I (duri) giochi del congresso dietro la festa del Pd. Spunta il nome di Cisini

Sono gli spiedini e la birra della coop di Sant'Antonio a fare da spartiacque tra la fine delle "vacanze estive" e l’imbocco di quel tunnel che è il congresso del Pd. Alla festa democratica si mangia, si beve, ci si saluta dopo le ferie. Ma soprattutto, alla festa del Pd, si tratta. Sottovoce e senza farsi troppo vedere. Intorno ai tavoli – dove per la maggior parte si riconoscono iscritti, eletti, dirigenti del partito e non troppa gente comune – si formano crocchi che talvolta, a osservarli bene, potrebbero essere letti come ipotesi di alleanze. L'autunno bussa alle porte ed entro ottobre a Piacenza dovrà essere eletto il successore di Vittorio Silva alla guida del Pd. Proprio lui, il segretario uscente, sembra il più sereno di tutti. A cena con la famiglia senza troppi pensieri. Di quelli ne ha già avuti abbastanza. "Tra poco la patata bollente passerà a qualcun'altro" dirà tra sé e sé. Il sollievo è dunque tutto suo. Quasi pari a quello dell'ex presidente del Consiglio comunale Ernesto Carini che, da qualche tempo fuori dalla mischia, torna a farsi vivo a Sant’Antonio. “Sono qui per sbaglio” scherza e Carini sembra dà molto l’idea du spassarsela guardando certi affannati esponenti del suo partito.

Radio Sound

Qualche metro più in là rispetto a Carini il sindaco Paolo Dosi si intrattiene in conversazione con il suo assessore Francesco Timpano e con Stefano Borotti. Appunto. Qualcuno vorrebbe quest’ultimo candidato segretario dell'anima che solitamente si inquadra sotto il nome “renziana”, ma che in realtà viene ormai ritenuta una definizione riduttiva. Piace di più il termine anima "innovativa". Borotti per ora si schermisce. Sembra lusingato, ma non pare troppo interessato a quel destino. "Il congresso del Pd è una grande occasione per far capire chi siamo – spiega – Dobbiamo essere attivi e positivi comunicando le nostre proposte politiche. Credo che sul Comune il congresso avrà un effetto beneficio. Se vince, come penso l'innovazione, prevedo che il gruppo del Pd potrà aumentare di numero ed essere maggiormente attrattivo in termini elettorali". Non fa nomi, ma le allusioni a Giovanni Castagnetti e Andrea Tagliaferri (oggi tra i civici)  sono chiare e davvero il loro ingresso del gruppo Pd sembra imminente. Quando parla di innovazione, invece, l'allusione è al gruppo dei sindaci, dei renziani, dei giovani: insomma, la parte del Pd che ancora resta fedele all'ex sindaco Roberto Reggi. La squadra si sta cementando. E tra un'intervista al ministro Delrio e altro, l’obiettivo principale è individuare il candidato giusto. Quello che rappresenti meglio il concetto di “innovazione”. Circola sempre il nome di Gianluigi Molinari, sindaco di Vernasca, a pochi mesi dalla scadenza del mandato i Valdrada. Ma negli ultimi giorni ha preso quota anche il nome di Giorgio Cisini, ex consigliere comunale e presidente di Acer, nonché fedelissimo di Reggi. L'ex sindaco lo gradirebbe. L’handicap è rappresentato dal fatto che Cisini non è un sindaco. Reggi teme infatti che i primi cittadini possano rivoltarsi nel caso il prescelto non dovesse essere uno di loro. Chissà se stava parlando di questo l’altra sera mentre dialogava fitto fitto con il suo delfino Dosi.
 

Ti giri ed ecco arrivare, sportivissima, la parlamentare Paola De Micheli. Nonostante gli impegni romani, lo sguardo sulle vicende piacentine non manca. L'onorevole parla con l'assessore Giovanna Palladini, poi con il vicesindaco Francesco Cacciatore, poi con Marco Bergonzi e l'assessore Silvio Bisotti, quindi ancora con Giulia Piroli. Non può intrattenersi a parlare con l'assessore Pierangelo Romersi e con il capogruppo Daniel Negri, ma lo farebbe volentieri. Loro alla festa stanno lavorando, uno alla cassa, l'altro come cameriere. Come si può notare i "bersaniani", semmai questa definizione fosse ancora di moda, ci sono quasi tutti. Il primo giorno di festa mancava solo Christian Fiazza. Tramontata l'ipotesi Bergonzi, è proprio il suo, quello del segretario cittadino, uno dei due nomi che circola con più insistenza per la figura di candidato per la loro compagine. L'altro è quello di Matteo Bongiorni, membro dell'esecutivo Pd. Due profili per certi versi simili. Entrambi stanno riflettendo, ma le resistenze non mancano. Forse ci penserà lo stesso Bersani domenica, giorno di chiusura della festa, a convincere uno dei due a fare il passo.