Se fosse un mestiere in senso classico, andrebbe a finire dritto nella categoria dei lavori cosiddetti “usuranti”. Usa certamente un aggettivo fin troppo gentile – “faticosa” – Vittorio Silva per descrivere la sua esperienza alla guida del Pd provinciale. Un’esperienza giunta ormai al capolinea visto che la stagione congressuale si aprirà con ogni probabilità all’inizio del prossimo autunno (probabile congresso provinciale tra settembre e ottobre). Le righe che seguono sono il frutto di una lunga chiacchierata, in cui Silva traccia un bilancio dei tre anni di segreteria aprendosi come forse non aveva finora mai fatto. Lasciando intendere che in futuro la sua permanenza all’interno del partito non sarà a tutti i costi, bensì appesa a precise condizioni.
“E’ stata un’esperienza molto impegnativa e faticosa anche se appassionante e formativa- afferma Silva – come è emerso in modo clamoroso sulla elezione del presidente della Repubblica, il PD è un organismo dove è difficile decidere. Penso che Bersani abbia colto il segno quando ha detto che finora il Pd è stato uno spazio politico più che un soggetto politico. Anime che non sono ancora riuscite ad amalgamarsi, un partito dove dominano i particolarismi”. I problemi della scala nazionale, cui Silva si riferisce in apertura, si ripresentano anche quella locale, anche se per fortuna in misura più contenuta. “Gli obiettivi principali che mi ero dato erano quelli di superare questa condizione del partito e di confermare il centrosinistra alla guida del Comune capoluogo. Il secondo è stato pienamente raggiunto. Sotto il primo aspetto avrei voluto fare molto di più e non ci sono riuscito, penso onestamene anche per limiti miei. Siamo tuttavia riusciti a evitare situazioni esplosive, ed è stato un risultato positivo dovuto al senso di equilibrio e di responsabilità che ha avuto il gruppo dirigente. Si è avuto il merito di creare un gruppo dirigente molto rinnovato e penso che i vari organismi, dalla direzione ai circoli, abbiano avuto un percorso di crescita in questi anni.
Silva non indugia troppo nell’arte della diplomazia: “Ora il Pd si trova a un bivio: o nella campagna congressuale si creano le condizioni perché si superino questi limiti oppure il Pd viene meno alla sua ragione d’essere e resterà un partito dove gli aspetti particolari prevarranno sul senso si appartenenza. E’ un problema non solo organizzativo, ma politico perché finora è proprio mancato il senso di identificazione al partito. Si è preferito adagiarsi sulle correnti e far prevalere le ambizioni personali”. Il momento più difficile della sua gestione è chiaramente individuato: “Certamente il momento della formazione della giunta Dosi. In quel frangente sono affiorati i problemi di cui parlavo, gli interessi particolari, le divisioni”. Ritornano così alla memoria le nomine e i dietrofront dalla notte alla mattina. Impossibile non toccare l’argomento Roberto Reggi, il suo rapporto personale, il suo ruolo talvolta scomodo nel partito. E Silva non si sottrae: “Il contributo di Reggi al partito va visto in una doppia chiave: ha dato un contributo importante a rinnovare il partito a Piacenza, ha fatto da impulso per far affluire energie e persone nuove che hanno ravvivato il Pd. Di questo bisogna dargliene atto. Nello stesso tempo però una personalità forte come quella di Reggi ha introdotto elementi di tensione che hanno reso difficile fare sintesi. Credo che da un certo punto in poi, nel modo con cui Reggi si è espresso, abbia prevalso la sua esigenza di protagonismo e di conservazione di un ruolo politico. Ecco, credo che questo aspetto abbia prevalso rispetto alla necessità di mantenere un atteggiamento più utile. Mi spiego: uno dei pregi di Reggi è quello di parlare chiaro, ma se interpretato in modo estremo e per di più portato sui giornali invece che negli organismi dirigenti rischia di essere distruttivo”. Non è tutto: Silva aggiunge: “Nel rapporto con tutte le figure di spicco del Pd locale ho sempre cercato di lavorare affinché potessero coesistere senza strappi. Non ho mai fatto scelte pensandole in termini di vicinanza all’uno o all’altro. Ma sempre pensando al bene e all’unità del partito”. “A volte, per l’unità del partito, ho dovuto rinunciare a fare delle scelte che avrei invece ritenuto più congeniali. Penso alle elezioni Comunali. Anche per mia provenienza politica sarei stato portato a fare delle scelte diverse da quelle che si sono poi prese”. Intimamente – si spiega Silva – avrei preferito che il Pd si presentasse alle primarie per la scelta del candidato sindaco con un solo nome. Ma ho pensato che in quel momento andare con un solo candidato avrebbe lacerato irrimediabilmente il partito e quindi ho optato per la doppia candidatura”. A un anno dall’insediamento il suo giudizio sull’operato della giunta Dosi è in chiaroscuro: “Deve ancora iniziare con decisione ad attuare il programma che ci siamo dati. Il Bilancio e il Psc saranno banchi di prova decisivi. Bisogna tenere conto delle difficoltà in cui sono costretti ad operare i Comuni, però spero che nei prossimi mesi si possa iniziare in modo più visibile a fare delle scelte qualificanti”.
Qualche tempo fa circolava la voce di dimissioni anticipate e il segretario motiva: “Ho sempre detto che dopo le elezioni Comunali 2012 avremmo dovuto fare il punto per capire se e come andare avanti. Ritenevo che la fase più importante si fosse conclusa e di conseguenza ritenevo giusto anche anticipare il congresso per scegliere un nuovo segretario. Poi le varie vicende, le primarie e le elezioni Politiche ha convinto tutti che non fosse ancora il momento di affrontare il tema. Credo di aver guidato il partito con energia e determinazione anche in quest'ultima fase senza mai nascondere che, se si fossero create le condizioni per una mia sostituzione, io sarei stato favorevole. Guidare il primo partito della provincia, soprattutto per chi ha anche un lavoro, non è stato facile. Certo, in questi anni ho avuto tanti riconoscimenti, attestati di stima, persone che mi hanno riconosciuto di aver guidato il partito con equilibrio, ma non posso nascondere che sia pesante”. Impossibile strappargli un nome per la successione: “A mio avviso dobbiamo cercare un segretario che sia espressione di una generazione nuova rispetto alla mia, che ci aiuti a superare il tema delle diverse appartenenze. Abbiamo il dovere di provarci”. Silva e il futuro, non del tutto scontato: “In futuro la politica avrà certamente uno spazio minore nella mia vita rispetto ad oggi. Anche se non credo che verrà meno la vicinanza con alcuni di quelli che mi hanno accompagnato in questa esperienza. In questi anni si sono create amicizie importanti, affetti e solidarietà che vanno salvaguardate. Ma ora vorrei concentrarmi di più sul mio lavoro e sulla mia famiglia. Con la politica vorrei invece recuperare il rapporto che avevo alle origini, quello dello studio e dell’approfondimento, della riflessione, tornare un po’ alle origini. Credo che resterò in politica ma non più in prima linea”. Sempre nel Pd? “Quello del PD rimane un progetto valido. Ma se avrà un futuro dipenderà dai prossimi mesi e da come andrà il congresso. Se riusciremo a superare i nostri limiti…”.