Pd, frattura conclamata. Molinari incoronato, la minoranza diserta l’assemblea

La frattura ora è conclamata. L’assemblea provinciale del Partito democratico consacra per acclamazione l’elezione di Gian Luigi Molinari a nuovo segretario provinciale. Ma al contempo l’assise fa registrare il plateale forfait della minoranza scaturita dal congresso, cioè quella parte del partito che ha sostenuto Roberta Valla e che annovera molti big: la parlamentare Paola De Micheli, il vicesindaco Francesco Cacciatore, gli assessori Silvio Bisotti, Giovanna Palladini, Pierangelo Romersi, il capogruppo Daniel Negri. Assenti che hanno affidato le ragioni dello strappo a una nota che fa riferimento alla proposta disattesa di rinviare l’assemblea provinciale in attesa di conoscere il risultato del pronunciamento degli organismi nazionali sulla questione delle tessere last minute prevista per giovedì 7 novembre. Una convocazione che è stata definita “una forzatura”. 

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Gli unici a presentarsi dell’ala minoritaria, oltre a Elisabetta Rapetti e ai suoi delegati, sono stati il segretario uscente Vittorio Silva, per ragioni di cavalleria, e Marco Pascai e Christian Fiazza, a simboleggiare la mano tesa.

Un’assemblea che si è comunque rivelata regolarmente convocata con 74 delegati presenti su 108.

Laura Dametti, che ha sostenuto Valla ed è stata indicata dalla minoranza di Oltre le correnti con Betty Rapetti, è stata eletta presidente dell’assemblea. Ed è toccato a lei sancire il risultato in ghiaccio per Molinari, eletto con il 55% (60 delegati) del consenso contro il 34% di Valla (37 delegati) e l’10% di Rapetti (11 delegati).

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Nel discorso di insediamento alla Camera del lavoro Molinari ha subito ringraziato il suo predecessore Silva, ma ha anche reso onore ai suoi competitor Valla e Rapetti. Ha ricordato l’ex parlamentare Mario Cravedi, da poco scomparso, e ha dedicato la vittoria alla “democrazia”. “Ricordiamoci sempre che anche le tensioni devono essere risolte nel nome della vittoria suprema della democrazia. E’ stato un congresso vero con esito incerto con tensioni spesso palpabili”. Non si è soffermato troppo sulle assenze. Si è limitato a dire che “va ricordato che gli avversari sono fuori e non dentro”. E sul caso del boom di iscritti ha detto: “Si è verificata l’assenza di anomalie sul territorio piacentino, ma gli assaggi usciti in questi giorni hanno gettato fango sul Pd e sulla città”. Ed ha aggiunto: “La presenza di una troupe di Mediaset che correva dietro ai miei cittadini è stata una cosa imbarazzante, però almeno hanno visto il nostro panorama”.

Poi si è concentrato sul lavoro da fare: “Bisogna avvicinarsi alle periferie, sarà un lavoro duro. Piacenza deve diventare un laboratorio di idee, deve saper anticipare le problematiche nazionali. Siamo con le nostre amministrazioni e le difenderemo in qualsiasi occasione. Chi farà parte dell’esecutivo dovrà lavorare tantissimo per recuperare il tempo perso in questi mesi: ascoltare la gente e i territori. D’ora in avanti bisogna cambiare registro. Discutiamo, se è il caso scanniamoci anche, ma nelle sedi opportune. Gli avversari sono fuori e non dentro. I rapporti interni si devono basare sui contenuti, non sui ricatti”.

Subito dopo l’intervento di Fiazza: “Sono qui perché il mio antagonista non è il mio vicino di banco. Sono qui perché io non sono un delegato di Roberta Valla. Sono un delegato del Pd”.