«Dopo un anno di cure da cavallo, considerate eccessive praticamente da tutti, Fondo Monetario Internazionale, BCE, Corte dei conti, Confindustria e sindacati, apprendiamo con una certa soddisfazione la notizia che Monti getti la spugna; persona rispettabilissima ma che ha introdotto, nel corso della sua esperienza di governo, una media di 1 miliardo di tasse in più al mese. Qualcuno si ostina ad affermare quanto sia stata necessaria la sua opera dimenticandosi però di dire che nel frattempo sono peggiorati tutti i fondamentali della nostra economia. Questo si che è un record».
Con queste parole Massimo Polledri, deputato della Lega Nord, partito oppostosi sin da subito all’esecutivo dei tecnici, commenta la decisione del Premier di lasciare dopo la legge di stabilità.
«La Lega – proseguue Polledri – dall’inizio ha rimarcato gli sbagli del governo, esortando i colleghi del PDL a staccare la spina. Ora verrebbe da dire che si sono mossi tardi ma, come si dice, meglio tardi che mai: non era possibile appoggiare un governo che ha imposto oltre 50 tasse vessando sempre di più le fasce deboli. Il paradosso è che siamo un popolo di formiche governato da uno Stato cicala che inghiotte il 50% del PIL: il federalismo era l’unica via d’uscita, peccato l’abbiano interrotto».
«Gli effetti della cura Monti si sono avvertiti ovunque, anche sul nostro territorio. A Piacenza ci sono oltre 45 mila famiglie: una su cinque non ce la fa ad arrivare a fine mese a causa dell’aumento dei prezzi e delle tariffe, un migliaio sono gli esodati, il livello di tassazione è decisamente aumentato e crescono le imprese in chiusura. La Camera di Commercio di Piacenza fa notare come le imprese attive siano sensibilmente diminuite, in particolare quelle giovanili del 5,9% nell’ultimo anno, colpite da un carico fiscale senza precedenti e dalla difficoltà di accedere al credito. Il prossimo governo – conclude il parlamentare del Carroccio – avrà due emergenze da affrontare: il lavoro e il fisco. Mi auguro per il bene dell’Italia che non sia guidato da Bersani e Vendola che in fatto di tasse non sono affatto rassicuranti».