Gian Luigi Molinari nuovo segretario provinciale del Pd. Molinari, intanto, si può dire ufficialmente oppure c'è la possibilità di qualche ribaltone?
“Di certezze è impossibile averne nella vita, figuriamoci nel Partito Democratico. E’ chiaro che dal punto di vista numerico il risultato è incontrovertibile. Poi ci sono in ballo una serie di questioni burocratiche e normative alle quali il “vecchio Pd” si sta dimostrando molto più attento piuttosto che concentrarsi sui problemi sostanziali. Però sono fiducioso, in fondo non ho mai avuto nulla da perdere. Io so di aver sempre rispettato le regole. Se poi qualcun’altro mi dirà che ho torto, beh ne prenderò atto”.
Rischia davvero di slittare l'assemblea provinciale?
“Non mi sono occupato di queste questioni e francamente poco mi interessano. Vorrei solo che il partito ripartisse perché è fermo da un anno”.
Comunque sia, vincere al primo turno è un risultato forse insperato alla vigilia?
“Sì, lo devo ammettere. Avere uno schieramento così compatto, e un altro così agguerrito dall'altra parte con persone che si sanno muovere nel partito da sempre, non dico che mi ha fatto vacillare ma certo mi ha fatto riflettere. All'inizio mi ha fatto dire: proviamoci, dando spazio alle idee. In tanti si sono mobilitati ed è arrivato un successo per Piacenza importante dal punto di vista della voglia di cambiamento, quel cambiamento che a volte ho trovato anche in chi non mi votava. Proprio per questo la vera sfida sarà raccogliere ciò che di positivo emerge da tutti, e quando dico tutti intendo anche dalle parti che hanno sostenuto gli altri candidati”.
Che cosa pensa della vicenda delle tessere “last minute”?
“In un partito che funziona e che ha saputo costruirsi un appeal sul territorio, è una cosa indubbiamente da trattare in maniera delicata. Qui si partiva da 300 iscritti. Incrementare quel numero era un atto quasi necessario. Non si poteva pensare che soltanto 300 persone determinassero il risultato del congresso di un partito così importante anche a livello locale. Certo, come tutte le norme che si sperimentano bisogna verificare anche i problemi che emergono per poi correggersi. In base al regolamento vigente non c’è stata alcuna infrazione. Sono accadute tutte cose consentite. Chiunque affermi il contrario avrebbe dovuto denunciare le anomalie riscontrate. L’alto numero di iscritti nel mio comune, Vernasca? A volte per i politici è difficile capire cosa significa fare il sindaco si un piccolo comune come Vernasca e vivere tutti i giorni con i propri cittadini e anche con il proprio elettorato. Per me è stata una grande soddisfazione vedere così tanta gente. È stato un afflusso naturale di persone che nel rispetto delle norme mi hanno sostenuto. Stamattina ad ogni angolo della piazza ho trovato qualcuno che mi abbracciava. So che potrà far sorridere qualche burocrate, ma per me la politica è passione e non mi vergogno di essere apprezzato e a volte anche odiato. Comunque gli elettori di Vernasca non hanno spostato il risultato del congresso, avremmo superato il 51% comunque”.
In città ha vinto anche Paolo Sckokai, i renziani hanno fatto man bassa. Che epoca si apre per il Pd piacentino?
“Il nostro è un gruppo composito, con anima anche “civatiana” e alcuni di Cuperlo. Lo stesso Sckokai non credo che abbia votato Renzi alle primarie. Dobbiamo imparare a cercare di capire che dalle differenze il partito può solo guadagnare. Oltre a dirlo bisogna anche praticarlo. Auspico che con me si apra un'epoca nuova, ma non solo con me. Con tutti quelli che hanno lavorato. Vanno cambiate le percezioni che hanno la gente della politica e del partito. Molti iscritti ci hanno detto che si sono sentiti troppo spesso dimenticati. Vorrei che si aprisse l’epoca di un Pd tra la gente”.
Adesso però inizia il difficile. Come si fa a tenere unito un partito che anche in questo congresso si è dimostrato litigiosissimo?
“Ho sempre detto che la litigiosità è soprattutto tra le classi dirigenti, mentre nei militanti si lavora senza chiedere nulla in cambio e si continua a farlo nonostante i dirigenti c'è la mettano tutta per offrire un quadro a volte desolante. Le minacce di scissione, di ritiro sull'Aventino sono da classe dirigente vecchia. Se il progetto del nostro Pd non piace, si possono fare anche altre scelte. Nessuno è indispensabile, me compreso”.
Quali i primi impegni?
“Credo che già in esecutivo si potrà vedere la linea d'azione. Cercheremo soprattutto di sintetizzare quanto uscito dalle assemblee e di tradurlo in azione. Se devo lanciare uno degli input ricevuti in questi giorni è quello di riprendere il discorso della festa al Bastione di Porta Borghetto. Cisini mi ha promesso che sarà ancora con me. Però il nostro lavoro sarà progressivo senza troppi proclami ma con un nuovo modo di agire. A qualcuno piacerà ad altri no, noi vogliamo far crescere il Pd”.
Lei ha detto: “Saremo gli scudieri della giunta Dosi”. Secondo lei l'azione del governo in Comune ha bisogno di qualche correttivo? Che fine faranno gli assessori che imbarazzavano Dosi?
“Sull'imbarazzo del sindaco Dosi credo che il titolo sia stato frainteso. E’ il fatto di avere una giunta spaccata che crea qualche imbarazzo. Il problema vero è di una generale percezione, data anche da fatti concreti, di un generale immobilismo. Il Pd deve ragionare, insieme anche all'amministrazione, per cambiare questa rotta. Partendo da un sindaco che comunque ha vinto le elezioni e che dimostrerà anche tramite azioni concrete la capacità di governare. Qualsiasi decisione verrà presa, assicuro che sarà ben ponderata”.
Ha detto anche: “Non aprirò la porta a nessuno che venga a chiedere degli incarichi?
“Lo ribadisco. Uno dei brutti vizi della politica. Per me è un tema fondamentale e su cui dobbiamo dimostrare di essere diversi dal passato. Nessuno mi avvicinerà proponendomi logiche da Manuale Cencelli”.
Aveva contro personalità importanti del partito come Paola De Micheli, Francesco Cacciatore, Silvio Bisotti, Vittorio Silva, Marco Carini…
“Ha citato cinque persone che sono talmente distanti da me che con tutti ho cercato di parlare prima del voto nei circoli per trovare un accordo che non spaccasse il partito. Uno di questi non mi ha risposto al cellulare. Un altro mi ha detto che mi ringraziava ma che la mia figura divideva e un altro ancora ha tergiversato. Io di mia natura cerco sempre di ragionare. Ho trovato stranamente una politica diversa dal passato, una politica chiusa a qualsiasi ragionamento costruttivo. E con questo atteggiamento hanno ottenuto l’effetto di “immolare” una figura preparata come Christian Fiazza e di fatto, numeri alla mano, ad arrivare alla sconfitta sul provinciale. Ho conosciuto anche politici molto attenti e riflessivi. Evidentemente quell'epoca è finita. prendo atto, ma nessuna vendetta. Danno solo fastidio gli accanimenti, ma siamo uomini di mondo. Da domani mi sarò dimenticato di tutto”.