Dal conto on line le erano spariti 6.200 euro in due giorni. Aveva atteso invano il risarcimento della banca, come promesso, poi aveva denunciato il fatto e i carabinieri avevano identificato un piacentino come l’autore del colpo, accusandolo di frode informatica. Nell’udienza di oggi, però, l’accusa per l’uomo è cambiata trasformandosi nel più grave riciclaggio.
La vicenda era avvenuta nel 2006, quando una siciliana, di Acireale, si era accorta che dal suo conto, in due giorni erano stati fatti bonifici a nome del piacentino per 3mila e 3.200 euro. Le indagini della procura di Catania avevano accertato, scoprendo gli Ip cioè gli identificativi di ogni computer, che gli ordini di trasferimento di denaro alla banca (Unicredit di Acireale) erano partiti dal sito del Politecnico di Bari e da un privato di Jesi. Con probabilità, l’opera di un hacker. Il denaro, però, era stato ritirato a Piacenza. La donna, anch’essa siciliana, aveva poi bloccato il conto, ma troppo tardi. L’istituto di credito, ha detto oggi la donna in aula al giudice Adele Savastano, pubblico ministero Ornella Chicca, aveva promesso il reintegro delle somme. Dopo un anno, però, la banca la informava che non avrebbe avuto alcun risarcimento. L’avvocato di parte civile, Dario Fina (Catania) ha chiesto al giudice di riformulare l’accusa ipotizzando il riciclaggio. Il giudice ha così restituito gli atti alla procura chiedendo di indagare per riciclaggio il piacentino, difeso dall’avvocato Bruna Peruzzi, di Bologna.