Un risultato il rimpasto di giunta lo ha ottenuto: riunire le opposizioni. Che infatti in mattinata, per testimoniare la coesione ritrovata, si sono riunite nella saletta Cattivelli in Municipio per esprimere la loro preoccupazione per la situazione in corso a palazzo Mercanti e chiedere le dimissioni del sindaco Paolo Dosi.
Ha aperto le danze il capogruppo del Pdl, Marco Tassi: “La giunta ora sarà rallentata, visti i cambi e visto che finora non ha licenziato altro che il bilancio. Poi la scelta di Timpano come vicesindaco, che allo Sviluppo economico avevamo chiesto le dimissioni mesi fa, ci sembra incredibile. Pensando poi che ricoprirà il ruolo in modo parziale, a causa di impegni di lavoro. È un'inerzia nell'inerzia. Sarà necessario un collaudo dei nuovi assessori di almeno 10 mesi. Pensiamo che l’assessore Rabuffi alla prima riunione è già in polemica sul sistema idrico integrato, così come Gazzola. Mai visto in 15 anni una cosa del genere. L’unica cosa che gli si può chiedere è di andare a casa tutti”.
Poi ha parlato il consigliere del Movimento 5 Stelle Mirta Quagliaroli: “Ci sono poche idee e confuse. Il sindaco non sapeva dell’avvio dello smaltimento di altri rifiuti alla Cemetirossi e nemmeno sull'impianto a biogas di Borgotrebbia. E su temi come Psc, Expo 2015 e commercio tutto è immobile. E’ inaccettabile”.
Ma il discorso più duro lo ha fatto Tommaso Foti di Fratelli d’Italia, che ha tirato in ballo la “cricca” che ruoterebbe intorno all’ex sindaco Roberto Reggi: “Il nostro obiettivo è di mandare a casa chi non c'entra con l’amministrazione. La Fellegara, per esempio, è la badante del sindaco, non parla di Iren ma detta l'agenda. La vedono sempre entrare nell'ufficio di Dosi ed era presente anche per l’assegnazione delle deleghe. Il neo assessore Cisini è risaputo essere amico di Reggi ma lui, che ne capisce, non lo ha mai voluto in giunta. Ha però il merito di aver chiuso l'ultima festa del Pd con 20mila euro di debiti. Senza contare i conflitti di interessi rispetto a Unicoop di Stefano Cugini (che si è dimesso, ndr) e del consigliere Pd Stefano Borotti, anche lui dipendente di Unicoop. Così vediamo che la gestione dei servizi sociali va a un monopolio di potere. Il sindaco l'ho sognato l’altra sera, somigliava a Laura Antonelli nel film: Dio mio come sono caduto in basso. Io nel '93 ho sciolto un consiglio comunale ma allora era meglio di oggi. Dosi è un incapace e la città è paralizzata su tutto. La vera giunta si riunisce alla Carrozza (trattoria cittadina), con Fellegara, Elefanti e Dosi con il taccuino in mano”.
Non è stato meno tenero il consigliere della Lega Nord, Massimo Polledri: “Il cambio di passo è un balletto delle balle. I criteri per il cambio ci possono essere ma devono essere trasparenti. Il sindaco ha mentito dal punto di vista amministrativo, aveva assicurato che il programma andava bene ed era stato attuato. Oggi dice che non è vero e qualcuno si è messo di traverso in modo doloso. Forse ci stiamo preparando a un ritorno di Reggi”.
Paolo Garetti della lista Sveglia ha poi segnalato una circostanza curiosa su Expo 2015: “L’opposizione è unita, contro un partito (il Pd) che influisce sull'amministrazione ma soprattutto non rende a Piacenza, perché rispetto a Bologna non reperisce risorse adeguate. Pensate che nelle linee programmatiche, alla voce Expo 2015, c'era scritto che sarebbe stato attuato un piano entro la durata del mandato che è nel 2017: forse una premonizione che non sarebbero durati fino ad allora. Purtroppo tutto è deciso fuori dalla giunta e dal consiglio”.
Infine Marco Colosimo della lista Piacenza Viva, unico in consiglio a chiedere direttamente le dimissioni del sindaco, ha ribadito la sua presa di posizione: “Ora siamo coesi contro l'amministrazione. Perché Dosi è inadeguato a governare, intanto Piacenza scivola nell'oblio e se il mandato non si ferma prima sarà la fine. Devono andare tutti a casa”.