Dall’attuale 12,6% a un 16,3% nel 2020, fino ad arrivare al 25,8% nel 2050. Sono le proiezioni Istat sull’incidenza percentuale degli stranieri sul totale della popolazione in Emilia-Romagna. Sempre secondo Istat nel 2020 i giovani con una cittadinanza diversa da quella italiana rappresenteranno quasi un quarto del totale, e oltre un terzo nel 2050.
Cifre che danno la misura di quanto i cittadini stranieri sono e saranno sempre più parte integrante del futuro dell'Emilia-Romagna, come del resto del Paese, e che pongono la Regione di fronte a nuove sfide. In questo contesto, il progetto europeo MMWD (Making Migration Work for Development – Policy tools for strategic planning in South East European Regions and cities), di cui la Regione Emilia-Romagna è capofila, rappresenta un momento di riflessione su come i mutamenti demografici in atto possono “impattare” in termini di livelli di istruzione, occupazione e richiesta di servizi assistenziali.
Immigrazione in Emilia-Romagna, i dati
All’inizio era prevalentemente maschile. Poi è andata stabilizzandosi: sono arrivate le famiglie, sono nati i bambini, cresciuti e andati a scuola qui. Bambini e famiglie che appartengono a oltre 150 nazionalità diverse. E' la “linea” evolutiva seguita dall'immigrazione in Emilia-Romagna. Qui, la stima di circa 555.000 soggiornanti regolari a fine 2011 (Dossier Caritas/Migrantes) continua a collocare la regione ai primi posti in Italia in termini di presenze dopo la Lombardia (1.178.000 stranieri regolarmente presenti) e il Lazio (615.000). Dal rapporto 2013 dell’Osservatorio regionale sul fenomeno migratorio, gli stranieri iscritti all’anagrafe in un Comune dell’Emilia-Romagna risultano essere 530.015 (al 1° gennaio 2012), con un aumento di 29.430 persone rispetto al 1° gennaio 2011 (+5,9%). Una crescita significativa, nonostante la flessione dell’occupazione.
La presenza della popolazione immigrata è ormai una caratteristica di tutto il territorio, sebbene ci siano delle differenze. In particolare le province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena continuano ad avere un’incidenza della popolazione residente straniera al di sopra della media regionale (11,9%): in queste province infatti l’incidenza ha superato il 13%, quella di Piacenza ha raggiunto il 14,1%. Nel corso del 2011 la regione ha visto una riduzione dei flussi in ingresso di stranieri: il saldo migratorio con l’estero è sceso al 6,7 per mille, a fronte del 9,6 del 2010. Nonostante ciò quello dell’Emilia-Romagna resta il saldo migratorio con l’estero più elevato (dal 2008) tra le Regioni italiane.
Nell’anno scolastico 2011/2012 sono presenti nelle scuole dell’Emilia-Romagna (dell’infanzia, primaria e secondaria) 86.944 alunni con cittadinanza non italiana: pari al 14,6% del totale degli iscritti. Questo dato colloca l’Emilia-Romagna al primo posto in Italia, seguita da Umbria (13,9%), Lombardia (13,2%), Veneto (12,5). La media nazionale è dell’8,4%.
Sono sempre più rilevanti i contributi e le tasse pagate dagli stranieri. Nel 2010 i cittadini stranieri residenti in Emilia-Romagna erano 500.585, pari all’11,3% della popolazione. Alla stessa data i lavoratori stranieri regolarmente occupati, secondo i dati Istat, risultavano circa 225.000, di cui 194.000 dipendenti (pari al 86,1%), 24.500 lavoratori autonomi (l’11,1%) e 6.500 lavoratori parasubordinati (2,8%). Prendendo in considerazione i contributi versati a carico del lavoratore e quelli a carico dell’impresa e le tre diverse aliquote contributive, l’ammontare economico contributivo generato dal lavoro degli immigrati risulta di oltre 857 milioni di euro, dei quali oltre 280 milioni versati direttamente dai lavoratori. Per quanto riguarda l'Irpef (stima comprensiva delle addizionali locali), gli stranieri presenti in Emilia-Romagna nel 2010 hanno versato 474 milioni di euro. Il totale complessivo di gettito fiscale e contributivo ha superato 1,3 miliardi di euro. L’apporto contributivo dei lavoratori immigrati continua ad assumere dimensioni rilevanti, proprio a causa della presenza crescente tra gli occupati nel mercato del lavoro regionale, nonostante la crisi iniziata nel 2008.
La Relazione alla Clausola valutativa sulle “Norme per l'integrazione sociale degli stranieri immigrati” (legge 5/2004)
In Emilia-Romagna l'immigrazione sta cambiando, così come sta cambiando tutto il contesto sociale, anche a causa degli effetti della crisi: è rallentato l’incremento delle persone straniere residenti in regione, si sono sostanzialmente bloccati i flussi di ingresso programmati per motivi di lavoro, mentre paiono aver subito meno contraccolpi la domanda di lavoro di cura (con due regolarizzazioni negli ultimi anni) e i processi di ricongiungimento familiare. Tutti questi aspetti hanno portato la Regione a compiere una valutazione dei risultati prodotti dalle politiche di integrazione, a partire dalla legge 5/2004 sull’integrazione degli immigrati stranieri. L'analisi è contenuta nella Relazione alla Clausola valutativa. In sintesi, emerge come i comportamenti di italiani e stranieri stiano lentamente e gradualmente uniformandosi, negli aspetti positivi – l’accesso ai servizi, la partecipazione scolastica, la tutela della salute – , ma anche negativi: analogamente ai lavoratori italiani, anche gli stranieri hanno risentito della fase recessiva dell’economia italiana (specie le donne) registrando un rallentamento della crescita del numero di occupati. Nel complesso, prevale un atteggiamento di apertura verso il fenomeno migratorio, indirettamente confermato dal limitato numero di episodi di discriminazione. Lo stesso CNEL, con uno specifico studio, ha sempre collocato la Regione Emilia-Romagna tra le prime Regioni per capacità di integrazione.