa edizione 2014 ha visto l’ingresso di Susanna Pasquali per la gestione della macchina organizzativa. Specialisti del marketing, dunque, per organizzare una kermesse imponente, decisamente più complessa di quel che si potrebbe immaginare e nella quale confluiscono e interagiscono il pubblico e il privato come mai prima d’ora.

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Con l’edizione di ieri si è superata la metà della manifestazione in termini di tempo: era il terzo venerdì dei cinque in programma e, per la prima volta nella storia dei “Venerdì”, si è unito alla fiera di Sant’Antonino, il più importante evento fieristico dell’anno per Piacenza, e non solo. Un mix che aveva creato non pochi grattacapi al Comune per la gestione più che altro della viabilità, e di riflesso all’organizzazione. Alla fine tutto è filato liscio, complice anche il clima fresco e i rovesci meteo che hanno ridotto di un po’ le presenze, e la città risultava perfettamente divisa in due: eventi a nord, in pieno centro, e banchi più verso sud, Stradone Farnese e Facsal. Un successo, quantomeno in termini di presenze e partecipazione.

In occasione di questo giro di boa e della particolarità della sovrapposizione Venerdì-Sant’Antonino abbiamo chiesto a Nicola Bellotti di stilare un primo bilancio, benchè parziale.

“Avevamo previsto problemi logistici importanti – spiega Bellotti – ma alla prova dei fatti le cose sono andate decisamente bene. La città era divisa in due, con la parte sud dedicata alla fiera e quella più a nord che ospitava i nostri eventi. Abbiamo cercato di valorizzare le piazze più accessibili da nord e la scelta è stata vincente. Il pubblico ha risposto bene, la gente era in giro, la serata è andata alla grande”. Un calo di affluenze si è comunque registrato, sottolinea Bellotti, ma è più da imputare alla variabilità del tempo e al clima fresco, e forse alla sfida “mondiale” Brasile-Colombia, che alla sovrapposizione con la fiera; che, anzi, ha portato gente in più. Morale, i due eventi si sono intrecciati meglio del previsto senza la controindicazione del traffico impazzito.

“Per quanto riguarda le prime due serate – prosegue Nicola Bellotti – abbiamo registrato il record storico di presenze: parliamo di oltre 50mila visitatori, benché i dati non siano ancora definitivi. L’interesse del pubblico c’è, dunque, e sta aumentando l’affluenza di persone che arrivano da fuori città, che rappresentano il nostro target. I Venerdì Piacentini nascono e restano una manifestazione mirata a rilanciare il commercio nel centro storico della città e oltre al dato delle presenze a noi interessa sempre il numero di scontrini che vengono poi battuti; in altre parole ci interessa sapere se le persone vengono per fare acquisiti o solo per farsi un giro. E proprio per aumentare il volume degli affari noi abbiamo sempre puntato molto sulle città vicine: è più facile che un turista sia pronto a fare l’acquisto piuttosto che un piacentino, che magari può tornare la mattina dopo con più calma, senza la birra in mano”.

Il bilancio parziale e che riguarda gli esercizi commerciali che hanno un filo diretto con gli organizzatori è al momento più che positivo, anche se riempire i locali, i bar, i ristoranti è sicuramente più semplice che far fare acquisti nelle boutique. Ma per questo la ricetta perfetta non esiste. Di certo c’è che il movimento di persone favorisce gli affari e in questo senso i Venerdì sono un motore ormai considerato insostituibile dall’Amministrazione e dalla gran parte dei commercianti e degli esercenti piacentini.

Un motore che da quest’anno si compone di un elemento in più che, a detta di Nicola Bellotti, è stato ed è fondamentale: “La novità di quest’anno è l’ingresso di Susanna Pasquali come co-organizzatrice di tutta la kermesse e ritengo che abbia dato un tocco femminile alla gestione di tutti gli eventi assolutamente visibile”.

I Venerdì sono una garanzia di successo, dunque, ma sono anche il frutto di un lavoro complesso, articolato e tutt’altro che conosciuto. Sono in tanti a pensare che si tratti di un’iniziata finanziata con i soldi pubblici, ma così non è. Il Comune, con l’assessore al Commercio Katia Tarasconi, gioca un ruolo fondamentale ma i fondi che consentono la realizzazione della manifestazione sono quasi interamente privati. Si tratta dunque di trovare una buon motivo perché gli imprenditori decidano di investire in un’iniziativa come i Venerdì Piacentini. “Ci tengo sempre a ricordare che il mio mestiere non è organizzare eventi – dice Bellotti – La Blacklemon si occupa di comunicazione e marketing e i Venerdì sono l’unica manifestazione che organizziamo nell’arco dell’anno, non ne facciamo altre. Quattro anni fa sono stato coinvolto nell’organizzazione proprio perché mi occupo di marketing e la situazione generale era cambiata”. In altre parole, in periodo di vacche grasse erano i Comuni a finanziare i grandi eventi e capitava che nelle piazze, Piacenza compresa, ci fossero grandi nomi. “Ora non funziona più così” sottolinea Nicola Bellotti, i tempi sono cambiati, le amministrazioni che investono nell’intrattenimento, nei concerti, nell’animazione delle città sono sempre meno, ed è così in tutta Italia. Ecco che dunque bisogna inventarsi qualcosa, bisogna dare una ragione valida per investire, bisogna fornire un “tornaconto immediato, perché non ci si accontenta più di avere il proprio marchio sulla locandina di un programma”. Si pensi alle auto in centro, spiega Nicola: sono stati in molti a criticare la presenza delle vetture delle concessionarie che nelle serate dei Venerdì hanno riempito piazza Cavalli, “ma se non ci fossero loro – dice – non avremmo i soldi per organizzare le cinque serate”. Chi vende auto ha bisogno di portare le vetture in mezzo alla gente e l’occasione dei Venerdì Piacentini era unica.

E quando a Bellotti chiediamo se a suo parere sarebbe possibile replicare i Venerdì in altri momenti dell’anno (altra critica che arriva spesso: Piacenza si anima solo per cinque sere d’estate e poi muore di nuovo) risponde senza mezzi termini: “Per come sono organizzati, per il lavoro che c’è dietro, direi di no. Ma la chiave di lettura è questa, non ci sono altre vie. Si tratta di trovare il modo di coinvolgere imprenditori a investire in un evento che poi porta lavoro ai negozianti e agli esercenti del centro ma che nel frattempo porta visibilità ai prodotti o ai servizi offerti da chi investe. Solo così, con la collaborazione dei privati, si può organizzare qualcosa di importante”.