“Dimissioni? Ci sto pensando da qualche tempo”. Ad ammetterlo è l’assessore all’Ambiente, Luigi Rabuffi, il quale ha altre deleghe "pesanti" come Lavoro, o particolarmente sensibili per l'opinione pubblica, tra le quali Parchi urbani, Valorizzazione del Grande Fiume, Pendolarismo e Partecipazione. E ci sta pensando con maggiore concretezza dopo il voto in consiglio e la firma dei protocolli di fattibilità sulla gestione mista di acqua e rifiuti. Ma pare che il suo sia ben più di un mal di pancia dovuto a una diversa visione rispetto alla maggioranza sull’argomento. Anche perché, come ha ribadito ai nostri microfoni, “Ci avevo già pensato precedentemente”.
Le frizioni tra Rabuffi e il resto della giunta, quindi, sembrano avere radici lontane e il rimpasto, che ha visto la sua riconferma, non pare aver sopito i malumori.
Così la richiesta di dimissioni, arrivata tra i banchi di palazzo Mercanti dal consigliere del Pd, Michele Bricchi, sono forse state la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso. “Vista la sua posizione politica e la partecipazione a certe iniziative mi chiedo se l’assessore Rabuffi non debba interrogarsi sul suo ruolo in giunta” aveva detto il democratico.
“Chi ha chiesto le mie dimissioni è libero di farlo – ha precisato Rabuffi -, ci ho riflettuto e anche prima che mi sia stato chiesto. Sto maturando la decisione, con le persone che mi sono care, su quale sarà il mio futuro rispetto al governo di questa città”.
Sarebbe l’ennesima tegola per il sindaco Paolo Dosi, che forse pensava di aver risolto le grane nella sua squadra, dopo aver perso per strada – in quello che è stato denominato Dosi ter – quattro assessori come Francesco Cacciatore (vicesindaco), Giovanna Palladini, Paola Beltrani e Pierangelo Romersi, tutti usciti in forte polemica con il primo cittadino.
“Ogni giorno penso alla mia capacità di essere d’aiuto e fare il bene dei cittadini – ha aggiunto Luigi Rabuffi – e sono riflessioni costanti. Con il tema dell’acqua pubblica ancor di più. Però il mio impegno non finisce qui sul tema. La mia posizione è nota e, anzi, ho cercato da sempre di promuovere il referendum per una gestione totalmente pubblica. Mi sono discostato dall’idea emersa nella restante maggioranza ma rivendico il diritto di pensarla diversamente” E ha poi spiegato che “rimango convinto che la gestione migliore dell’acqua sarebbe quella pubblica, perché dobbiamo pensare che un referendum popolare, così partecipato, non può essere oggetto di interpretazioni. Ricordo bene come andarono le cose a quel tempo e ‘acqua pubblica’ significa pubblica, non mista. E rimarrò su queste posizioni”.
Dimissioni o no, l’assessore si dice comunque certo che, se dovesse rimanere nel suo ruolo, “sarò da pungolo e sintinella sull’evoluzione di questo processo. Che è ancora lungo, perché siamo al primo step con lo lo studio di fattibilità. Però, proprio per come la penso, credo che la mia presenza in giunta che ha sposato in parte una posizione diversa sia un valore e non una criticità. Staremo a vedere”.