Benassi: il flash, Asia Argento e l’Italia che ha perso il senso del gusto

 Mentre è partito il conto alla rovescia, alla fine del quale verrà decretato il vincitore dell’Asino d’Oro tra i 44 film in gara al Concorto Film Festival di Pontenure, ne abbiamo approfittato per conoscere un pò meglio uno dei giurati. Parliamo di Jacopo Benassi, fotografo fuori dal coro che ha fatto del flash una ragione di vita: “Artistica, naturalmente” tiene a precisare, anche se poi ammette che quando ha capito che sarebbe stata “la sua strada artistica” è accaduto anche che “facessi coming out, perché sono gay anche se l’avevo tenuto nascosto per 26 anni”. 

Radio Sound

Jacopo Benassi fotografa sé stesso e i personaggi del mondo dello spettacolo, li coglie in modo diretto e antiretorico, senza nessuna soggezione, con un approccio visivamente irriverente ma con empatia. Un modo di fotografare a metà strada tra la spontaneità istintiva dei paparazzi degli anni Cinquanta e il coinvolgimento esistenziale dei ritrattisti statunitensi attratti da stili di vita borderline. 
“Con Jacopo Benassi we make art today in Paris, we make art every day ~ my favorite italian photographer", firmato Asia Argento. Per capirci, è il tweet dedicato al fotografo spezzino, che già in passato aveva lavorato con l'attrice romana. Benassi collabora con “Rolling Stone”, “GQ”, “Wired”, “Riders”, “11 Freunde”, “Crush Fanzine” e con le agenzie BBDO e 1861 United. Nel 2007 ha partecipato alla mostra Vade Retro. Arte e Omosessualità, da von Gloeden a Pierre et Gilles: alcune delle opere esposte provocarono forti polemiche dagli ambienti cattolici.

IL FLASH – “Dovevo trovare un mio modo di comunicare. Di esprimermi. E’ stato un colpo di fulmine. Ed è accaduto in un momento della mia vita in cui è cambiato in tutto – ha spiegato ai microfoni di Radio Sound – e con la luce del flash mi sono riconosciuto. Ho iniziato a piacermi, mi faceva stare bene e come se mi aprisse una strada”. Una strada non certo priva di ostacoli, comunque, vista la particolarità del prodotto (o della forma artistica) finale: “E’ fatto di rinunce. Perché rinuncio a tante fotografie che potevo fare e non ho fatto, sul lavoro. E’ un’auto rinuncia ma è giusto che ci sia. Se uno non rinuncia a qualcosa non ottiene niente. Come nell’arte, in generale”. 

IL SENSO DEL LIMITE – Jacopo Benassi è un fotografo controcorrente, o meglio, prende il largo e accetta quello che viene: “Il senso del limite non c’è. E’ come andare per mare e pensare di non prendere le onde se c’è tempesta. Quello che tocco devo viverlo. Lo penso da quando ho fatto coming out. L’ho tenuto nascosto per 26 anni. Sarà una coincidenza? Mah, poi non ho avuto più limiti. Può essere anche limitato non aver elimiti”. 

L’ITALIA E L’ARTE “L’Italia è molto limitata. Non c’è più il gusto. La gente non conosce l’arte – dice con amarezza e un pò di rassegnazione Benassi -, Concorto è un’isola felice, dovrebbero essercene mille. In Francia e Germania con quello che faccio io ci puoi vivere, in Italia no. Lavoro molto meno, per non scendere a compromessi come quelli della pubblicità”.  E così anche lui, a parte la presenza a Concorto e qualche lavoro qui e là, ha preso la via dell’estero: “Sono felice, fosse sempre così. Nelle riviste italiane ci sono passaggi burocratici impossibili. Quando vai fuori non è così. Farei sempre il fotografo all’estero. Però in Italia produco mie fanzine e poi le esporto oltre confine. Abbiamo buoni riscontri. Essere riuscito a evitare di fare pubblicità o di svendermi e riuscire a viverci mi da una sensazione immensa”.