Acqua pubblica, Trespidi ascolta il comitato e apre le porte della seduta

AGGIORNAMENTO – “All'incontro di domani mattina per la firma del protocollo di intesa tra i Comuni del territorio provinciale piacentino e la Provincia di Piacenza relativo al progetto di fattibilità per la costituzione di una società a capitale misto ai fini dello svolgimento dei servizi idrico integrato e di gestione dei rifiuti solidi urbani nell'ambito territoriale piacentino potranno prendere parte i rappresentanti del Comitato Acqua bene comune così come i cittadini che volessero assistere al momento”. Così il presidente del Consiglio locale di Atersir Massimo Trespidi in risposta a quanto affermato dal comitato. “Si tratta – ha chiarito Trespidi –  unicamente di un incontro dedicato alla firma di un protocollo: non saranno dunque previsti né ammessi interventi del pubblico, come da prassi negli incontri tecnici, ma non ho mai affermato che l'incontro debba tenersi a porte chiuse”.

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NOTIZIA 6 febbraio – Il comitato Acqua Bene Comune, in una nota, esprime la sua disapprovazione per le modalità con le quali si arriverà domani (alle 11 in provincia) alla firma sullo studio di fattibilità per approdare ad una società a capitale misto per la gestione di acqua e rifiuti nel Piacentino. La seduta, infatti, come segnala il comitato sarà a porte chiuse: “Un’offesa alla democrazia, alla partecipazione e al controllo popolare – si legge nella nota – ma la principale offesa alla democrazia sta nel fatto che si sottoscriverà un protocollo che si basa su premesse erronee o già superate dalla normativa, in totale spregio agli esiti del referendum del 2011”. 

IL COMUNICATO DEL COMITATO ACQUA BENE COMUNE

Questo venerdì mattina alle 11 presso il consiglio provinciale i 48 sindaci della provincia si riuniranno, a porte chiuse, per sottoscrivere il Protocollo d'Intesa predisposto da ATERSIR sull'affidamento del servizio idrico ad una società mista, già approvato dalla grande maggioranza dei consigli comunali a dispetto delle osservazioni e delle critiche di tanti consiglieri, sia di opposizione che di maggioranza, ma soprattutto in spregio agli esiti del referendum del 2011.
Questo modo di procedere a porte chiuse lontano dagli occhi dei cittadini è un'ulteriore offesa alla democrazia, alla partecipazione e al controllo popolare.
E’ inoltre a dir poco sospetta la fretta con cui si sta chiedendo la sottoscrizione di questo protocollo che non è ancora stato discusso nei consigli comunali di Piacenza e di altri comuni (Gragnano, San Giorgio, Castelsangiovanni, Pecorara). Peraltro si sta accelerando su una scelta che riguarda un tema fondamentale come la gestione di acqua e rifiuti per i prossimi 20-25 anni, senza considerare che il mandato di 34 dei 48 sindaci della provincia scadrà a maggio (e metà di loro non sono rieleggibili) e la Provincia stessa, che verrebbe incaricata ad espletare i compiti relativi al protocollo, presto cesserà di esistere.
Ma la principale offesa alla democrazia sta nel fatto che si sottoscriverà un protocollo che si basa su premesse erronee o già superate dalla normativa, in totale spregio agli esiti del referendum del 2011.
Il protocollo infatti afferma che l'affidamento del servizio ad una azienda speciale (cioè un'azienda pubblica, dei comuni) non sarebbe conforme alla normativa vigente: ciò non è vero, come ha confermato anche la recentissima delibera della Corte dei Conti, Sez. Autonomie Locali (2/2014); poi afferma che in caso di bilanci deficitari, gli enti locali proprietari dell'azienda sarebbero obbligati a ripianare i deficit, ma questo vale per tutte le società partecipate, quindi anche per la società mista, come ha sancito la recente Legge di Stabilità 2014 (L. 147/2013); quindi afferma che la sottoposizione al patto di stabilità delle società in house vincolerebbe irrimediabilmente la gestione operativa: ma anche questo vincolo è stato abrogato dalla Legge di Stabilità 2014; infine il protocollo asserisce che l'entità del valore di indennizzo da corrispondere ad IREN sarebbe incompatibile con le disponibilità dei comuni: ma è evidente che l'indennizzo dovrebbe essere sborsato dalla nuova società pubblica e non certo dai comuni, e che la società pubblica, attraverso la rinegoziazione della convenzione tra IREN e ATERSIR, potrebbe indebitarsi con la Cassa Depositi e Prestiti e restituire negli anni il debito tramite i proventi tariffari. La rinegoziazione della convenzione infatti dovrebbe riportare il rimborso al gestore a coincidere con i piani d'ammortamento dei mutui, le cui rate annuali sono comprese nella tariffa e pagate in bolletta.
Lo ripetiamo, secondo noi l'approvazione e la sottoscrizione di questo protocollo non è legittima, potrebbe essere amministrativamente impugnata, ma soprattutto tradisce totalmente l'esito del referendum del 2011, con il quale 27 milioni di elettori italiani e 104.000 piacentini, la maggioranza assoluta dell'elettorato, hanno chiesto che il servizio idrico ritornasse in mano pubblica, completamente fuori dalle logiche del mercato e del profitto.
Allo stesso tempo ringraziamo e stimiamo l'operato di quei sindaci e di quei consiglieri comunali che si sono strenuamente opposti e si opporranno alla scelta della società mista, difendendo coerentemente il voto dell'elettorato italiano e piacentino.
Vogliamo dunque fare un appello accorato ai sindaci: non sottoscrivete questo protocollo, difendete l'acqua pubblica, difendete il voto e la volontà dei vostri cittadini!