Spumeggiante nello studio, colto, amante delle buone letture e del canto. Per giunta ricercatissimo dal gentil sesso, cui ha sempre contraccambiato l’attrazione servendosi della giusta dose di fascino. Chi lo conosce bene – anzi, molto bene – racconta così Pierluigi Bersani, vincitore delle primarie e da ieri candidato ufficiale alla presidenza del Consiglio dei ministri per il centrosinistra. Anzi, al suo profilo viene aggiunto un particolare non di poco conto, specialmente per chi lo vede solo in televisione: dietro quell’aria da bonaccione emiliano, dietro quell’aria da zio saggio che fa le cose per bene, dietro quell’aria rassicurante (“avete presente quando nei confronti si rivolgeva a Renzi con quel pretesco “Matteo…”) c’è in realtà un uomo dalla vena machiavellica. Sarebbe forse troppo irriguardoso definirlo un infallibile calcolatore, se mai possa passare per un difetto; più che altro uomo che dalle relazioni interpersonali è sempre stato in grado di trarre il massimo dei benefici. “In effetti – raccontano – provate a immaginarlo in smoking a una serata di gala. Fatto? Ecco. Ora provate a immaginarlo in un campo agricolo con jeans, canotta e falce (senza martello), magari tutto sudato. Fatto? Non via pare che calzi in entrambi gli ambienti. Sì, Bersani è uomo bravissimo ad adattarsi alle situazioni. E’ una qualità davvero non da poco”.
LE ORIGINI – Come tutti sanno, la scalata di Bersani inizia da Bettola, comune della Valnure dove è nato il 29 settembre del 1951. Suo padre Giuseppe era meccanico e benzinaio. La madre insegnante, maestra elementare, il fratello Mauro, poco più grande di Pierluigi, anch’egli appassionato di politica. Bersani era legatissimo alla madre, “un mammone – dice l’amico – anche se cercava in tutti i modi di non darlo a vedere. Quando però parlava di lei, gli si illuminavano gli occhi”. Una famiglia molto cattolica, moderata e conservatrice, ragione per la quale in futuro Bersani faticherà più del dovuto a far digerire l’impegno politico in un’area di sinistra. Già ai tempi delle scuole elementari e medie era un gran studioso. Gli interessava poco lo sport (ancora oggi è uno juventino molto tiepido), molto di più il canto. Aveva una bella voce e cantava nella chiesa di San Bernardino. Arrivano gli anni del liceo. Frequenta il classico al Gioia e tutte le mattine da Bettola prende la corriera e arriva in città. Siamo verso la fine degli anni Settanta. E’ lì che Bersani, pur essendo rimasto ai margini del Sessantotto, inizia ad avvicinarsi al mondo politico attraverso i movimenti studenteschi. Inizia a circolare in quegli ambienti il suo nome, ma non è ancora il decollo. Nel 1966, a soli 15 anni, a testimonianza di un’attenzione ai problemi sociali, con alcuni amici va a Firenze ad aiutare le popolazioni colpite dall’alluvione. Per il resto, in quegli anni di scuola, c’è sempre l’impegno parallelo in parrocchia. Finisce il liceo a pieni voti nel Settanta. Ed è qui che Pierluigi inizia a staccarsi da Bettola e da Piacenza.
GLI ANNI BOLOGNESI E IL RITORNO A BETTOLA – L’Università di Filosofia, frequentata a Bologna, è uno degli spartiacque della sua vita. Il capoluogo emiliano è una culla politica di sinistra, in quegli anni vive un fermento culturale notevole e Bersani inizia decisamente a fare sul serio. Non guarda al Pci, come fece qualche anno prima il fratello, bensì aderisce al piccolo nucleo di Avanguardia Operaia, movimento che idealmente si colloca ben più a sinistra del Pci. “Era quasi un troskista” rivela l’amico di lunga data. In quegli anni a Bologna si dedica alla militanza pura: volantini, manifestazioni, cortei. Sono gli anni della maturazione politica.
L’INGRESSO NEL PCI E LA MILITANZA – Nel 1973 la vita di Bersani svolta ancora: dopo la laurea, Pierluigi torna a Bettola, esce da Avanguardia Operaia e, sotto la spinta dell’amico taxista Baldo che aveva visto in questo ragazzo posato e riflessivo il tarlo della politica, si iscrive alla sezione del Pci di Bettola e intanto svolge il servizio militare come soldato semplice a Macomer. Nel 1974 Bersani si espone per la prima volta politicamente: lo fa in occasione del referendum in favore del divorzio ed è addirittura tra i fondatori di un comitato. Inizia la sua vera militanza nel Pci. Il ragazzo si fa notare e l’anno successivo i vertici del Pci piacentino gli propongono di candidarsi alle elezioni Provinciali. Lo fa personalmente l’allora consigliere regionale Carlo Berra. Bersani vorrebbe farlo, ma è perplesso: teme la reazione della famiglia e rifiuta la candidatura. Si candida invece in una lista civica alle elezioni di Bettola. E’ il primo passo di una scalata che in breve lo porta a ricoprire la carica di vicepresidente della comunità Montana e poi quella di presidente.
L’INIZIO DELLA “SCALATA” E L’AMICIZIA CON MIGLIAVACCA – Nel frattempo si va alle elezioni Politiche del 1976. Bersani ha solo 25 anni, ma ha iniziato decisamente a farsi notare. Tanto che nel congresso provinciale del partito, il neosegretario Romano Repetti annuncia di voler costituire una nuova segreteria. E’ lì che Bersani diventa funzionario di partito. Insieme a lui, c’è l’amico che ne ha seguito indissolubilmente e fino ad oggi la carriera politica: il fiorenzuolano Maurizio Migliavacca, attuale parlamentare del Pd e coordinatore della segreteria nazionale. Bersani e Migliavacca sono i due volti nuovi del Pci, frequentano a Reggio Emilia la scuola del partito per amministratori e cementano la loro amicizia. “Un sodalizio naturale c’era tra i due – racconta il testimone – un’empatia rimasta inalterata nel tempo”. Sono gli anni del cambiamento per il Pci: l’avvio della stagione Craxiana nel Psi ha imposto ai comunisti nuove sfide riformatrici. Anche il Pci piacentino raccoglie il segnale e prova a cambiare lasciando via libera alla generazione dei 30enni. Favorito anche dal passo indietro di Berra, nel 1980 Bersani viene Eletto consigliere regionale per la circoscrizione di Piacenza e assume incarichi di assessore in giunta dal 1980 fino al 1990 quando ne diventa vice presidente. Nel frattempo il Pci cambia pelle e Bersani con lui: entra prima nel Pds di Achille Occhetto e poi nella sua mutazione naturale, i Ds. Il 6 luglio 1993 è eletto presidente della Regione Emilia-Romagna. Nelle elezioni regionali dell’aprile 1995, le prime con l’indicazione diretta del presidente, Bersani viene eletto dal 54% dei cittadini che hanno votato la lista di centrosinistra “Progetto Democratico”. Dal gennaio al luglio del 1995 ricopre l’incarico di presidente di turno della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.
IL SALTO NEL GOVERNO E UNA FOLGORANTE CARRIERA – Bersani è ormai conosciuto e ben introdotto negli ambienti del Pci nazionale. A Bologna, già ai tempi dell’Università, aveva conosciuto Romano Prodi e all’interno del partito aderisce alla corrente di Massimo D’Alema E Valter Veltroni. Nel 1996 arriva la chiamata nel Governo Prodi I. Dal 18 maggio 1996 al 22 dicembre 1999 ricopre la carica di Ministro dell’Industria, del Commercio, dell’Artigianato e del Turismo nel Governo Prodi I. Dal 23 dicembre 1999 al 3 giugno 2001 ricopre la carica di Ministro dei Trasporti e della Navigazione. Alle elezioni politiche del 2001 viene eletto per la prima volta deputato nel collegio 30 Fidenza-Salsomaggiore. Alle elezioni europee del 2004 viene eletto parlamentare europeo nella circoscrizione nord-ovest.
NEL PRODI II, LE “LENZUOLATE” – Nel maggio 2006 Prodi vince nuovamente le elezioni e Bersani viene chiamato a ricoprire la carica di Ministro dello Sviluppo Economico nel Governo Prodi II. Il 4 luglio 2006 viene emanato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il primo decreto Bersani, convertito definitivamente in legge il 6 luglio 2006. Le tematiche del decreto, detto anche “decreto sulle liberalizzazioni” tocca molti settori, da quello del mercato, alla tutela dei consumatori e anche quello dell’evasione fiscale. Il 31 gennaio 2007 un secondo decreto, convertito in legge il 2 aprile 2007 amplia le liberalizzazioni e le tutele dei consumatori. Sono le cosiddette lenzuolate.
DAL PD A OGGI – Sono anni di svolta anche nel partito. Nasce il Pd Nel 2007 non si è candidato alle primarie del Partito Democratico, affermando che una sua candidatura contro Veltroni avrebbe disorientato una parte dell’elettorato. Lo fa invece nel 2009 incentrando la sua candidatura sull’esigenza di unire i valori cattolico-popolari con quelli del socialismo democratico e della socialdemocrazia. Diventa segretario del Pd in un momento storico in cui la politica è anche spettacolarizzazione. A contribuire alla notorietà di Bersani ci pensa anche il comico Maurizio Crozza che lo imita prendendo spunto dalle sue celebri metafore (“sono uno strumento per avvicinare un concetto alla mente delle persone, in maniera chiara e cristallina” ha dichiarato). Siamo ad oggi, 2012. Lo statuto prevede che il candidato alla carica di premier sia il segretario del partito. Ma Bersani va oltre e spinge l’assemblea del partito a modificare o statuto per permettere la celebrazione delle primarie. Lo sfidante principale è Matteo Renzi. Una competizione elettorale avvolta da polemiche sulle regole della partecipazione popolare. Bersani respinge ogni accusa e vince.