Residenti di Morfasso: “L’assessore Lusenti non ha voluto incontrarci”

Una cinquantina di abitanti di Morfasso ha partecipato alla cerimonia di inaugurazione del nuovo pronto Soccorso dell’ospedale di Piacenza per portare la personale testimonianza a difesa del Servizio di guardia Medica del comune dell’alta Val d’Arda.

Radio Sound

I componenti del comitato spontaneo che si è creato qualche settimana fa, si sono presentati all’evento, aperto al pubblico, indossando una maglietta con la scritta “Salviamo la Guardia Medica di Morfasso” con l’intento di presenziare in modo educato e civile, testimoniando la loro battaglia.

All’ingresso del Polichirurgico, però, il personale  di vigilanza dell’IVRI ha bloccato i morfassini riferendo, sempre con estrema gentilezza, di aver ricevuto ordini di non far entrare i delegati.

Si è cercato di capire da dove e da chi arrivasse un tale inspiegabile divieto ma non vi è stato modo di saperlo. L’ASL ha poi comunicato di sua iniziativa che lo stesso Assessore regionale alla Sanità, Lusenti, avrebbe incontrato la delegazione di Morfasso al termine della manifestazione.

I morfassini sono poi comunque entrati nella sala indossando la maglietta ritenendo che non vi fosse nulla di sconveniente o di offensivo, ribadendo con fermezza il pieno diritto di partecipare come cittadini, con l’educazione ed il senso civico che li ha sempre contraddistinti.

Alla fine, però, non solo l’Assessore Lusenti non ha parlato con la delegazione ma ha affermato di non aver mai dato la sua disponibilità in tal senso.

“Non avrei mai pensato di vedere simili atteggiamenti nella nostra città, soprattutto da parte di chi è lì per delega e con compensi di tutti noi” ha affermato Gian Francesco Tiramani, portavoce del comitato “Ci siamo presentati con educazione e rispetto ma siamo stati accolti e pre-giudicati come dei Black bloc

o peggio. Siamo orgogliosi della nostra terra e della scritta che portiamo sulle maglie; ci siamo sempre resi disponibili per un confronto costruttivo immaginando che dall’altra parte vi fossero interlocutori altrettanto disponibili ma abbiamo dovuto subire una discriminazione ingiustificabile.”

“Ci sentiamo feriti per come siamo stati giudicati e trattati e questa non può essere neppure lontanamente la nostra idea di ‘cittadinanza attiva’ e di democrazia. Noi continueremo ancor più a lottare civilmente per una causa a favore della quale abbiamo esposto considerazioni obbiettive e sostanziali e su questo chiediamo un confronto con chi ha l’obbligo, non la facoltà, di raccogliere le idee e le segnalazioni degli utenti” ha concluso.