ABBANDONO’ IL PROPRIO CANE, RINVIATO A GIUDIZIO

ANIMALI. Roma, 22 giugno 2014 – «L’Ente Nazionale Protezione Animali ribadisce il proprio impegno ad intervenire anche in futuro come parte civile in tutti i procedimenti giudiziari che abbiano ad oggetto i reati compiuti in danno agli animali, intendendosi maltrattamento anche i casi di abbandono.» Lo dichiara la presidente nazionale dell’Enpa, Carla Rocchi, commentando il rinvio a giudizio e la costituzione di parte civile nel procedimento giudiziario a carico di un uomo, imputato per avere abbandonato il proprio cane, accalappiato dopo essere stato trovato a vagare per le vie di una località del Comasco. Identificato e più volte invitato a recuperare l’animale, l’uomo non si è mai recato in canile. «L’abbandono di animali – prosegue Rocchi – non è solo un gesto spregevole; è un reato, punito dall’articolo 727 del codice penale con l’arresto fino ad un anno o con un’ammenda da mille a diecimila euro. Non solo. Secondo il recente orientamento della Corte di Cassazione, abbandonare un animale di affezione configura anche maltrattamento di tipo omissivo: cessare volontariamente di accudire il proprio animale, abituato a ricevere cure dal proprietario, significa inevitabilmente sottoporlo ad una sofferenza fisica ed etologica. Quella contro gli abbandoni dunque è una battaglia di civiltà che l’Enpa sta combattendo non soltanto con le armi della sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dell’educazione dei cittadini al rispetto degli animali ma, anche e soprattutto con quelle legali della denuncia e della costituzione di parte civile. Chi abbandona un animale di una cosa può e deve essere certo: non la farà franca.»

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