Sono 466 milioni 682 mila e 788 euro le risorse che la Regione Emilia Romagna metterà a disposizione dell’Azienda sanitaria di Piacenza per il 2013. A stabilirlo sono le Linee di programmazione e il finanziamento delle aziende del servizio sanitario regionale per l’anno corrente, illustrate e approvate a maggioranza (contrari il Mov5stelle, mentre si sono astenuti Pdl e Lega Nord) dalla commissione regionale Politiche per la salute e politiche sociali, della quale è componente il consigliere regionale piacentino del Partito Democratico Marco Carini.
Rispetto all’assegnazione del 2012, pari a 479 milioni e 800mila euro, il calo dello stanziamento per il nostro territorio è pari a poco meno di 13 milioni. “Come ha sottolineato nella sua relazione – fa notare Carini – l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Carlo Lusenti, la programmazione del 2013 è fortemente condizionata dalla scarsità di risorse e dal quadro di pesante incertezza normativa a livello nazionale, legato alla mancata stipula del patto per la salute da parte del governo e all’assenza dei criteri certi di ripartizione dei fondi alle singole Regioni”. “Nonostante queste difficoltà – afferma Carini – l’Emilia Romagna tuttavia non ridurrà i servizi sanitari e gli standard delle prestazioni sul territorio piacentino: l’impatto dei tagli ai trasferimenti nazionali verrà mitigato infatti dall’intervento finanziario diretto della Regione e da una serie di azioni mirate: il recupero dell’efficienza, una parziale revisione tariffaria, la stipula di accordi integrativi regionali con le associazioni di categoria e la copertura parziale del turn over, mentre per i servizi di assistenza si prevede una copertura totale”.
“E’ importante rimarcare il fatto – conclude Carini – che la Regione Emilia Romagna è in grado di affrontare meglio di altri la situazione di grande incertezza che stiamo vivendo sulla spesa sanitaria, con la prospettiva di ulteriori riduzioni delle risorse dello Stato. Attraverso una riorganizzazione amministrativa e un ammodernamento tecnologico dei servizi che consente di riassorbire parte dei tagli, ma anche opponendosi ad una spending review generalizzata e non selettiva delle eccellenze sanitarie che si trovano sul nostro territorio”.