Acqua, Pd compatto: “Polemiche fuori luogo, sì alla gestione mista”

E’ falso presentare la scelta di affidare la gestione dei servizi idrici ad un soggetto totalmente pubblico come l’unica in grado di evitare la privatizzazione dell’acqua”. Così il capogruppo del Pd in Provincia Marco Bergonzi interviene sulla discussione in merito alla gestione delle risorse idriche che vede il Comitato Acqua Bene Comune battersi per l’individuazione di un gestore totalmente pubblico. “Ma le norme del nostro Paese stabiliscono che la proprietà della risorsa idrica è comunque pubblica perché il suo utilizzo è soggetto a pubblica concessione – chiosa Bergonzi – così come solo pubblica può essere la proprietà delle reti di distribuzione. Ciò di cui si discute non è dunque se l’acqua debba essere pubblica o privata, ma la natura del soggetto preposto a alla sua distribuzione e depurazione”.

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“In secondo luogo – aggiunge Bergonzi – le tariffe per questi servizi sono le stesse a prescindere dalla natura, pubblica o privata, del soggetto che li gestisce. Le tariffe sono infatti decise dall’Autorità per l’Energia l’elettrica ed il gas e non dal soggetto gestore. Ciò che occorre al nostro territorio non è dunque una ripubblicizzazione dell’acqua: l’acqua è già pubblica e non può essere altrimenti” conclude il capogruppo del Pd.

 

L'INTERVENTO DI DANIEL NEGRI (PD)

Le parole di Bergonzi rappresentano in sostanza l’idea generale del Pd. Il consigliere comunale Daniel Negri, insieme a tutte le forze e le liste civiche di Maggioranza, ha indetto una conferenza stampa proprio con l’obiettivo di fare chiarezza sul tema. “E’ fuori luogo parlare di acqua pubblica, perché così è sempre stato. Si tratta solo di trovare il metodo migliore per gestirla. E il metodo migliore è proprio una gestione mista in cui il controllo sia rappresentato da un’assemblea dei sindaci, quindi pubblica, mentre l’adempimento dei compiti nella sua concretezza sia affidato a privati titolati a questo compito”.

Lunedì si discuterà di questo tema in consiglio comunale e il Pd presenterà due ordini del giorno: “In primis chiederemo un’integrazione allo studio di fattibilità fatto a suo tempo per la società In House, anche alla luce dei recenti cambiamenti normativi. Secondariamente chiederemo di aggiungere un aspetto legato alla Governance: le linee di indirizzo devono dunque provenire dall’assemblea dei sindaci che dovrà essere incaricata di monitorare attentamente i lavori della parte privata, con particolare attenzione ai temi della manutenzione e degli investimenti”.

 

IL COMUNICATO DI MARCO BERGONZI

Nelle ultime settimane gli organi di stampa si sono occupati a più riprese del tema che ormai viene etichettato come “Acqua Pubblica” riferendosi al processo in base al quale anche nella nostra provincia occorrerà individuare un soggetto gestore per il ciclo dell'acqua. Le polemiche sono sostanzialmente concentrate tra i sostenitori di un soggetto totalmente pubblico da costituire ex novo fra i comuni del nostro territorio, come unica soluzione coerente con l'esito dei referendum tenutisi nel 2011, e chi sostiene che la scelta migliore sia da rinvenire nella costituzione di un nuovo soggetto a partecipazione mista pubblico/privato.

Come spesso ormai accade, tutti decantano la necessità di partecipazione a scelte così importanti; lo fanno le Istituzioni, lo fanno i comitati a sostegno dei referendum e del loro esito, ma il risultato è che i cittadini assistono spesso a resoconti di scaramucce nei vari consigli comunali e Provinciale, a battaglie di comunicati e contro comunicati, ma per il cittadino comune la nebbia sul merito della questione si fa sempre più fitta. Per questo verrebbe spontaneo chiedersi perchè non si sono organizzate e preventivamente pubblicizzate assemblee pubbliche per informare i cittadini sui problemi concreti che vanno affrontati e sulle varie ipotesi in discussione ? Questa vicenda dimostra com'è difficile coniugare teoria (la partecipazione) e prassi (reale volontà di informare e far partecipare).

Per questo è utile sviluppare qualche considerazione sul tema, anche per sottolineare che perchè l'acqua sia realmente “pubblica” non serve la vacua difesa del termine “pubblico”, ma occorre un sistema di gestione in grado di coniugare l'efficienza della distribuzione, la tutela degli utenti, ed un efficace controllo pubblico del servizio. Pertanto, il futuro gestore dei servizi idrici per la provincia di Piacenza va scelto non sulla base di preconcetti ideologici, ma cercando la soluzione più adatta a garantire al territorio piacentino un servizio di buona qualità ed investimenti adeguati ai fabbisogni al minor costo possibile, senza gravare i bilanci dei comuni di oneri insostenibili e i cittadini di onerosi aumenti della tassazione locale.

Per questo vanno chiariti due punti:

-in primo luogo è falso presentare la scelta di affidare la gestione dei servizi idrici ad un soggetto totalmente pubblico come l’unica in grado di evitare la “privatizzazione dell’acqua”. Le norme del nostro paese stabiliscono che la proprietà della risorsa idrica è comunque pubblica (il suo utilizzo è soggetto a pubblica concessione) così come solo pubblica può essere la proprietà delle reti di distribuzione. Ciò di cui si discute non è dunque se l’acqua debba essere pubblica o privata, ma la natura del soggetto preposto a alla sua distribuzione e depurazione;

-in secondo luogo le tariffe per questi servizi sono le stesse a prescindere dalla natura, pubblica o privata, del soggetto che li gestisce. Le tariffe sono infatti decise dall’Autorità per l’Energia l’elettrica ed il gas e non dal soggetto gestore. Ciò che occorre al nostro territorio non è dunque una ripubblicizzazione dell’acqua: l’acqua è già pubblica e non può essere altrimenti.

Ma una soluzione che riporti più vicino al territorio le decisioni sulle modalità di erogazione dei servizi e sugli investimenti da realizzare, superando la situazione negativa che sotto questo aspetto si è creata negli ultimi anni da un lato con le trasformazioni societarie di IREN e dall’altro lato con la regionalizzazione dell’ATO. La soluzione di una società mista pubblico/privata piacentina, controllata dai nostri Comuni, in modo da garantire ad essi la titolarità delle decisioni più rilevanti, ed affidare ad un soggetto privato i compiti operativi, è la soluzione più idonea per garantire questi obiettivi. E nello stesso tempo per evitare le inefficienze e gli squilibri finanziari che si accompagnano frequentemente ad una impropria espansione del settore pubblico, come purtroppo la storia del nostro paese spesso ci insegna.