Si è celebrato questa mattina, giovedì 6 febbraio, il 69esimo anniversario della fucilazione di Alberto Araldi, Brigadiere dei carabinieri e partigiano combattente, decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare. Una sobria commemorazione al cimitero urbano di Piacenza con la deposizione di una corona di alloro alla lapide dedicata ai partigiani uccisi durante il secondo conflitto mondiale e la benedizione a cura del Cappellano Militare monsignor Bruno Crotti. Alla cerimonia ha partecipato una rappresentanza dei Carabinieri di Piacenza e i membri dell’Associazione Nazionale Carabinieri del capoluogo.
LA COMMERAZIONE DEL BRIGADIERE ALBERTO ARALDI
Il Brigadiere Alberto Araldi, nato a Ziano Piacentino (PC) il 18 gennaio 1912 è stato arruolato nell'Arma il 26 aprile 1931. Promosso Carabiniere, veniva trasferito alla Legione Carabinieri di Cagliari il 31 ottobre 1931 ed il 1° settembre 1934 a quella di Genova e da questa, il 12 maggio 1941, alla Stazione CC di Pontenure;
mobilitato con il 22° Battaglione Carabinieri della Legione di Genova, il 7 marzo 1942 veniva aggregato alla Legione di Ancona ed il 27 marzo successivo trasferito a reparto di stanza in Dalmazia. Inviato in licenza speciale il 15 agosto 1943, dopo i noti eventi bellici dell'8 settembre 1943, veniva arrestato dalla Guardia Nazionale Repubblicana e rinchiuso nelle carceri di Parma, dalle quali riusciva poi ad evadere ed a raggiungere le formazioni partigiane operanti in "Val Trebbia" e in "Val Luretta", assumendo il nome di battaglia "Paolo" e l'incarico di vice comandante della Divisione "Giustizia e Libertà", comandata dal Tenente CC Fausto COSSU;
nei mesi successivi, si rendeva protagonista di ardite azioni di resistenza: con pochi uomini, entrava, travestito da ufficiale tedesco, nell'Arsenale Esercito di Piacenza, ove prelevava un cannone con munizioni e scorte; di notte, sempre con pochi uomini, sorprendeva e disarmava le guardie, soldati tedeschi e fascisti, del deposito di munizioni di S. Bonico di Piacenza e, dopo aver prelevato 600 quintali di cartucce, con tre autocarri, rientrava al campo partigiano con materiali e prigionieri; in altra circostanza, pur con pochi uomini, sorprendeva le sentinelle della polveriera di Gossolengo, ove asportava quattro mitragliatori pesanti e sei fucili mitragliatori;
nel febbraio 1945, mentre tentava di entrare in Piacenza per compiere una ennesima azione, tradito da un delatore, veniva catturato dalle Guardie fasciste, rinchiuso nelle carceri di Piacenza e fucilato in questo cimitero il 6 febbraio 1945;
nel 1949 veniva decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione:
"Patriota di grande fede e di purissime doti, coraggioso, indomito e valoroso comandante partigiano, guidava i propri uomini alle più ardite imprese dando con le sue epiche gesta, alle popolazioni atterrite dalla prepotenza e dai soprusi degli oppressori, la fede nel movimento partigiano. Dopo aver compiuto per sua iniziativa, azioni di leggendario valore, organizzava un audace piano per colpire uno dei maggiori responsabili delle ignominie e delle efferatezze. Catturato per vile delazione mentre si accingeva a compiere la missione, veniva condannato a morte ed affrontava con fierezza e serenità il plotone di esecuzione che col piombo fratricida troncava la sua balda esistenza. Cadeva al grido di "Viva l'Italia!", esempi ed assertore di ogni eroismo. Cimitero di Piacenza, 6 febbraio 1945.