Profughi, dal Comune nessuna soluzione e la Lega attacca: “Rimpatrio”

A fronte dei recenti commenti rilasciati agli organi di informazione da alcune tra le persone attualmente ospitate presso la sede della ex Circoscrizione 2, il sindaco Paolo Dosi ribadisce con fermezza quanto già dichiarato nei giorni scorsi in sede di conferenza stampa.

Radio Sound

“L’Amministrazione comunale sta affrontando con la massima attenzione e con impegno concreto una questione di profondo disagio sociale, rispetto alla quale non dobbiamo però dimenticare – chiarisce il primo cittadino – che solo due, tra le 26 persone identificate in occasione dello sgombero del Ferrhotel, hanno il riconoscimento dello status di rifugiato, per cui non va usato impropriamente il termine profugo. Come abbiamo già detto, poi, sulla base degli elenchi ministeriali ufficiali risulta che sono tuttora a Piacenza non più di 10 persone tra coloro che, pur non essendo profughi, furono collocati per motivi umanitari presso il Ferrhotel. Ricordo che la maggior parte delle persone presenti presso la struttura, al momento dello sgombero, proviene non da Libia e Tunisia, bensì dal Marocco, Paese non colpito dall’emergenza”.

“Ripetere nuovamente questi dati – aggiunge il sindaco Dosi – non significa certo accantonare il problema, ma consente perlomeno di inquadrarlo nel modo corretto. Abbiamo già condiviso, con le persone interessate, le modalità con cui nei prossimi giorni potremo valutare la situazione di ciascuno, sia tenendo conto delle normative, sia delle risorse limitate che il Comune ha oggi a disposizione, non solo in termini economici ma anche per quanto riguarda la capacità dei propri centri di accoglienza. Più di così, peraltro in un contesto di crisi che purtroppo riguarda tantissimi cittadini, italiani e stranieri, residenti a Piacenza, l’Amministrazione non ha i mezzi né la possibilità di intervenire”.

“Proprio per questo, da parte nostra – conclude Dosi – non c’è stata alcuna promessa di soluzioni miracolose, semplicemente l’avvio doveroso di un percorso, al quale non intendiamo certo sottrarci, per cercare insieme di dare un’opportunità a chi ha bisogno di aiuto. Nel rispetto, tuttavia, di priorità e criteri che valgono per tutti, senza discriminazioni né corsie preferenziali. E, ovviamente, di concerto con le altre istituzioni del territorio, a cominciare dalla Prefettura”.

 

MIGRANTI, GIOVANI PADANI: "FINTI PROFUGHI, SUBITO IL RIMPATRIO”

IL COORDINATORE ZANDONELLA: “AL LIMITE DEL PROVOCATORIO LE PRETESE ACCAMPATE”

"Dopo le ultime pretese dei profughi, o presunti tali (visto che solo due su 24 hanno il diritto di essere chiamati così), chiediamo al sindaco Paolo Dosi di non cedere più a nessuna richiesta e di attivarsi presso il ministero dell'Interno per chiedere il rimpatrio di chi non ha il diritto di godere dello status di ‘profugo’". Lo chiede il gruppo dei Giovani Padani di Piacenza, per bocca del coordinatore Luca Zandonella, dopo che il portavoce degli stranieri, Abdoulie Jammeh, ha fatto sapere che la momentanea sistemazione presso i locali del quartiere 2 "non è sufficiente".

"Siamo arrivati al paradossale – commenta Zandonella -, invece di ringraziare Piacenza per la grande ospitalità dimostrata (sicuramente troppa, visto che quasi tutti i componenti del gruppo di stranieri non gode dello status di 'profugo'), essi addirittura pretendono una sistemazione migliore, ovviamente gratuita e a spese dei piacentini. La misura è colma, non facciamoci prendere in giro dagli ultimi arrivati: basta buonismo, è ora di opporre il niet più assoluto a richieste del genere, che definirei provocatorie".

"Se un qualsiasi piacentino si mettesse con la tenda sotto il Comune – continua Zandonella – sarebbe sgomberato in 5 minuti. I finti profughi invece ottengono sistemazioni e premure, per le quali hanno anche il coraggio di lamentarsi. Basta con questo razzismo al contrario".

A fronte dei recenti commenti rilasciati agli organi di informazione da alcune tra le persone attualmente ospitate presso la sede della ex Circoscrizione 2, il sindaco Paolo Dosi ribadisce con fermezza quanto già dichiarato nei giorni scorsi in sede di conferenza stampa.

“L’Amministrazione comunale sta affrontando con la massima attenzione e con impegno concreto una questione di profondo disagio sociale, rispetto alla quale non dobbiamo però dimenticare – chiarisce il primo cittadino – che solo due, tra le 26 persone identificate in occasione dello sgombero del Ferrhotel, hanno il riconoscimento dello status di rifugiato, per cui non va usato impropriamente il termine profugo. Come abbiamo già detto, poi, sulla base degli elenchi ministeriali ufficiali risulta che sono tuttora a Piacenza non più di 10 persone tra coloro che, pur non essendo profughi, furono collocati per motivi umanitari presso il Ferrhotel. Ricordo che la maggior parte delle persone presenti presso la struttura, al momento dello sgombero, proviene non da Libia e Tunisia, bensì dal Marocco, Paese non colpito dall’emergenza”.

“Ripetere nuovamente questi dati – aggiunge il sindaco Dosi – non significa certo accantonare il problema, ma consente perlomeno di inquadrarlo nel modo corretto. Abbiamo già condiviso, con le persone interessate, le modalità con cui nei prossimi giorni potremo valutare la situazione di ciascuno, sia tenendo conto delle normative, sia delle risorse limitate che il Comune ha oggi a disposizione, non solo in termini economici ma anche per quanto riguarda la capacità dei propri centri di accoglienza. Più di così, peraltro in un contesto di crisi che purtroppo riguarda tantissimi cittadini, italiani e stranieri, residenti a Piacenza, l’Amministrazione non ha i mezzi né la possibilità di intervenire”.

“Proprio per questo, da parte nostra – conclude Dosi – non c’è stata alcuna promessa di soluzioni miracolose, semplicemente l’avvio doveroso di un percorso, al quale non intendiamo certo sottrarci, per cercare insieme di dare un’opportunità a chi ha bisogno di aiuto. Nel rispetto, tuttavia, di priorità e criteri che valgono per tutti, senza discriminazioni né corsie preferenziali. E, ovviamente, di concerto con le altre istituzioni del territorio, a cominciare dalla Prefettura”.