MODA IN PROTESTA-Le sfilate primavera-estate 2014 che hanno lasciato il segno.

Tutti siamo impazienti di respirare l’aria primaverile,anche se febbraio ci ha già accontentato con qualche giornata di sole… è proprio in questi momenti che ripenso alla magnificenza delle sfilate primavera-estate 2014 che ci hanno intrigato nel loro mondo, a volte fatato e etereo,altre spiazzante e prepotente,altre ancora coinvolgente e soddisfacente. Sì, è un universo che può attirarti come anche allontanarti,ma dove nulla viene fatto a caso o per il solo divertimento di apparire. Dietro a ogni collezione c’è un messaggio forte: quest’anno si ha puntato come non mai sulla forza delle donne e sulla loro sempre più indomabile voglia di indipendenza. Sarà che la cronaca negli ultimi mesi ha parlato di così tanti casi di violenza sulle donne,che ormai anche la moda ha colto il messaggio e lo ha voluto reinterpretare nei vestiti,uno dei mezzi di comunicazione più potenti del passato,del presente e del futuro.

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Lo stilista diventa in effetti una sorta di rappresentante delle idee,delle proteste,delle lotte del popolo. Potrebbe sembrare un’affermazione superficiale e infondata,ma in realtà non lo è: è innegabile che una sfilata,dove le classiche modelle spilungone sono state sostituite da robuste e possenti ballerine afro-americane di stepping,lanci un  messaggio indelebile. Rick Owens ha dato uno spettacolo senza precedenti dove si è sentita la voce,anzi l’urlo delle donne stanche di essere oggetti e non soggetti,comparse e non protagoniste,strumenti e non persone. E’ per questo che spesso è giusto dare più valore a ciò che vediamo comparire sulle passerelle.

Un altro esempio potrebbe essere la sfilata di Givenchy. Le modelle erano quelle scheletriche,ma la scenografia,le luci soffuse,l’incidente d’auto simulato al centro della mastodontica arena,hanno trasformato lo show in una parata di donne potenti,al centro di uno scontro di culture e capaci di far fronte a qualsiasi ostacolo.

Ma la frase che più mi ha colpito è stata pronunciata da Raf Simons,designer di Christian Dior: “Volevo dare l’idea di un gruppo di donne,una nuova classe distinta,sofisticata e selvaggia allo stesso tempo. Volevo che voi non capiste a pieno da dove provengano o dove siano dirette,ma che esse esistano in un nuovo mondo di cambiamento e possibilità.” Ecco quindi una donna diversa dalle altre precedenti: incantevole,delicata,speranzosa,alla ricerca di svolte e affermazioni personali.

E così potremmo andare avanti all’infinito: in Prada il volto femminile era impresso ovunque: abiti,accessori,murales. In Chanel tutto era incentrato sulla donna del futuro,creativa artistica,al passo con i tempi. Marc Jacobs,nella sua ultima apparizione come stilista della maison Louis Vuitton,ha cambiato completamente prospettiva:inserite in uno scenario tetro,cupo,total black,le modelle si sono trasformate in creature alate che indossano jeans strappati,strass e pizzi. Una specie di metafora che da alla donna la possibilità di riscoprirsi e di esprimersi audacemente.

Perciò il 2014 sarà un anno di svolte,proteste e speriamo anche di vittorie. Per ora quel che la moda ci può dare è un po’ di sicurezza e spensieratezza,un giusto mix per cominciare la nostra lotta per il cambiamento.